LA CAMBOGIA: DA COLONIA A STATO INDIPENDENTE
1.1. Le origini
Seconda la leggenda:
La Cambogia nacque dall'Unione di una principessa con uno straniero. Costui era un brahmino indiano di nome Kaundinya, mentre la principessa era figlia di un Re naga (uomo serpente) che regnava in un territorio paludoso. Un giorno, vedendo passare Kaundinya su una barca, la principessa gli andò incontro su un'altra imbarcazione per dargli il benvenuto. Con il suo arco magico Kaundinya scoccò una freccia che colpì la barca della principessa e costrinse la ragazza, molto spaventata ad accettare di sposarlo per essere tratta in salvo. Come dote il padre offrì a Kaundinya la propria terra dopo aver bevuto tutte le acque per prosciugarla. Il nuovo regno venne chiamato Kambuja.[1]
1.1.1 Lo splendore e il buio
Il primo Regno della Cambogia risale al primo decennio d.C., con l'instaurazione del Regno del Funan, dall'antica parola Khmer bnam, montagna, col cui nacque il commercio, dimostrato dal ritrovamento presso il delta del Mekong, vicino all'attuale città di Angor Borei, di monete romane e gioielli indiani risalenti all'era cristiana[2]. Si sviluppò la coltivazione del riso e grazie a questa i primi villaggi. L'impero terminò nel 630 quando fu deposto l'ultimo Re, Rudavarman, e fu annesso a quello del Chenla.
Il Regno del Chenla durò circa due secoli, dal 630 all'802, durante il quale la Cambogia rafforzò il commercio con l'India, si rinnovarono le tecniche agricole per la produzione del riso. Molto probabilmente terminò a causa delle lotte tra le due fazioni che lo componeva: i Chenla d'Acqua, che controllavano la zona del delta del Mekong, nelle zone tra Angkor Borei e Takeo, e i Chenla di Terra nella zona tra il medio e Mekong e il nord est del Dang Rek.[3]
Nell'802 nacque, secondo le iscrizioni su pietra ritrovate presso la città di Sdok Kam Thom, ora nella provincia di Isan nell'attuale Thailandia, l'Impero Khmer con il quale la Cambogia conobbe il suo massimo splendore. Fu il suo fondatore, Jayarman II a spostare il centro dell'impero nel tempio di Angkor, ancora oggi uno dei più spettacolari siti archeologici al mondo.
Scrisse Tiziano Terzani:
Angkor, uno di quei pochi, straordinari luoghi del mondo dinanzi ai quali ci si sente orgogliosi d'essere membri della razza umana; uno di quei posti dove la grandezza è in ogni pietra, in ogni albero, in ogni boccata d'aria che si respira.[4]
Con l'impero si sviluppò l'agricoltura grazie all'introduzione delle dighe e altre tecniche agricole, si espanse il commercio grazie il quale i Khmer fecero delle conquiste pacifiche nei territori oltre il delta del Mekong e nell'attuale Thailandia, e crearono un codice legislativo e un sistema di tassazione legato alla ricchezza della persona. L'impero vide la fine nel 1432, quando i successori al trono, in preda al furore iconoclasta distrussero i monumenti eretti dai predecessori, invece di costruirne dei nuovi, scatenando tafferugli, spesso culminati in guerra civile, dalla quale seppero approfittarne i Thai, che per sfuggire ai mongoli, s'insediarono nel tempio, riuscendo un po' alla volta a ottenerne il controllo dopo continui saccheggiamenti[5].
Dal 1434 la Cambogia divenne terra di conquista, oltre che dei siamesi, anche dei vietnamiti, che smembrarono lo Stato e imposero la loro cultura fino all'arrivo dei francesi; iniziarono quelli che furono chiamati “i secoli bui della Cambogia”, caratterizzati da continua invasione thailandese e vietnamita e arretratezza economica e culturale, che dureranno fino al 1863.
1.1.2 Il protettorato francese
Il Regno di Cambogia durante “i secoli bui” era diventato uno stato satellite del Regno del Siam, perdendo le provincie occidentali tra cui Angkor ed era minacciato a est dalla dinastia vietnamita Nguyen. Dopo l’arrivo dei francesi nel 1663, che istituirono la loro prima colonia in Cocincina, saccheggiamenti e lo smembramento delle Stato dei khmer continuarono, e per questo motivo, il Re di Cambogia Norodom chiese protezione francese a Pierre - Paul de La Grandière.
I due, il 5 luglio 1863 firmarono un trattato in cui il Re riconobbe il protettorato francese in Cambogia, che assieme al protettorato del Laos, Tonchino Annam e Cocincina[6] andava a formare l’Indocina francese .
In base al trattato la monarchia non fu abolita, ma il potere passò in grossa parte nelle mani dei francesi, che spostarono la capitale da Oudong a Phnom Penh, città in cui fu mandato in semi-esilio Norodom. I francesi divennero responsabili delle relazioni estere e commerciali della Cambogia, la quale in cambio otteneva la protezione militare. Nel 1884 il governatore della Concincina, Antoine Thomson tentò di rovesciare la monarchia per stabilire il controllo totale della Francia sulla Cambogia, ma fu neutralizzato da Si Votha, fratellastro di Norodom e pretendente al trono.
Nel 1896 la Francia e l'impero britannico, che controllava la Birmania e la Malesia, firmarono un accordo sulla spartizione degli interessi in Indocina. In conformità a tale accordo, il Regno del Siam dovette cedere la provincia di Angkor alla Cambogia e fu riconosciuto il controllo francese sul Vietnam. Nel 1897 al Re cambogiano fu tolto il diritto di riscuotere i contributi e venne pian piano confinato a un ruolo puramente simbolico.
Alla morte di Norodom, nel 1904, i francesi scelsero come suo successore Sisowath e non i figli del defunto poiché era meno ostile nei loro confronti e questo avrebbe permesso di ampliare il loro dominio nelle province a nord della Cambogia di Battambang o Batt Dambang, Preah Vihear e Siem Reap o Siem Reab, per diventare stato egemone in Indocina.
Nel frattempo in Vietnam erano scoppiati dei movimenti anti-francesi per la liberazione dello stato, mentre in Cambogia questi si svegliarono molto più tardi, solo quando Son Ngoc Thanh, dal quotidiano Nagara Vatta cominciò a risvegliare il patriottismo cambogiano.[7]
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la nascita del governo di Pètain Vichy, con la conseguente caduta della Francia a vantaggio della Germania, nel luglio 1940 la Cambogia passò sotto il controllo del Giappone, alleato tedesco.
Nel 1941 la Thailandia, complice la debolezza francese, invase le province cambogiane confinanti di Battambang, Sisophan e Siem Reap. Dopo i negoziati di Tokio della primavera il Giappone concesse al governo thai i territori disputati, lasciando alla Cambogia il Siem Reap e l'Angkor Wat. Nello stesso anno, a Bokor morì il Re Sisowath Movivong, e il generale pètainista scelse come successore il diciottenne Norodom Sihanouk.[8]
Da quegli anni il Nagara Vatta, un quotidiano Khmer assunse un comportamento anti-colonialista e anti-vietnamita. Il suo fondatore, Son Ngoc Thanh vedeva nel Giappone la possibilità di disfarsi dell'imperialismo francese.
Il giornale Nagara Vatta, fondato nel 1936 e pubblicato dall'Istituto buddhista, era la voce del rinascimento intellettuale Khmer. La parola "Nagara Vatta" significa "Regno del Tempio" in sanscrito, ed è un gioco di parole con "Angkor Wat", che significa la stessa cosa in lingua Khmer.[9]
Il 18 luglio 1942 le autorità francesi, senza il consenso della gerarchia buddhista, arrestarono due monaci ritenuti sovversivi, facendo scattare la "rivolta degli ombrelli"[10] organizzata dal direttore del Nagara Vatta, Pach Chhoen e da Buchan Mol, che fu arrestato assieme a molti manifestanti e incarcerato nell'isola carcere di Poulo Condor, mentre Son Ngoc Thanh scappò prima in Thailandia e poi in Giappone fino al 1945.
Il Giappone cominciò a perdere troppo terreno all'interno del sud-est asiatico e il 9 marzo 1945, forte del fatto che ormai il governo di Vichy non esisteva più, con un attacco lampo s'impossessò dell'Indocina.[11]
Visto il crollo improvviso del governo francese e su iniziativa giapponese, il Re Norodom Sihanouk proclamò l'indipendenza della Cambogia. In aprile tornò dall'esilio Son Ngoc Thanh e il Re fu costretto dai giapponesi a nominarlo prima Ministro degli Esteri e poi Primo Ministro, dovette anche far scarcerare Buchan Mol, nominandolo consigliere del governo assieme al nipote Thiounn Mumm.[12]
1.3 La Cambogia dopo la Seconda Guerra Mondiale
Fino a ottobre i britannici bombardarono Phnom Penh, per stanare le truppe giapponesi, ma dopo la sconfitta nella guerra, Giappone e Germania persero ogni potere in Cambogia, ritornata sotto il dominio francese. Gli inglesi entrarono a Phnom Penh, arrestando Son Ngoc Thanh e consegnandolo ai francesi, che lo trasferirono in Francia, prima all'ergastolo poi ai domiciliari.
Il 5 ottobre cominciò la seconda invasione francese in Cambogia allo scopo di rioccupare il Vietnam. Per fronteggiare i vietnamiti, i transalpini dovettero aspettare i rinforzi e, per prendere tempo, il 7 gennaio 1946 stipularono con il Re un modus vivendi, col quale gli europei dettero la piena indipendenza alla Cambogia.
Dopo l'arresto di Son Ngoc Thanh, i suoi seguaci si erano nascosti in Thailandia e Vietnam alleandosi con i Khmer Issarak, il movimento dei Khmer combattenti per la libertà nazionalista, fondato nel 1945 da combattenti cambogiani in esilio guidati da Pok Khum, zio di Buchan Mol, che trovarono rifugio e supporto economico in Thailandia. Aveva l’obiettivo, una volta aver reclutato personale e educato militarmente, di rovesciare il protettorato francese. [13]
1.4 Le prime elezioni
Nella seconda metà degli anni Quaranta Norodom Sihanouk pretese, secondo i limiti del modus vivendi, di liberalizzare il sistema politico cambogiano, dotandolo del testo di una Costituzione, approvata da un'assemblea consultiva eletta a suffragio maschile e arrivare alla nascita dei partiti politici. Norodom Sihanouk, in calo di popolarità dopo l'arresto di Son Ngoc Thanh, aveva bisogno di apparire come un Re moderno e di far riemergere la sua immagine, dando al suo popolo il diritto di partecipare alla vita politica.
Il primo settembre del 1946 si tennero le prime elezioni. Queste si svolsero in un'atmosfera pacifica, vinse il Krom Prachéathipatei, il Partito Democratico, al quale andarono cinquanta seggi; quattro andarono ai liberali e tre agli indipendentisti[14]. Sisowath Yuthevong, leader del partito vincitore, fu eletto Primo Ministro, però la tubercolosi pose fine alla sua vita dopo solo sei mesi dall'insediamento e fu sostituito da Chea Vam.
Nel novembre 1948, dopo continui attriti tra il Partito Democratico e Norodom Sihanouk, un gruppo di studenti capeggiati da Ping Sây, Ieng Sary e Rath Samoeun, organizzò una manifestazione di piazza che portò a duri scontri e centinaia di arresti. A questa manifestazione seguì uno sciopero degli studenti e una delegazione con a capo Ieng Sary chiese udienza al Re per il rilascio dei manifestanti, cosa che avvenne dopo una settimana. A Ieng Sary, durante una visita nella biblioteca di Entravong, fratello del defunto Yuthevong. andò tra le mani "Il Manifesto del Partito Comunista". Il comunismo era argomento tabù all'epoca, tanto da non essere insegnato nelle scuole ma grazie alla fornita e innovativa biblioteca di Entravong, la sua ultima lettura sarà fondamentale per la fede politica che coltivò a Parigi.[15]
Mentre il Partito Democratico sfidava Sihanouk, in Cocincina erano scoppiati scontri armati tra i francesi e nazionalisti e comunisti locali sotto il controllo di Lê Duẩn, leader del movimento Nam Bộ, fazione meridionale del Đông Dương Cộng Sản đảng (Partito Comunista Indocinese, PCI) di Hồ Chí Minh[16].
Hồ Chí Minh a Hanoi fece trattare il suo assistente Lê Ðức Thọ[17] con la Francia nel tentativo di prendere tempo per organizzarsi e una volta riuscito nel suo intento, all'inizio del 1946, assieme a ventottomila Việt Minh si spostò nella giungla per attaccare l’invasore. Iniziò la Prima Guerra di Indocina.
1.4.1 I Việt Minh e la Cambogia
Việt Nam Độc lập Đồng minh Hội o più semplicemente Việt Minh era la Lega per l'indipendenza del Vietnam, nata nel 1941 come forza di resistenza e fu la sola a opporsi al Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo la nascita del Governo di Vicky e in quel periodo riceveva aiuti economici dagli Stati Uniti. Il suo fondatore, Hồ Chí Minh, aveva come obiettivo la liberazione dai giapponesi e una volta finita la guerra, la cacciata dei francesi dal Vietnam e dall'Indocina, cosa che parzialmente gli riuscì con “la rivoluzione d'agosto” con cui liberò gran parte del territorio del Vietnam del Nord.[18]
I Việt Minh ottenevano le armi dal mercato nero thailandese di Bangkok ed era quindi necessario attraversare la Cambogia, o via terra o via mare. La necessità di rendere sicure queste rotte di traffico d'armi aveva dato alla Cambogia un'importanza strategica vitale, tanto che il generale Việt Minh, Võ Nguyên Giáp volle che la terra dei Khmer diventasse una zona di supporto logistico attraverso i Khmer Issarak non comunisti appoggiati dai thailandesi, i quali dovevano reclutare i trecentomila vietnamiti che abitavano in Cambogia.[19]
I Việt Minh arruolarono Son Ngoc Minh[20], d’origine vietnamita, che per due anni si preoccupò di fornire uomini e armi all'esercito di Hồ Chí Minh. Nel 1948 i vietnamiti decisero di dare maggior spessore al nascente movimento cambogiano, suddividendo la nazione in quattro zone: a Son Ngoc Minh andò il controllo della zona sud-ovest, a Dap Chhuon quella nord-ovest, a Keo Moni la zona sud-est, mentre la zona nord-est fu trascurata poiché poco abitata e la presenza francese era scarsa.
I dirigenti Khmer nelle zone d'influenza non potevano decidere nulla senza l'avvallo vietnamita, risollevando così gli antichi odi; i cambogiani cominciarono delle rivolte contro il controllo Việt Minh e alla fine degli anni Quaranta, complice la diserzione di alcuni generali, tra cui quella di Dap Chhuon che si riallineò al Re Sihanouk , i vietnamiti controllavano solo venticinquemila cambogiani. Nemmeno il tentativo ideologico di Hồ Chí Minh fece presa sul popolo Khmer che, a differenza dei confinanti laotiani, era poco interessato ad abbandonare l'ideologica buddhista theravada a vantaggio del comunismo e del marxismo.[21]
1.5 La nascita della Repubblica Popolare Cinese
Dopo la guerra tra il Kuomintang (Partito di Centro Destra) e lo Zhōngguó Gòngchǎndǎng (Partito Comunista Cinese), durata tre anni e vinta dai comunisti, il primo ottobre 1949 nacque la Repubblica Popolare Cinese[22] di Mao Tse-tung e una delle sue prime mosse a livello internazionale fu quella di riconoscere, il 18 gennaio 1950, il regime di Hồ Chí Minh nel Vietnam del Nord, seconda fu l’URSS. Stati Uniti e Gran Bretagna risposero riconoscendo la Cambogia, Vietnam del Sud e Laos come "Stati associati dell'Union Français", cercando e ottenendo l'annessione anche della Thailandia. Si era creata una sorta di guerra fredda, ma l'equilibrio si ruppe il 25 giugno 1950 con lo scoppio della guerra di Corea, in cui Stati Uniti e Gran Bretagna si schierano con il Sud, URSS, Cina e alleati comunisti indocinesi col Nord.[23]
Nel marzo del 1950 Võ Nguyên Giáp fu nominato capo di un commando speciale per la gestione degli affari laotiani e cambogiani visto il fondamentale ruolo strategico che i due paesi avevano nella regione indocinese. Trvong Chinh, segretario del PCI, dichiarò che l'indipendenza del Vietnam si sarebbe raggiunta con l'indipendenza di Laos e Cambogia, ma il vero obiettivo era la formazione di uno Stato su modello cinese composto dai tre stati.
Come risposta agli "Stati Associati", i dirigenti vietnamiti decisero la costruzione di due "Contro-Stati Rivoluzionari": il Pathet Lao (nazione laotiana), nato dall’azione del movimento Lao Issara (Laos Libero) che appoggiando i Việt Minh, cacciarono i francesi e instaurarono un regime marxista[24], e il Konor Khmer (Terra Khmer o Khmerland).
A Hatien, paese a Sud del Vietnam, a pochi chilometri dalla frontiera con la Cambogia il 12 marzo 1950 si riunirono per dieci giorni i delegati del PCI Lê Duẩn e Lê Ðức Thọ assieme ai futuri capi della rivoluzione cambogiana, e il sostituto di Võ Nguyên Giáp, Nguyen Thahn Son. Furono decisi i quattro punti chiave per avviare la rivolta in terra Khmer: innanzitutto, vista la mancanza di un proletariato, la rivoluzione doveva partire dai contadini, si sarebbe dovuto poi addestrare dei quadri cambogiani per indottrinare le masse e ottenerne l’appoggio per la creazione di un organo militare; in terzo luogo per ottenere il consenso si doveva passare attraverso i monaci buddhisti che avevano all'interno dello Stato un'enorme influenza e infine, anche se cosa più delicata, i concetti tipici della lotta comunista dovevano essere amalgamati al contesto cambogiano, non si doveva quindi attaccare la monarchia ma anzi far passare l'idea che si voleva liberare il sovrano dal nemico francese.
Un mese dopo a Hongdan, sempre in Vietnam del Sud, duecento delegati Khmer, tra cui cento monaci, definirono i tratti del Konor Khmer, la bandiera, una stilizzazione dell'Angor Wat di colore rosso su sfondo giallo, un nuovo inno e si nominò come capo del governo rivoluzionare e Presidente Son Ngoc Thahn. Il suo gabinetto era formato da Tou Samouth, capo del fronte rivoluzionario Khmer, e Sieu Heng, capo Issarak del nord-ovest. In maggio il governo rivoluzionario dichiarò l'indipendenza dello stato. Per la nascita del Kanakpak Pracheachon Kâmpuchéa (Partito Rivoluzionario del Popolo del Khmerland, PRPK), un partito comunista si dovette attendere il 5 agosto 1951. Tuttavia questo non fu mai dichiarato un partito comunista ma proto-comunista.[25]
Lo statuto del PRPK recitava:
Anche se Vietnam, Laos e Cambogia hanno un nemico comune - il colonialismo francese [...] missione della rivoluzione vietnamita è liberare la nazione, sviluppare la democrazia e stabilire il socialismo [...] Quella della rivoluzione laotiana e cambogiana è liberare la nazione e costituire un governo anti-imperialista.[26]
Nello stesso anno fu sciolto il Partito Comunista Indocinese, che si trasformò in Đảng Cộng sản Việt Nam, cioè il Partito Vietnamita del Lavoro, PVL.
Il ritardo nella creazione del PRPK era dovuto alla mancanza di quadri qualificati: ci vollero tre anni per educare gli studenti presso le scuole nel Vietnam. Un po' alla volta i distretti cambogiani sotto il controllo comunista diventarono dei sistemi di amministrazione locale in cui erano rappresentati tutti i livelli sociali (vi era il fronte femminile, quello contadino, operaio e giovanile) divisi nei comitati di liberazione, militare ed economico. Tuttavia le zone liberate dai francesi erano ancora la minoranza e per di più il governo popolare cambogiano era debole al punto che il Presidente, per due anni dovette vivere fuori la nazione e sottostare alla volontà dei vietnamiti.
I cambogiani comunque erano restii a muoversi per l'indipendenza e, nonostante gli sforzi fatti dai vietnamiti, sembrava che dell'autonomia ai Khmer importasse poco o nulla.
1.6 Il ritorno di Son Ngoc Thanh
A ottobre del 1951 Sihanouk annullò l'esilio forzato in Francia di Son Ngoc Thanh. Lo stesso Re gli promise degli incarichi governativi ma questo rifiutò per partire per un giro nelle provincie del paese nella speranza di accrescere la popolarità prima di chiedere il potere.[27]
Nelle province andava dicendo che si doveva puntare all'indipendenza e che questa non era possibile fin quando vi fosse la presenza della Francia e del suo esercito nel paese.[28]
In una visita a Siem Reap alluse a una conciliazione con i Việt Minh affermando che gli atti di pirateria fatti dagli stessi, essendo miranti all'indipendenza, potevano essere tollerati. Ai discorsi di Son Ngoc Thanh si presentavano anche gli americani, ufficialmente per regolare i microfoni, cosa che non andava bene ai francesi, che cominciarono a vietare delle sue manifestazioni a Phnom Penh, scatenando una serie di rivolte.
Cominciò a circolare la voce che gli americani vedessero in Son Ngoc Thanh un valido sostituito di Sihanouk e cominciò un periodo di crisi per il Re e i francesi. Il 4 giugno al Consiglio del Trono il Re dichiarò che, se non si fosse arrivati a una soluzione rapida e radicale della situazione, questa sarebbe sfociata nell'anarchia e nella rivolta. Questa sua uscita dal suo ruolo istituzionale causò una serie di reazioni: la destra cambogiana premette per lo scioglimento dell'assemblea nazionale, e che il ruolo di capo del governo fosse preso direttamente dal Re.
L'otto giugno la situazione precipitò: una nuova voce si era sparsa in Cambogia sull’imminente marcia verso Phnom Penh del comandante dell'esercito reale a Siem Reap, Dap Chhon, per scacciare i democratici dal potere. Nelle stesse ore furono arrestati esponenti della destra tra cui Lon Nol e Yen Sambraue, nelle abitazioni dei quali furono trovate casse di bombe. Sihanouk ricevette il comandante francese Jean Risterucci, con il quale accordò una serie di decreti che il giorno seguente lo avrebbero portato al governo. Da quel giorno furono vietate riunioni politiche.[29]
1.7 L'indipendenza della Cambogia
Col pretesto di recarsi in Francia per curarsi e prendersi un periodo di riposo, nel marzo 1953 Sihanouk arrivò a Parigi con la pretesa dell'indipendenza della Cambogia. Il generale De Langlande, a capo della diplomazia a Phnom Penh, riferì in anticipo a Parigi il piano che prevedeva l'ottenimento del controllo completo in campo militare dell’esercito cambogiano e l'abolizione dei privilegi di extraterritorialità per gli stranieri; la cosa fece irritare i francesi ma nulla di tutto ciò fu concesso. Il malumore aumentò quando il monarca di ritorno in patria deviò per Washington, per incontrare il segretario di stato dell'amministrazione Eisenhower, John Foster Dulles. Nel colloquio Sihanouk chiese l'indipendenza dai francesi, perché solo questa era la via per portare la democrazia in tutta l'Indocina ma Dulles rispose seccamente:
Sconfiggete il comunismo nella vostra area! Allora premeremo sulla Francia per cio che è necessario! Finché i nostri nemici comuni, i Việt Minh, non saranno schiacciati [...] non dobbiamo fare niente per scoraggiare i francesi.[30]
In un'intervista al New York Times il 19 aprile 1953, a una domanda sulla minaccia comunista, il Re rispose che senza l'indipendenza della Cambogia, il popolo si sarebbe stancato, arrivando a rovesciare la monarchia e appoggiare Hồ Chí Minh. Questa dichiarazione fece tremare la Francia, la quale per un momento aprì un dialogo per trattare l'indipendenza, che interruppe subito quando il Re insistette nuovamente sul trasferimento completo dei poteri militari.[31]
Dopo il ritorno dalle missioni fiasco di Parigi e Washington, il 6 giugno 1953, Sihanouk decise di abbondare simbolicamente Phnom Penh per allontanarsi dalle autorità coloniali e si trasferì a Siem Reap. I francesi sospettarono che qui il Re stesse segretamente tramando con i Việt Minh e i Khmer Serei, il gruppo armato anti comunista e anti monarchico di Son Ngoc Thanh, mentre in realtà stava facendo solo confusione.
In un promemoria durante un viaggio a Bangkok, Sihanouk chiese a USA e Gran Bretagna di esaminare per un momento il problema della Cambogia dal punto di vista Khmer e non da quello francese perché il popolo non aveva paura della schiavitù del comunismo ma della schiavitù francese perché la conosce da sempre. Si chiedeva se la Francia potesse, senza l'appoggio della popolazione Khmer, sconfiggere il comunismo e cominciò a parlare d'indipendenza in modo più ampio, rivolgendosi alla popolazione con proclami minacciosi per la Francia. Cosi facendo tutti i leader Khmer non comunisti, meno che Chantarain Set, Savangs Vongs e i Khmer Serei di Son Ngoc Thanh, sposarono la causa del Re.[32]
Risterucci notò, che ancor prima di partire per Bangkok, Sihanouk aveva cominciato ad arringare la popolazione verso l'indipendenza e aveva annunciato la chiusura totale del dialogo con i francesi fino all'ottenimento di questa.
Il 26 giugno due ordini buddhisti proclamarono la guerra santa e i reparti dell'esercito Khmer cominciarono a ribellarsi all'esercito francese. Due giorni più tardi, dopo che Peen Nouth, Primo Ministro, accusò la Francia di volere far guerra alla Cambogia, il Re proclamò la mobilitazione nazionale per l'indipendenza Khmer. Cominciarono una serie di attentati contro gli avamposti francesi che causeranno ventiquattro morti tra gli europei.
Quest'avanzata indipendentista e la sua scia di morte obbligarono l'appena insediato Presidente del Consiglio[33] francese Joseph Laniel ad accettare le condizioni di Norodom Sihanouk: il 17 ottobre Parigi annunciò il trasferimento completo dei poteri ai cambogiani.
1.8 La reazione dei Việt Minh
Dopo la crociata reale di Norodom Sihanouk, i Việt Minh furono costretti a cambiare tattica e atteggiamento nei confronti del Re. La situazione paradossale che si venne a creare può essere così riassunta: il sovrano cercava di accattivarsi gli insorti, i francesi cercavano di scoraggiare il Re a far fronte comune con i comunisti e i Việt Minh tentarono di impedire ai ribelli Khmer di far fronte comune con Norodom Sihanouk. La nuova strategia di Hanoi e Pechino in un primo momento prevedeva di mettere in giro le voci che il Re fosse stato imbrogliato dai francesi ma, capendo che era una tesi difficilmente credibile, nel giornale vietnamita Nhân Dân (Il Popolo) cominciò una propaganda diffamatoria su Norodom Sihanouk, il quale fu definito “il fantoccio nelle mani degli imperialisti mondiali al quale interessava solamente gli aiuti americani”.[34]
I ribelli Việt Minh Khmer, come furono chiamati in modo dispregiativo da Norodom Sihanouk, una corrente di sinistra all'interno dei Khmer Issarak a nord-ovest, calcarono la mano dicendo ai contadini che il Re stava mobilitando il popolo per aiutare i francesi.
Dopo queste dichiarazioni l'esercito cambogiano, fino a quel momento rimasto inerme, si schierò con Norodom Sihanouk, sferrando attacchi ai ribelli a Kompong Speu, Svat Rieng e Kampot, al termine dei quali anche i Khmer Issarak di Chantarain Set e Savangs Vongs si allearono con il Re. L'unica fazione non comunista che non si alleò ancora con Norodom Sihanouk era quella dei Khmer Serei.
Võ Nguyên Giáp inviò un contingente di undicimila soldati Việt Minh Khmer e laotiani a est del Mekong e l'esercito francese si allertò per un possibile attacco vietnamita contro la Cambogia.[35]
Attacco minacciato su vasta scala dallo stesso Võ Nguyên Giáp, che in realtà non ci fu mai; ci fu una serie di attacchi contro le forze alleate cambogiane che, causarono morti e la perdita del controllo nei distretti di Voensai, Siempang e Bokeo e di molte provincie cambogiane. Crescenti furono anche malcontenti nell'esercito reale; un esempio fu l'attentato del 12 aprile, vigilia del capodanno Khmer, giorno in cui i vietnamiti fecero un attentato nel Battambang contro un treno, che scatenò la disgregazione e l'ammutinamento dell'esercito cambogiano. Tuttavia non vi fu l'affondo finale dei Việt Minh, poiché il loro obiettivo era di creare allarme nei francesi per distoglierne l'attenzione dall'attacco finale di Ðiện Biên Phủ. A questo punto i Việt Minh avevano un vasto controllo del territorio cambogiano.
1.8.1. L'attacco finale di Ðiện Biên Phủ
A Ðiện Biên Phủ, paese del Vietnam del Nord al confine col Laos, i francesi spostarono un loro reparto armato per attirare in uno scontro a fuoco i comunisti, ma le cose non andarono secondo il piano stabilito; il 13 marzo 1954 i Việt Minh accerchiarono Ðiện Biên Phủ attraverso l'utilizzo dell'artiglieria fornita dai cinesi e causarono grossi danni ai francesi, in termine di morti e prigionieri, i quali ormai consapevoli che l'avanzata Việt Minh poteva solo far aumentare le perdite, su consiglio sovietico, accettarono di intavolare un trattato di pace, che si svolse a Ginevra nel mese d'aprile.[36]
1.8.2 La conferenza di Ginevra
Con la conferenza di Ginevra fu ufficializzata la nascita dei due stati vietnamiti: Việt Nam Dân Chủ Cộng HòaIl, la Repubblica Democratica del Vietnam o Vietnam del Nord, uno stato d’influenza cinese e sovietica, e il Việt Nam Cộng Hòa o Vietnam del Sud, filo-occidentale.
I Việt Minh Khmer, che controllavano il quaranta per cento del territorio cambogiano, vollero sedersi anche loro a Ginevra, ma gli Stati Uniti non accettarono; si sedette invece Norodom Sihanouk, che “a tavolino si riprese quello che aveva ceduto in battaglia”.[37]
Il Primo Ministro del Vietnam del Nord, Phạm Văn Đồng, con l'avvallo sovietico, voleva che la Cambogia avesse due zone di raggruppamento formate da Khmer comunisti, a nord e a est, ma il Re rispose negativamente alla proposta. L'unica concessione che fece fu quella di permettere agli insorti che non volevamo arrendersi di accompagnare le forze Việt Minh dentro i confini del Vietnam del Nord.
L'armistizio entrò in vigore il 7 agosto, la commissione di controllo formata da personale indiano, canadese e polacco, incaricata dalla conferenza cominciò i lavori cinque giorni dopo, ma i colloqui con i Việt Minh Khmer si arenarono subito, formalmente per questioni procedurali, ma che in realtà fu un modo per permettere di nascondere le armi per il giorno della ripresa degli attacchi e per decidere tra i leader Khmer quali dovevano restare in Cambogia e quali dovevano trasferirsi in Vietnam del Nord.
Il trasferimento terminò il 18 ottobre 1954. Tra i Khmer che lasciarono la Cambogia, ci furono Tou Samouth, Rath Samoeun e Yun Soen, i quali arrivati a Hanoi ricevettero il benvenuto da Son Ngoc Minh e l'avvertimento che per i prossimi due anni sarebbero stati sottoposti ad un duro addestramento politico.
Tra chi rimase in Cambogia, c'era anche Saloth Sâr.
A questo punto bisogna fare qualche passo indietro per conoscere Saloth Sâr e i giovani cambogiani.
[1] N. Ray, G. Bloom e D. Robinson (a cura di), Cambogia, Torino, EDT srl 2011, p. 20.
[2] D. Chandler, A History of Cambodia, Gussinon, Western Press 2008, pp. 17-20.
[3] J. Boisselier, Il sud-est asiatico, Torino, UTET 1986, p. 165.
[4] T. Terzani, Fantasmi Dispacci dalla Cambogia, Milano, Longanesi 2008, p. 360.
[5] N. Ray, G. Bloom e D. Robinson (a cura di), Cambogia, cit., p. 24.
[6] Tonchino Annam e Cocincina sono tre regioni nell’attuale Vietnam, rispettivamente nella parte settentrionale, centrale e meridionale dello Stato.
[7] J. Corfield, The History of Cambodia, Santa Barbara, ABC CLIO 2009, pp. 23-36.
[8] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p. 51.
[9] Cambodian View <http://www.cambodianview.com/buddhist-history2.htm>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[10] Fu detta la rivolta degli ombrelli perché alla gendarmeria francese che colpiva con gli sfollagente, i rivoltosi, per più della metà monaci, risposero con gli ombrelli. Fu anche la prima sommossa anti-francese in Cambogia.
[11] W. Burchett, La Guerra di Popolo Dell' Indocina, Milano, Jaka Book 1970, p. 13.
[12] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 53-54.
[13] Ivi, p. 58.
[14] V. Thompson e R. Adloff, (a cura di), Minority Problems in Southeast Asia, Santa Clara, Stanford University Press 1983, p. 178.
[15] P. Short, Pol Pot, cit., p. 61.
[16] Vero nome era Nguyễn Sinh Cung.
[17] Vero nome era Phan Đình Khải.
[18] N. Ray, Y. M. Balasingamchow e I. Stewart (a cura di), Vietman, Torino, EDT 2003, pp. 26-27.
[19] P. Short, Pol Pot, cit., p. 62.
[20] Vero nome era Pham Van Hua. Lo pseudonimo fu scelto per assonanza con il nome del rivale di Sinanouk, Son Ngoc Thann.
[21] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 63-66.
[22] D. Harper, Cina, Torino, EDT 2012, p. 40.
[23] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 72-80.
[24] A. Burke e J. Vaisutis (a cura di), Laos, Torino, EDT 2012, p. 29.
[25] P. Short, Pol Pot, cit., p. 81.
[26] Ibidem.
[27] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 107-108.
[28] G. Kahin, Southeast Asia: A Testament, New York , Taylor & Francis e-library 2005, p. 254.
[29] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 108-111.
[30] N. Sihanouk , La mia guerra contro la CIA, Milano, Jaka Book 1972, p. 179.
[31] Ivi, p. 183.
[32] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 128-130.
[33] Durante la Quatrième République (1946-1958) il potere esecutivo era conferito al Presidente del Consiglio, mentre il Presidente della Repubblica aveva ancora un ruolo rappresentativo.
[34] P. Short, Pol Pot, cit., p. 140.
[35] Ivi, p. 141.
[36] H. Kissinger, L'arte della diplomazia, Milano, Sperling & Kupfer Editori 1996, pp. 489-490.
[37] P. Short, Pol Pot, cit., p. 146.
1.1. Le origini
Seconda la leggenda:
La Cambogia nacque dall'Unione di una principessa con uno straniero. Costui era un brahmino indiano di nome Kaundinya, mentre la principessa era figlia di un Re naga (uomo serpente) che regnava in un territorio paludoso. Un giorno, vedendo passare Kaundinya su una barca, la principessa gli andò incontro su un'altra imbarcazione per dargli il benvenuto. Con il suo arco magico Kaundinya scoccò una freccia che colpì la barca della principessa e costrinse la ragazza, molto spaventata ad accettare di sposarlo per essere tratta in salvo. Come dote il padre offrì a Kaundinya la propria terra dopo aver bevuto tutte le acque per prosciugarla. Il nuovo regno venne chiamato Kambuja.[1]
1.1.1 Lo splendore e il buio
Il primo Regno della Cambogia risale al primo decennio d.C., con l'instaurazione del Regno del Funan, dall'antica parola Khmer bnam, montagna, col cui nacque il commercio, dimostrato dal ritrovamento presso il delta del Mekong, vicino all'attuale città di Angor Borei, di monete romane e gioielli indiani risalenti all'era cristiana[2]. Si sviluppò la coltivazione del riso e grazie a questa i primi villaggi. L'impero terminò nel 630 quando fu deposto l'ultimo Re, Rudavarman, e fu annesso a quello del Chenla.
Il Regno del Chenla durò circa due secoli, dal 630 all'802, durante il quale la Cambogia rafforzò il commercio con l'India, si rinnovarono le tecniche agricole per la produzione del riso. Molto probabilmente terminò a causa delle lotte tra le due fazioni che lo componeva: i Chenla d'Acqua, che controllavano la zona del delta del Mekong, nelle zone tra Angkor Borei e Takeo, e i Chenla di Terra nella zona tra il medio e Mekong e il nord est del Dang Rek.[3]
Nell'802 nacque, secondo le iscrizioni su pietra ritrovate presso la città di Sdok Kam Thom, ora nella provincia di Isan nell'attuale Thailandia, l'Impero Khmer con il quale la Cambogia conobbe il suo massimo splendore. Fu il suo fondatore, Jayarman II a spostare il centro dell'impero nel tempio di Angkor, ancora oggi uno dei più spettacolari siti archeologici al mondo.
Scrisse Tiziano Terzani:
Angkor, uno di quei pochi, straordinari luoghi del mondo dinanzi ai quali ci si sente orgogliosi d'essere membri della razza umana; uno di quei posti dove la grandezza è in ogni pietra, in ogni albero, in ogni boccata d'aria che si respira.[4]
Con l'impero si sviluppò l'agricoltura grazie all'introduzione delle dighe e altre tecniche agricole, si espanse il commercio grazie il quale i Khmer fecero delle conquiste pacifiche nei territori oltre il delta del Mekong e nell'attuale Thailandia, e crearono un codice legislativo e un sistema di tassazione legato alla ricchezza della persona. L'impero vide la fine nel 1432, quando i successori al trono, in preda al furore iconoclasta distrussero i monumenti eretti dai predecessori, invece di costruirne dei nuovi, scatenando tafferugli, spesso culminati in guerra civile, dalla quale seppero approfittarne i Thai, che per sfuggire ai mongoli, s'insediarono nel tempio, riuscendo un po' alla volta a ottenerne il controllo dopo continui saccheggiamenti[5].
Dal 1434 la Cambogia divenne terra di conquista, oltre che dei siamesi, anche dei vietnamiti, che smembrarono lo Stato e imposero la loro cultura fino all'arrivo dei francesi; iniziarono quelli che furono chiamati “i secoli bui della Cambogia”, caratterizzati da continua invasione thailandese e vietnamita e arretratezza economica e culturale, che dureranno fino al 1863.
1.1.2 Il protettorato francese
Il Regno di Cambogia durante “i secoli bui” era diventato uno stato satellite del Regno del Siam, perdendo le provincie occidentali tra cui Angkor ed era minacciato a est dalla dinastia vietnamita Nguyen. Dopo l’arrivo dei francesi nel 1663, che istituirono la loro prima colonia in Cocincina, saccheggiamenti e lo smembramento delle Stato dei khmer continuarono, e per questo motivo, il Re di Cambogia Norodom chiese protezione francese a Pierre - Paul de La Grandière.
I due, il 5 luglio 1863 firmarono un trattato in cui il Re riconobbe il protettorato francese in Cambogia, che assieme al protettorato del Laos, Tonchino Annam e Cocincina[6] andava a formare l’Indocina francese .
In base al trattato la monarchia non fu abolita, ma il potere passò in grossa parte nelle mani dei francesi, che spostarono la capitale da Oudong a Phnom Penh, città in cui fu mandato in semi-esilio Norodom. I francesi divennero responsabili delle relazioni estere e commerciali della Cambogia, la quale in cambio otteneva la protezione militare. Nel 1884 il governatore della Concincina, Antoine Thomson tentò di rovesciare la monarchia per stabilire il controllo totale della Francia sulla Cambogia, ma fu neutralizzato da Si Votha, fratellastro di Norodom e pretendente al trono.
Nel 1896 la Francia e l'impero britannico, che controllava la Birmania e la Malesia, firmarono un accordo sulla spartizione degli interessi in Indocina. In conformità a tale accordo, il Regno del Siam dovette cedere la provincia di Angkor alla Cambogia e fu riconosciuto il controllo francese sul Vietnam. Nel 1897 al Re cambogiano fu tolto il diritto di riscuotere i contributi e venne pian piano confinato a un ruolo puramente simbolico.
Alla morte di Norodom, nel 1904, i francesi scelsero come suo successore Sisowath e non i figli del defunto poiché era meno ostile nei loro confronti e questo avrebbe permesso di ampliare il loro dominio nelle province a nord della Cambogia di Battambang o Batt Dambang, Preah Vihear e Siem Reap o Siem Reab, per diventare stato egemone in Indocina.
Nel frattempo in Vietnam erano scoppiati dei movimenti anti-francesi per la liberazione dello stato, mentre in Cambogia questi si svegliarono molto più tardi, solo quando Son Ngoc Thanh, dal quotidiano Nagara Vatta cominciò a risvegliare il patriottismo cambogiano.[7]
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la nascita del governo di Pètain Vichy, con la conseguente caduta della Francia a vantaggio della Germania, nel luglio 1940 la Cambogia passò sotto il controllo del Giappone, alleato tedesco.
Nel 1941 la Thailandia, complice la debolezza francese, invase le province cambogiane confinanti di Battambang, Sisophan e Siem Reap. Dopo i negoziati di Tokio della primavera il Giappone concesse al governo thai i territori disputati, lasciando alla Cambogia il Siem Reap e l'Angkor Wat. Nello stesso anno, a Bokor morì il Re Sisowath Movivong, e il generale pètainista scelse come successore il diciottenne Norodom Sihanouk.[8]
Da quegli anni il Nagara Vatta, un quotidiano Khmer assunse un comportamento anti-colonialista e anti-vietnamita. Il suo fondatore, Son Ngoc Thanh vedeva nel Giappone la possibilità di disfarsi dell'imperialismo francese.
Il giornale Nagara Vatta, fondato nel 1936 e pubblicato dall'Istituto buddhista, era la voce del rinascimento intellettuale Khmer. La parola "Nagara Vatta" significa "Regno del Tempio" in sanscrito, ed è un gioco di parole con "Angkor Wat", che significa la stessa cosa in lingua Khmer.[9]
Il 18 luglio 1942 le autorità francesi, senza il consenso della gerarchia buddhista, arrestarono due monaci ritenuti sovversivi, facendo scattare la "rivolta degli ombrelli"[10] organizzata dal direttore del Nagara Vatta, Pach Chhoen e da Buchan Mol, che fu arrestato assieme a molti manifestanti e incarcerato nell'isola carcere di Poulo Condor, mentre Son Ngoc Thanh scappò prima in Thailandia e poi in Giappone fino al 1945.
Il Giappone cominciò a perdere troppo terreno all'interno del sud-est asiatico e il 9 marzo 1945, forte del fatto che ormai il governo di Vichy non esisteva più, con un attacco lampo s'impossessò dell'Indocina.[11]
Visto il crollo improvviso del governo francese e su iniziativa giapponese, il Re Norodom Sihanouk proclamò l'indipendenza della Cambogia. In aprile tornò dall'esilio Son Ngoc Thanh e il Re fu costretto dai giapponesi a nominarlo prima Ministro degli Esteri e poi Primo Ministro, dovette anche far scarcerare Buchan Mol, nominandolo consigliere del governo assieme al nipote Thiounn Mumm.[12]
1.3 La Cambogia dopo la Seconda Guerra Mondiale
Fino a ottobre i britannici bombardarono Phnom Penh, per stanare le truppe giapponesi, ma dopo la sconfitta nella guerra, Giappone e Germania persero ogni potere in Cambogia, ritornata sotto il dominio francese. Gli inglesi entrarono a Phnom Penh, arrestando Son Ngoc Thanh e consegnandolo ai francesi, che lo trasferirono in Francia, prima all'ergastolo poi ai domiciliari.
Il 5 ottobre cominciò la seconda invasione francese in Cambogia allo scopo di rioccupare il Vietnam. Per fronteggiare i vietnamiti, i transalpini dovettero aspettare i rinforzi e, per prendere tempo, il 7 gennaio 1946 stipularono con il Re un modus vivendi, col quale gli europei dettero la piena indipendenza alla Cambogia.
Dopo l'arresto di Son Ngoc Thanh, i suoi seguaci si erano nascosti in Thailandia e Vietnam alleandosi con i Khmer Issarak, il movimento dei Khmer combattenti per la libertà nazionalista, fondato nel 1945 da combattenti cambogiani in esilio guidati da Pok Khum, zio di Buchan Mol, che trovarono rifugio e supporto economico in Thailandia. Aveva l’obiettivo, una volta aver reclutato personale e educato militarmente, di rovesciare il protettorato francese. [13]
1.4 Le prime elezioni
Nella seconda metà degli anni Quaranta Norodom Sihanouk pretese, secondo i limiti del modus vivendi, di liberalizzare il sistema politico cambogiano, dotandolo del testo di una Costituzione, approvata da un'assemblea consultiva eletta a suffragio maschile e arrivare alla nascita dei partiti politici. Norodom Sihanouk, in calo di popolarità dopo l'arresto di Son Ngoc Thanh, aveva bisogno di apparire come un Re moderno e di far riemergere la sua immagine, dando al suo popolo il diritto di partecipare alla vita politica.
Il primo settembre del 1946 si tennero le prime elezioni. Queste si svolsero in un'atmosfera pacifica, vinse il Krom Prachéathipatei, il Partito Democratico, al quale andarono cinquanta seggi; quattro andarono ai liberali e tre agli indipendentisti[14]. Sisowath Yuthevong, leader del partito vincitore, fu eletto Primo Ministro, però la tubercolosi pose fine alla sua vita dopo solo sei mesi dall'insediamento e fu sostituito da Chea Vam.
Nel novembre 1948, dopo continui attriti tra il Partito Democratico e Norodom Sihanouk, un gruppo di studenti capeggiati da Ping Sây, Ieng Sary e Rath Samoeun, organizzò una manifestazione di piazza che portò a duri scontri e centinaia di arresti. A questa manifestazione seguì uno sciopero degli studenti e una delegazione con a capo Ieng Sary chiese udienza al Re per il rilascio dei manifestanti, cosa che avvenne dopo una settimana. A Ieng Sary, durante una visita nella biblioteca di Entravong, fratello del defunto Yuthevong. andò tra le mani "Il Manifesto del Partito Comunista". Il comunismo era argomento tabù all'epoca, tanto da non essere insegnato nelle scuole ma grazie alla fornita e innovativa biblioteca di Entravong, la sua ultima lettura sarà fondamentale per la fede politica che coltivò a Parigi.[15]
Mentre il Partito Democratico sfidava Sihanouk, in Cocincina erano scoppiati scontri armati tra i francesi e nazionalisti e comunisti locali sotto il controllo di Lê Duẩn, leader del movimento Nam Bộ, fazione meridionale del Đông Dương Cộng Sản đảng (Partito Comunista Indocinese, PCI) di Hồ Chí Minh[16].
Hồ Chí Minh a Hanoi fece trattare il suo assistente Lê Ðức Thọ[17] con la Francia nel tentativo di prendere tempo per organizzarsi e una volta riuscito nel suo intento, all'inizio del 1946, assieme a ventottomila Việt Minh si spostò nella giungla per attaccare l’invasore. Iniziò la Prima Guerra di Indocina.
1.4.1 I Việt Minh e la Cambogia
Việt Nam Độc lập Đồng minh Hội o più semplicemente Việt Minh era la Lega per l'indipendenza del Vietnam, nata nel 1941 come forza di resistenza e fu la sola a opporsi al Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo la nascita del Governo di Vicky e in quel periodo riceveva aiuti economici dagli Stati Uniti. Il suo fondatore, Hồ Chí Minh, aveva come obiettivo la liberazione dai giapponesi e una volta finita la guerra, la cacciata dei francesi dal Vietnam e dall'Indocina, cosa che parzialmente gli riuscì con “la rivoluzione d'agosto” con cui liberò gran parte del territorio del Vietnam del Nord.[18]
I Việt Minh ottenevano le armi dal mercato nero thailandese di Bangkok ed era quindi necessario attraversare la Cambogia, o via terra o via mare. La necessità di rendere sicure queste rotte di traffico d'armi aveva dato alla Cambogia un'importanza strategica vitale, tanto che il generale Việt Minh, Võ Nguyên Giáp volle che la terra dei Khmer diventasse una zona di supporto logistico attraverso i Khmer Issarak non comunisti appoggiati dai thailandesi, i quali dovevano reclutare i trecentomila vietnamiti che abitavano in Cambogia.[19]
I Việt Minh arruolarono Son Ngoc Minh[20], d’origine vietnamita, che per due anni si preoccupò di fornire uomini e armi all'esercito di Hồ Chí Minh. Nel 1948 i vietnamiti decisero di dare maggior spessore al nascente movimento cambogiano, suddividendo la nazione in quattro zone: a Son Ngoc Minh andò il controllo della zona sud-ovest, a Dap Chhuon quella nord-ovest, a Keo Moni la zona sud-est, mentre la zona nord-est fu trascurata poiché poco abitata e la presenza francese era scarsa.
I dirigenti Khmer nelle zone d'influenza non potevano decidere nulla senza l'avvallo vietnamita, risollevando così gli antichi odi; i cambogiani cominciarono delle rivolte contro il controllo Việt Minh e alla fine degli anni Quaranta, complice la diserzione di alcuni generali, tra cui quella di Dap Chhuon che si riallineò al Re Sihanouk , i vietnamiti controllavano solo venticinquemila cambogiani. Nemmeno il tentativo ideologico di Hồ Chí Minh fece presa sul popolo Khmer che, a differenza dei confinanti laotiani, era poco interessato ad abbandonare l'ideologica buddhista theravada a vantaggio del comunismo e del marxismo.[21]
1.5 La nascita della Repubblica Popolare Cinese
Dopo la guerra tra il Kuomintang (Partito di Centro Destra) e lo Zhōngguó Gòngchǎndǎng (Partito Comunista Cinese), durata tre anni e vinta dai comunisti, il primo ottobre 1949 nacque la Repubblica Popolare Cinese[22] di Mao Tse-tung e una delle sue prime mosse a livello internazionale fu quella di riconoscere, il 18 gennaio 1950, il regime di Hồ Chí Minh nel Vietnam del Nord, seconda fu l’URSS. Stati Uniti e Gran Bretagna risposero riconoscendo la Cambogia, Vietnam del Sud e Laos come "Stati associati dell'Union Français", cercando e ottenendo l'annessione anche della Thailandia. Si era creata una sorta di guerra fredda, ma l'equilibrio si ruppe il 25 giugno 1950 con lo scoppio della guerra di Corea, in cui Stati Uniti e Gran Bretagna si schierano con il Sud, URSS, Cina e alleati comunisti indocinesi col Nord.[23]
Nel marzo del 1950 Võ Nguyên Giáp fu nominato capo di un commando speciale per la gestione degli affari laotiani e cambogiani visto il fondamentale ruolo strategico che i due paesi avevano nella regione indocinese. Trvong Chinh, segretario del PCI, dichiarò che l'indipendenza del Vietnam si sarebbe raggiunta con l'indipendenza di Laos e Cambogia, ma il vero obiettivo era la formazione di uno Stato su modello cinese composto dai tre stati.
Come risposta agli "Stati Associati", i dirigenti vietnamiti decisero la costruzione di due "Contro-Stati Rivoluzionari": il Pathet Lao (nazione laotiana), nato dall’azione del movimento Lao Issara (Laos Libero) che appoggiando i Việt Minh, cacciarono i francesi e instaurarono un regime marxista[24], e il Konor Khmer (Terra Khmer o Khmerland).
A Hatien, paese a Sud del Vietnam, a pochi chilometri dalla frontiera con la Cambogia il 12 marzo 1950 si riunirono per dieci giorni i delegati del PCI Lê Duẩn e Lê Ðức Thọ assieme ai futuri capi della rivoluzione cambogiana, e il sostituto di Võ Nguyên Giáp, Nguyen Thahn Son. Furono decisi i quattro punti chiave per avviare la rivolta in terra Khmer: innanzitutto, vista la mancanza di un proletariato, la rivoluzione doveva partire dai contadini, si sarebbe dovuto poi addestrare dei quadri cambogiani per indottrinare le masse e ottenerne l’appoggio per la creazione di un organo militare; in terzo luogo per ottenere il consenso si doveva passare attraverso i monaci buddhisti che avevano all'interno dello Stato un'enorme influenza e infine, anche se cosa più delicata, i concetti tipici della lotta comunista dovevano essere amalgamati al contesto cambogiano, non si doveva quindi attaccare la monarchia ma anzi far passare l'idea che si voleva liberare il sovrano dal nemico francese.
Un mese dopo a Hongdan, sempre in Vietnam del Sud, duecento delegati Khmer, tra cui cento monaci, definirono i tratti del Konor Khmer, la bandiera, una stilizzazione dell'Angor Wat di colore rosso su sfondo giallo, un nuovo inno e si nominò come capo del governo rivoluzionare e Presidente Son Ngoc Thahn. Il suo gabinetto era formato da Tou Samouth, capo del fronte rivoluzionario Khmer, e Sieu Heng, capo Issarak del nord-ovest. In maggio il governo rivoluzionario dichiarò l'indipendenza dello stato. Per la nascita del Kanakpak Pracheachon Kâmpuchéa (Partito Rivoluzionario del Popolo del Khmerland, PRPK), un partito comunista si dovette attendere il 5 agosto 1951. Tuttavia questo non fu mai dichiarato un partito comunista ma proto-comunista.[25]
Lo statuto del PRPK recitava:
Anche se Vietnam, Laos e Cambogia hanno un nemico comune - il colonialismo francese [...] missione della rivoluzione vietnamita è liberare la nazione, sviluppare la democrazia e stabilire il socialismo [...] Quella della rivoluzione laotiana e cambogiana è liberare la nazione e costituire un governo anti-imperialista.[26]
Nello stesso anno fu sciolto il Partito Comunista Indocinese, che si trasformò in Đảng Cộng sản Việt Nam, cioè il Partito Vietnamita del Lavoro, PVL.
Il ritardo nella creazione del PRPK era dovuto alla mancanza di quadri qualificati: ci vollero tre anni per educare gli studenti presso le scuole nel Vietnam. Un po' alla volta i distretti cambogiani sotto il controllo comunista diventarono dei sistemi di amministrazione locale in cui erano rappresentati tutti i livelli sociali (vi era il fronte femminile, quello contadino, operaio e giovanile) divisi nei comitati di liberazione, militare ed economico. Tuttavia le zone liberate dai francesi erano ancora la minoranza e per di più il governo popolare cambogiano era debole al punto che il Presidente, per due anni dovette vivere fuori la nazione e sottostare alla volontà dei vietnamiti.
I cambogiani comunque erano restii a muoversi per l'indipendenza e, nonostante gli sforzi fatti dai vietnamiti, sembrava che dell'autonomia ai Khmer importasse poco o nulla.
1.6 Il ritorno di Son Ngoc Thanh
A ottobre del 1951 Sihanouk annullò l'esilio forzato in Francia di Son Ngoc Thanh. Lo stesso Re gli promise degli incarichi governativi ma questo rifiutò per partire per un giro nelle provincie del paese nella speranza di accrescere la popolarità prima di chiedere il potere.[27]
Nelle province andava dicendo che si doveva puntare all'indipendenza e che questa non era possibile fin quando vi fosse la presenza della Francia e del suo esercito nel paese.[28]
In una visita a Siem Reap alluse a una conciliazione con i Việt Minh affermando che gli atti di pirateria fatti dagli stessi, essendo miranti all'indipendenza, potevano essere tollerati. Ai discorsi di Son Ngoc Thanh si presentavano anche gli americani, ufficialmente per regolare i microfoni, cosa che non andava bene ai francesi, che cominciarono a vietare delle sue manifestazioni a Phnom Penh, scatenando una serie di rivolte.
Cominciò a circolare la voce che gli americani vedessero in Son Ngoc Thanh un valido sostituito di Sihanouk e cominciò un periodo di crisi per il Re e i francesi. Il 4 giugno al Consiglio del Trono il Re dichiarò che, se non si fosse arrivati a una soluzione rapida e radicale della situazione, questa sarebbe sfociata nell'anarchia e nella rivolta. Questa sua uscita dal suo ruolo istituzionale causò una serie di reazioni: la destra cambogiana premette per lo scioglimento dell'assemblea nazionale, e che il ruolo di capo del governo fosse preso direttamente dal Re.
L'otto giugno la situazione precipitò: una nuova voce si era sparsa in Cambogia sull’imminente marcia verso Phnom Penh del comandante dell'esercito reale a Siem Reap, Dap Chhon, per scacciare i democratici dal potere. Nelle stesse ore furono arrestati esponenti della destra tra cui Lon Nol e Yen Sambraue, nelle abitazioni dei quali furono trovate casse di bombe. Sihanouk ricevette il comandante francese Jean Risterucci, con il quale accordò una serie di decreti che il giorno seguente lo avrebbero portato al governo. Da quel giorno furono vietate riunioni politiche.[29]
1.7 L'indipendenza della Cambogia
Col pretesto di recarsi in Francia per curarsi e prendersi un periodo di riposo, nel marzo 1953 Sihanouk arrivò a Parigi con la pretesa dell'indipendenza della Cambogia. Il generale De Langlande, a capo della diplomazia a Phnom Penh, riferì in anticipo a Parigi il piano che prevedeva l'ottenimento del controllo completo in campo militare dell’esercito cambogiano e l'abolizione dei privilegi di extraterritorialità per gli stranieri; la cosa fece irritare i francesi ma nulla di tutto ciò fu concesso. Il malumore aumentò quando il monarca di ritorno in patria deviò per Washington, per incontrare il segretario di stato dell'amministrazione Eisenhower, John Foster Dulles. Nel colloquio Sihanouk chiese l'indipendenza dai francesi, perché solo questa era la via per portare la democrazia in tutta l'Indocina ma Dulles rispose seccamente:
Sconfiggete il comunismo nella vostra area! Allora premeremo sulla Francia per cio che è necessario! Finché i nostri nemici comuni, i Việt Minh, non saranno schiacciati [...] non dobbiamo fare niente per scoraggiare i francesi.[30]
In un'intervista al New York Times il 19 aprile 1953, a una domanda sulla minaccia comunista, il Re rispose che senza l'indipendenza della Cambogia, il popolo si sarebbe stancato, arrivando a rovesciare la monarchia e appoggiare Hồ Chí Minh. Questa dichiarazione fece tremare la Francia, la quale per un momento aprì un dialogo per trattare l'indipendenza, che interruppe subito quando il Re insistette nuovamente sul trasferimento completo dei poteri militari.[31]
Dopo il ritorno dalle missioni fiasco di Parigi e Washington, il 6 giugno 1953, Sihanouk decise di abbondare simbolicamente Phnom Penh per allontanarsi dalle autorità coloniali e si trasferì a Siem Reap. I francesi sospettarono che qui il Re stesse segretamente tramando con i Việt Minh e i Khmer Serei, il gruppo armato anti comunista e anti monarchico di Son Ngoc Thanh, mentre in realtà stava facendo solo confusione.
In un promemoria durante un viaggio a Bangkok, Sihanouk chiese a USA e Gran Bretagna di esaminare per un momento il problema della Cambogia dal punto di vista Khmer e non da quello francese perché il popolo non aveva paura della schiavitù del comunismo ma della schiavitù francese perché la conosce da sempre. Si chiedeva se la Francia potesse, senza l'appoggio della popolazione Khmer, sconfiggere il comunismo e cominciò a parlare d'indipendenza in modo più ampio, rivolgendosi alla popolazione con proclami minacciosi per la Francia. Cosi facendo tutti i leader Khmer non comunisti, meno che Chantarain Set, Savangs Vongs e i Khmer Serei di Son Ngoc Thanh, sposarono la causa del Re.[32]
Risterucci notò, che ancor prima di partire per Bangkok, Sihanouk aveva cominciato ad arringare la popolazione verso l'indipendenza e aveva annunciato la chiusura totale del dialogo con i francesi fino all'ottenimento di questa.
Il 26 giugno due ordini buddhisti proclamarono la guerra santa e i reparti dell'esercito Khmer cominciarono a ribellarsi all'esercito francese. Due giorni più tardi, dopo che Peen Nouth, Primo Ministro, accusò la Francia di volere far guerra alla Cambogia, il Re proclamò la mobilitazione nazionale per l'indipendenza Khmer. Cominciarono una serie di attentati contro gli avamposti francesi che causeranno ventiquattro morti tra gli europei.
Quest'avanzata indipendentista e la sua scia di morte obbligarono l'appena insediato Presidente del Consiglio[33] francese Joseph Laniel ad accettare le condizioni di Norodom Sihanouk: il 17 ottobre Parigi annunciò il trasferimento completo dei poteri ai cambogiani.
1.8 La reazione dei Việt Minh
Dopo la crociata reale di Norodom Sihanouk, i Việt Minh furono costretti a cambiare tattica e atteggiamento nei confronti del Re. La situazione paradossale che si venne a creare può essere così riassunta: il sovrano cercava di accattivarsi gli insorti, i francesi cercavano di scoraggiare il Re a far fronte comune con i comunisti e i Việt Minh tentarono di impedire ai ribelli Khmer di far fronte comune con Norodom Sihanouk. La nuova strategia di Hanoi e Pechino in un primo momento prevedeva di mettere in giro le voci che il Re fosse stato imbrogliato dai francesi ma, capendo che era una tesi difficilmente credibile, nel giornale vietnamita Nhân Dân (Il Popolo) cominciò una propaganda diffamatoria su Norodom Sihanouk, il quale fu definito “il fantoccio nelle mani degli imperialisti mondiali al quale interessava solamente gli aiuti americani”.[34]
I ribelli Việt Minh Khmer, come furono chiamati in modo dispregiativo da Norodom Sihanouk, una corrente di sinistra all'interno dei Khmer Issarak a nord-ovest, calcarono la mano dicendo ai contadini che il Re stava mobilitando il popolo per aiutare i francesi.
Dopo queste dichiarazioni l'esercito cambogiano, fino a quel momento rimasto inerme, si schierò con Norodom Sihanouk, sferrando attacchi ai ribelli a Kompong Speu, Svat Rieng e Kampot, al termine dei quali anche i Khmer Issarak di Chantarain Set e Savangs Vongs si allearono con il Re. L'unica fazione non comunista che non si alleò ancora con Norodom Sihanouk era quella dei Khmer Serei.
Võ Nguyên Giáp inviò un contingente di undicimila soldati Việt Minh Khmer e laotiani a est del Mekong e l'esercito francese si allertò per un possibile attacco vietnamita contro la Cambogia.[35]
Attacco minacciato su vasta scala dallo stesso Võ Nguyên Giáp, che in realtà non ci fu mai; ci fu una serie di attacchi contro le forze alleate cambogiane che, causarono morti e la perdita del controllo nei distretti di Voensai, Siempang e Bokeo e di molte provincie cambogiane. Crescenti furono anche malcontenti nell'esercito reale; un esempio fu l'attentato del 12 aprile, vigilia del capodanno Khmer, giorno in cui i vietnamiti fecero un attentato nel Battambang contro un treno, che scatenò la disgregazione e l'ammutinamento dell'esercito cambogiano. Tuttavia non vi fu l'affondo finale dei Việt Minh, poiché il loro obiettivo era di creare allarme nei francesi per distoglierne l'attenzione dall'attacco finale di Ðiện Biên Phủ. A questo punto i Việt Minh avevano un vasto controllo del territorio cambogiano.
1.8.1. L'attacco finale di Ðiện Biên Phủ
A Ðiện Biên Phủ, paese del Vietnam del Nord al confine col Laos, i francesi spostarono un loro reparto armato per attirare in uno scontro a fuoco i comunisti, ma le cose non andarono secondo il piano stabilito; il 13 marzo 1954 i Việt Minh accerchiarono Ðiện Biên Phủ attraverso l'utilizzo dell'artiglieria fornita dai cinesi e causarono grossi danni ai francesi, in termine di morti e prigionieri, i quali ormai consapevoli che l'avanzata Việt Minh poteva solo far aumentare le perdite, su consiglio sovietico, accettarono di intavolare un trattato di pace, che si svolse a Ginevra nel mese d'aprile.[36]
1.8.2 La conferenza di Ginevra
Con la conferenza di Ginevra fu ufficializzata la nascita dei due stati vietnamiti: Việt Nam Dân Chủ Cộng HòaIl, la Repubblica Democratica del Vietnam o Vietnam del Nord, uno stato d’influenza cinese e sovietica, e il Việt Nam Cộng Hòa o Vietnam del Sud, filo-occidentale.
I Việt Minh Khmer, che controllavano il quaranta per cento del territorio cambogiano, vollero sedersi anche loro a Ginevra, ma gli Stati Uniti non accettarono; si sedette invece Norodom Sihanouk, che “a tavolino si riprese quello che aveva ceduto in battaglia”.[37]
Il Primo Ministro del Vietnam del Nord, Phạm Văn Đồng, con l'avvallo sovietico, voleva che la Cambogia avesse due zone di raggruppamento formate da Khmer comunisti, a nord e a est, ma il Re rispose negativamente alla proposta. L'unica concessione che fece fu quella di permettere agli insorti che non volevamo arrendersi di accompagnare le forze Việt Minh dentro i confini del Vietnam del Nord.
L'armistizio entrò in vigore il 7 agosto, la commissione di controllo formata da personale indiano, canadese e polacco, incaricata dalla conferenza cominciò i lavori cinque giorni dopo, ma i colloqui con i Việt Minh Khmer si arenarono subito, formalmente per questioni procedurali, ma che in realtà fu un modo per permettere di nascondere le armi per il giorno della ripresa degli attacchi e per decidere tra i leader Khmer quali dovevano restare in Cambogia e quali dovevano trasferirsi in Vietnam del Nord.
Il trasferimento terminò il 18 ottobre 1954. Tra i Khmer che lasciarono la Cambogia, ci furono Tou Samouth, Rath Samoeun e Yun Soen, i quali arrivati a Hanoi ricevettero il benvenuto da Son Ngoc Minh e l'avvertimento che per i prossimi due anni sarebbero stati sottoposti ad un duro addestramento politico.
Tra chi rimase in Cambogia, c'era anche Saloth Sâr.
A questo punto bisogna fare qualche passo indietro per conoscere Saloth Sâr e i giovani cambogiani.
[1] N. Ray, G. Bloom e D. Robinson (a cura di), Cambogia, Torino, EDT srl 2011, p. 20.
[2] D. Chandler, A History of Cambodia, Gussinon, Western Press 2008, pp. 17-20.
[3] J. Boisselier, Il sud-est asiatico, Torino, UTET 1986, p. 165.
[4] T. Terzani, Fantasmi Dispacci dalla Cambogia, Milano, Longanesi 2008, p. 360.
[5] N. Ray, G. Bloom e D. Robinson (a cura di), Cambogia, cit., p. 24.
[6] Tonchino Annam e Cocincina sono tre regioni nell’attuale Vietnam, rispettivamente nella parte settentrionale, centrale e meridionale dello Stato.
[7] J. Corfield, The History of Cambodia, Santa Barbara, ABC CLIO 2009, pp. 23-36.
[8] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p. 51.
[9] Cambodian View <http://www.cambodianview.com/buddhist-history2.htm>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[10] Fu detta la rivolta degli ombrelli perché alla gendarmeria francese che colpiva con gli sfollagente, i rivoltosi, per più della metà monaci, risposero con gli ombrelli. Fu anche la prima sommossa anti-francese in Cambogia.
[11] W. Burchett, La Guerra di Popolo Dell' Indocina, Milano, Jaka Book 1970, p. 13.
[12] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 53-54.
[13] Ivi, p. 58.
[14] V. Thompson e R. Adloff, (a cura di), Minority Problems in Southeast Asia, Santa Clara, Stanford University Press 1983, p. 178.
[15] P. Short, Pol Pot, cit., p. 61.
[16] Vero nome era Nguyễn Sinh Cung.
[17] Vero nome era Phan Đình Khải.
[18] N. Ray, Y. M. Balasingamchow e I. Stewart (a cura di), Vietman, Torino, EDT 2003, pp. 26-27.
[19] P. Short, Pol Pot, cit., p. 62.
[20] Vero nome era Pham Van Hua. Lo pseudonimo fu scelto per assonanza con il nome del rivale di Sinanouk, Son Ngoc Thann.
[21] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 63-66.
[22] D. Harper, Cina, Torino, EDT 2012, p. 40.
[23] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 72-80.
[24] A. Burke e J. Vaisutis (a cura di), Laos, Torino, EDT 2012, p. 29.
[25] P. Short, Pol Pot, cit., p. 81.
[26] Ibidem.
[27] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 107-108.
[28] G. Kahin, Southeast Asia: A Testament, New York , Taylor & Francis e-library 2005, p. 254.
[29] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 108-111.
[30] N. Sihanouk , La mia guerra contro la CIA, Milano, Jaka Book 1972, p. 179.
[31] Ivi, p. 183.
[32] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 128-130.
[33] Durante la Quatrième République (1946-1958) il potere esecutivo era conferito al Presidente del Consiglio, mentre il Presidente della Repubblica aveva ancora un ruolo rappresentativo.
[34] P. Short, Pol Pot, cit., p. 140.
[35] Ivi, p. 141.
[36] H. Kissinger, L'arte della diplomazia, Milano, Sperling & Kupfer Editori 1996, pp. 489-490.
[37] P. Short, Pol Pot, cit., p. 146.