1970-1975
5.1 Le reazioni al colpo di Stato
Saloth Sâr apprese del Golpe mentre si trova a Pechino, mentre Norodom Sihanouk fu informato dal primo Ministro sovietico Alexei Kosygin, il quale gli fece sapere che Mosca non gli avrebbe concesso asilo politico.
La Cina invece reagì diversamente: era il principale fornitore di armi del vietnam ma Mao Tse-tung non aveva digerito la decisione di Lê Duẩn di intavolare le trattative di pace a Parigi, considerando il gesto un primo passo verso il dominio globale americano-sovietico; il Grande Maestro aveva paura che il regime filo-americano a Phnom Penh sarebbe col tempo crollato allargando l'egemonia sovietica in tutta l'Indocina. Zhou Enlai disse a Sihanouk che la Cina era disposta a dargli tutta la loro protezione. Il Principe tramite Radio Pechino proclamò la vendetta cambogiana. A Pechino il 21 marzo arrivò il Primo Ministro nordvietnamita Phạm Văn Đồng e propose a Norodom Sihanouk la possibilità di collaborare con i Khmer rossi; ottenuta una risposta positiva, Phạm Văn Đồng incontrò Saloth Sâr, spiegando che una loro alleanza avrebbe evitato di trasformare la Cambogia nel campo di battaglia come vent'anni prima.[1]
Firmato l’accordo tra Sâr e Sihanouk, quest’ultimo il 23 marzo annunciò la costituzione del FUNK - Front Uni National des Khmers e una vera e propria dichiarazione di guerra, chiedendo ai cambogiani di attaccare il governo di Lon Nol. Si stava lavorando alla formazione di un vero e proprio esercito e al GRUNK - Gouvernment Royal d'Union Nationale du Kampuchea, un governo senza colore ma dichiaratamente progressista e promotore di giustizia sociale, eguaglianza e fratellanza per i Khmer.
Il GRUNK nacque ufficialmente il 5 maggio e venne riconosciuto subito da Cina, Corea del Nord, Vietnam del Nord, Cuba e altri stati meno importanti dal Terzo Mondo. Aveva sede all’Youyi Binguan, un ostello dell'amicizia a nord-ovest di Pechino.
Questa era la sua composizione:
Primo Ministro: Penn Nouth
Vice: Keat Chhon
Vice e Ministro della Difesa: Khieu Samphân
Ministro degli Esteri: Sarin Chhak
Vice: Pok Deuskomar
Ministro delle Informazioni: Hu Nim
Vice: Tiv Ol
Ministro dell'Interno e delle Cooperative: Hou Youn
Vice: Vorn Vet
Ministro dell'Economia e Finanza: Thiounn Mumm
Vice: Koy Thuon
Ministro delle Missioni Speciali: Chau Seng
Ministro del Coordinamento: Thiounn Prasith
Ministro dell'Istruzione e della Gioventù: Chan Yourann
Vice: Khieu Thirith
Ministro degli Armamenti Speciali: Duong Sam Ol
Ministro della Giustizia: Chea San, poi Norodom Phurissara
Ministro dei Riti e degli Affari Religiosi: Chey Chum
Ministro dei Lavori Pubblici: Hout Sambath
Ministro della Sanità Pubblica: Ngo Hou
Vice: Chou Chet[2]
Tutte le spese erano coperte dai cinesi, i quali offrirono sia a Sihanouk sia ai Khmer rossi due budget distinti di spesa da cinque milioni di dollari ciascuno. I Khmer rossi riuscirono a comprare armi direttamente dai funzionari facilmente corruttibili dell'esercito di Lon Nol attraverso l'utilizzo del sentiero Hồ Chí Minh. La separatezza in due conti diversi stava a significare che la Cina considerava le parti facenti parte dello stesso progetto, ma comunque due fazioni ben distinte tra loro.
L'aprile del 1970 fu un mese importante. Sâr viaggiò a Hanoi e, durante la sua assenza Noun Chea accettò la proposta dei Việt Cộng presenti nelle zone rurali di formare un unico fronte. Saloth Sâr arrivò da Phạm Văn Đồng e i due si accordarono sulla vendita di armi e il leader Khmer mise subito le cose in chiaro: a lui servivano armi e non uomini, sapeva che i nordvietnamiti fossero diventati i padroni del corpo d'armata, avrebbero costituito un'insidia, una volta vinto il nemico Lon Nol.[3]
Intanto in Cambogia più di quarantamila Việt Cộng controllavano la zona nord-est da Ratanakiri a Strung Treng, la zona a nord di Phnom Penh del Kampong Cham e la zona sud di Kampot. A parte il nord-est, dove esisteva una solida presenza Khmer, nel resto del paese vi era una forte contaminazione Việt Cộng. Il PCK aveva il timore che una volta finita la guerra, i vietnamiti si fossero ritirati lasciandoli da soli ma era spaventato anche dall’ipotesi che se contrariamente avessero deciso di rimanere, li avrebbero sottomessi.
Nixon, visto i pericolosi avanzamenti Việt Cộng, ordinò alle forze alleate di cominciare con dei rastrellamenti con il pretesto di farne fuori il più possibile, anche se il vero intento di dar respiro all'amico Lon Nol. Nell'immediato fu un successo perché vennero uccisi migliaia di Việt Cộng ma nel lungo periodo si rivelò un boomerang per l'inquilino della Casa Bianca; la scia di morti gli scagliò contro l'opinione pubblica, protesta che culminò nel sangue il 4 maggio 1970 nella Kent State University, città di Kent, contea di Portage nell'Ohio dove quattro studenti, Allison Krause, Jeffrey Miller, Sandra Scheurer e Williams Schroeder vennero uccisi negli scontri con la Guardia Nazionale durante una manifestazione contro l'invasione statunitense della Cambogia[4] .
Nixon dopo la sentenza della Corte Suprema, dovette porre fine all’"Operazione Menù", lasciando disseminati migliaia di Việt Cộng in tutta la nazione e Lon Nol in una posizione scomoda: il maresciallo non poteva più dire, che Norodom Sihanouk era un lacchè degli americani, perché ora si affidava agli alleati di Saigon[5].
5.2 La guerra civile
Una settimana dopo il colpo di Stato iniziarono gli scontri tra contadini e governanti e a Phnom Penh venne ucciso il fratellastro di Lon Nol, Lon Nil. L'appello di Norodom Sihanouk del 23 marzo fece molti seguaci nelle province del nord-ovest, dove il commando dell'esercito disertò unendosi alla resistenza, mentre nella capitale il ceto medio appoggiava Lon Nol, sentendosi liberati dal "Principe Playboy”.
Lon Nol cominciò con la "pulizia etnica" contro i vietnamiti: tutti i maschi sopra i quindici anni furono fucilati e le donne violentate. A metà aprile si contavano già centinaia di morti. Questo massacro fu mascherato dal governo giustificando i morti come vittime di scontri con i Việt Cộng.
Lon Nol annunciò una guerra totale contro i comunisti vietnamiti, definiti i veri nemici di Buddha; nel corso dell'anno venticinquemila vietnamiti, abitanti della Cambogia furono costretti a lasciare casa e vennero confinanti in campi di sterminio per poi essere uccisi. Commise un grande errore quando annunciò che la monarchia sarebbe stata abolita: la popolazione cambogiana aveva ancora una mentalità retrograda, quasi medievale e il Principe, anche se senza trono, nella tradizione buddhista era il "Signore della vita", chi teneva in vita la Cambogia, senza di lui sarebbero andati in miseria le risaie e i raccolti. I Khmer non erano ancora pronti alla concezione di Repubblica, Lon Nol e il fratello Lon Non avevano tentato una rivisitazione del buddhismo che non poteva aver successo.
Al delirio di Lon Nol, seguì quello Saloth Sâr: per il primo tutti i vietnamiti erano comunisti, per il secondo tutti gli stranieri erano nemici.
Saloth Sâr si diresse verso il K-5 senza la sua scorta vietnamita, dove trascorse due mesi con la moglie Khieu Ponnary, la quale nel frattempo era stata colpita da schizofrenia paranoide cronica, e l "amico Pâng" dove organizzò la discesa nelle pianure. In questa fase Sâr decide di cambiare i nomi dei dirigenti Khmer: lui d’ora in poi sarà Pol Pot, l'assistente Phi Phoun sarà Cheam, Son Senn sarà Khieu.[6]
Saloth Sâr non rivelò mai perché scelse quel nome: poteva derivare dal fatto i Pol erano gli schiavi reali con possibile riferimento all'alleanza di Sâr con Norodom Sihanouk, oppure da Khmer daeum (Vecchio Khmer) allo pseudonimo che usava a Parigi perché i Pol erano i Khmer daeum. Il nome viene anche considerato l’acronimo di Politique Potentiel.[7]
Il viaggio verso sud fu lungo e il gruppo arrivò a destinazione a settembre, al confine tra Kratie e Kompong Thom, dove si trovava il comando di Koy Thuon e qui fu convocata una riunione della Commissione Permanente del PCK, in cui erano presenti tutti i dirigenti, Pol Pot, Noun Chea e So Phim, ma non Khieu Samphân. La risoluzione varò la politica de “il principio del possesso dell'indipendenza”, scopo del partito per i prossimi anni, mentre Ieng Sary fu eletto rappresentante speciale dell'interno con funzioni di politica estera, specialmente per gli incontri con Hanoi e Pechino.
Intanto a Phnom Penh Norodom Sihanouk fu condannato a morte e davanti al Palazzo Reale Lon Nol, Sirik Matak e il Presidente dell'Assemblea Nazionale, In Tam, proclamarono ufficialmente la nascita della Repubblica Khmer.[8]
5.2.1 Primi scontri tra Khmer rossi e Lon Nol Nella prima metà degli anni Sessanta i Khmer rossi si trovano a combattere su quattro fronti: contro gli americani, contro il governo di Lon Nol, contro gli alleati vietnamiti e contro diplomatico fra Norodom Sihanouk a Pechino.
Il primo nemico, il più insidioso, arrivava dall'alto e bombardava con i B-52. Il Pentagono, dopo essersi accorto che l'operazione Menù aveva prodotto più problemi che soluzioni, ricominciò a martellare il suolo cambogiano, dando vita all' operazione Freedom Deal, mantenuta segreta dal Congresso americano e dalla censura della stampa, come affermò Noam Chomsky nel libro "Capire il Potere", che durò fino al 15 agosto 1973, per uccidere i Việt Cộng e i Khmer rossi ma facendo strage di civili.
Osservò William A Cox:
Consider these statistics: the Germans "dropped 80,000 tons of bombs on Britain in more than five years"; America dropped over 100,000 tons in a month on Indochina, and between Lyndon Johnson and Nixon, America delivered "7 million tons of bombs on Vietnam, Cambodia and Laos," far more than we, and the British, unleashed on Germany and Japan in all of WWII. Nixon found reason for this devastation in his anger that North Vietnam had broken off peace talks in Paris[9]
Gli USA sganciarono solo in un mese più di quanto sganciò l'aviazione del Terzo Reich in cinque anni in Inghilterra. Centinaia di abitanti delle zone colpite si spostarono nella capitale. Phnom Penh passò dai seicentocinquantamila abitanti prima del colpo di Stato ai due milioni all'inizio del 1975, mentre i Khmer rossi proseguivano verso le foreste. Oltre metà del territorio era ora in mano comunista.
Oltre agli USA, i comunisti della Kampuchea avevano un secondo nemico, l'esercito terrestre del governo di Lon Nol. Le parti si scontrarono nelle battaglie, note con il nome di Operazione Chenla I e Chenla II a cui Lon Nol dette una valenza spirituale, presentandole come le lotte contro gli atei ma dove l'esercito governativo di Um Savuth subì delle pesanti sconfitti con centinaia di morti e perdita di armi. Quasi tutte le battaglie in Cambogia tra il 1970 e il 1971 furono combattute dai vietnamiti, i Khmer servivano per far numero o per occupare i terreni già liberati. Fu la brigata vietnamita Đặc Công che sferrò l'attacco all'aeroporto militare a Phnom Penh distruggendo l'intera forza aerea di Lon Nol formata da dieci MiG-17,[10]cinque T-28[11] dieci aerei da trasporto e due depositi di munizioni. Lon Nol non perse solo grazie all'aiuto dell'esercito statunitense, i cui attacchi aerei avevano solo lo scopo di causare morti tra i ribelli e ritardare il crollo del governo amico[12] ma a differenza dei comunisti, non poteva contare nell'appoggio delle truppe terrestri americani; questo era politicamente impossibile anche per Nixon. Questo fu un altro errore , questa volta fatale di Lon Nol e Sirik Matak: avevano puntato tutto sull'appoggio alleato non capendo che la dottrina Nixon, nel suo intento non voleva invischiarsi ancor di più nella guerra indocinese, ma, anzi tirarsene fuori al più presto, attraverso la “vietnamizzazione della guerra”, ossia addestrando le truppe vietnamite per lasciare queste il proseguimento del conflitto e portando a casa soldati vivi, avendone già rispediti a casa più di cinquantamila in bare avvolte nella Old Glory. Nixon dichiarò sempre che i bombardamenti sulla Cambogia erano delle spedizioni punitive per stanare i nemici e una volta sconfitti, gli USA si sarebbero ritirati dalla terra Khmer[13].
5.2.2
L'arrivo a Dangdka Pol Pot, la moglie e un gruppo di un centinaio di persone guidate da Koy Thoun arrivarono a Speu, nella provincia di Kampong Speu, confinante con la municipalità di Phnom Penh. L'obiettivo era la costruzione di un esercito comunista Khmer e di un governo che gestisse la guerra una volta terminati gli accordi di pace di Parigi e il ritiro delle forze vietnamite.
Una linea strategica pensata su tre fronti. Su quello militare basandosi sul principio festina lente, con lenti e progressivi avanzamenti, continuando a respingere gli attacchi delle forze governative. Sul fronte alleato, dopo una riunione tra Pol Pot e Noun Chea con i capi alleati Nguyễn Văn Linh[14], e generale Thượng tướng Trần Nam Trung[15] si decise che i vietnamiti si sarebbero ritirati appena fosse stato possibile sostituirli con i Khmer nelle zone liberate e l’avvio dell’addestramento militare dei cambogiani in modo da metterli a capo il più presto nei reparti in cui vi erano ancora battaglioni misti Khmer-Việt Cộng. Il terzo aspetto, quello forse più importante riguardava la politica e l'indottrinamento al partito: furono ammessi solo i contadini poveri, quelli che non avevano abbastanza riso da mangiare.[16]
La segretezza era la priorità della base, nessuno vi poteva accedere, era esclusivamente accessibile ai capi, fu vietato muoversi senza scorta.
Nel gennaio 1971 il Comitato Centrale riunito decise di mantenere i buoni rapporti con i vietnamiti per distruggere il nemico comune e per interrompere le comunicazioni ai reparti governativi e isolarli dall'alleato sudvietnamita, l’obiettivo era di sottrarre armi per avere forze sufficienti per arrivare all'indipendenza. Il Comitato Centrale aveva anche costituito, sulla falsariga dei Việt Minh tre livelli di forza militare: i Chhlorp, le ronde di villaggio con funzioni di milizia; le truppe regionali, per la difesa del territorio e il contingente principale, che aveva come scopo ultimo la sostituzione del contingente Việt Cộng quando questi avrebbero lasciato campo.
Il PCK aveva una necessità: mantenere ad ogni costo il controllo del movimento rivoluzionario.
5.2.3 La creazione del Nuovo Popolo
Per i primi due anni dopo il colpo di Stato di Lon Nol, i Khmer rossi erano amici dei contadini, i quali ignoranti su cosa fosse il socialismo vedevano in Ângkar qualcosa su cui poter contare. Chi si dimostrava a loro favore non aveva problemi e poteva vivere tranquilli, l'unico disagio era di non poter muovesi da soli per essere controllati ed evitare fughe, ma ai contadini si raccontava che si trattavano di norme di sicurezza; chi invece si dimostrava a loro ostile veniva ucciso. Dopo la riunione di maggio le cose cambiarono.
L'obiettivo era di livellare lo stile di vita di tutti a quello dei contadini poveri e di creare il nuovo cittadino cambogiano attraverso l'eliminazione dell'individualismo e dell'egoismo, caratteristica della gente Khmer. I tentativi dei cambogiani di organizzarsi in villaggi erano sempre falliti storicamente a causa del loro egocentrismo. Per Pol Pot ciò che poteva distruggere questa qualità era la rivoluzione.
I dirigenti Khmer imposero a loro la critica e l'autocritica attraverso le cosiddette "riunioni di stile di vita" in cui i membri di ogni reparto si riunivano, alcuni una volta o due la settimana, altri tutte le sere in cui confessavano le loro mancanze, le loro disattenzioni al più anziano. Erano ammesse anche azioni di spionaggio in cui uno accusava l'altro magari di non aver adempiuto il suo ordine o di far sottratto cibo dalle dispense comuni, così facendo ci si spogliava di tutto quello era il privato e personale, annullandosi come persona e dando tutto al Partito.[17]
5.3 I trattati di pace
All'inizio del 1972 i rapporti tra cambogiani e vietnamiti nei reparti armati cominciarono a deteriorarsi, causando il ritiro delle truppe di Hanoi, anche se il gesto fu visto con diffidenza sia in Pol Pot sia da Ivan Ščerbakov, ambasciatore sovietico a Hanoi, perché i dirigenti nordvietnamiti parlavano ancora del vecchio sogno di una federazione socialista indocinese quindi il leader cambogiano spinse per consolidare le proprie forze sia nel campo militare sia in quello politico in vista di un’azione nordvietnamita.[18]
A preoccupare il PCK era anche il fatto che Washington e Hanoi avevano improvvisamente accelerato nei colloqui di pace e per la prima volta si aprì uno spiraglio per un negoziato; ora se Hanoi avesse firmato la pace con Nixon, il PCK non avrebbe più nessun legame con comunisti vietnamiti, e avrebbe avuto via libera per seguire qualsiasi linea politica. Tuttavia gli USA, una volta trattato con i vicini, avrebbero potuto farlo anche con la Cambogia, piano che non rientrava nel progetto polpottiano.
Nixon nella primavera volò da Mao Tze-tung per trattare una linea strategica con la Cina contro Mosca e secondo Pol Pot, l'uomo della vietnamizzazione del conflitto avrebbe sfruttato l'occasione per giungere a un accordo con Sihanouk , il quale intanto da Pechino, si comportava come il vero leader della Cambogia, dalla radio esortava il popolo alla resistenza, incontrava diplomatici e giornalisti ma non aveva contatti con i Khmer rossi. I rari contatti con il PCK erano i messaggi che otteneva da Khieu Samphân trasmessi tramite il ministero degli esteri cinese. Sapeva benissimo che il FUNK sarebbe esistito fino al momento in cui avevano bisogno di lui, poi:
''spit me out like a cherry stone once they took power"[19]
Quando Ieng Sary arrivò a Pechino con l’incarico di rappresentante speciale dell'interno del PCK, il ruolo del Principe divenne sempre più di facciata. Sary cercò di imporre la linea del partito a Son Ngoc Minh e a tutti i dissidenti che avevano riparato nel Vietnam del Nord, per poi predisporre una linea di contatto tra Pol Pot e quello che sarà il ministero degli esteri dei Khmer rossi. Ieng Sary doveva mantenere i collegamenti tra PCK con Pechino e Hanoi, vegliare sulla politica estera del GRUNK e controllare che il lavoro di Norodom Sihanouk fosse in linea con quello del partito dal momento visto che i rapporti tra nordvietnamiti e Khmer rossi si stavano sfaldando.
L'accordo di pace sul Vietnam era ormai alle porte e questo aggravò i rapporti tra Norodom Sihanouk e i suoi alleati comunisti; il Principe, negoziando la pace con l'aiuto americano e cinese sarebbe potuto tornare a Phnom Penh e guidare un governo composto dai moderati del regime di Lon Nol e con Khieu Samphân, Hou Youn e Hu Nim. Questa soluzione trovava d'accordo la Cina e il Vietnam del Nord, mentre Pol Pot non si muoveva dalla sua linea: qualsiasi cosa avessero fatto i nordvietnamiti, i Khmer rossi avrebbero continuato a combattere, piano che venne ribadito anche a Phạm Hùng, nuovo capo dei Việt Cộng. Il principale negoziatore nordvietnamita ai colloqui di pace a Henry Kissinger poteva garantire l'appoggio del Patheo Lao per un accordo di pace ma non quello dei Khmer rossi.[20]
Il 24 gennaio 1973, tre giorni prima della firma degli accordi di Parigi, Phạm Hùng incontrò Pol Pot per presentargli il testo. I Khmer rossi non volevano firmare accordi con Lon Nol e temevano, non solo che i nordvietnamiti stessero trattando con gli americani alle loro spalle, ma che, una volta firmata la pace, da questa ne avrebbero potuto tranne giovamento solo Sihanouk, coperto sia da cinesi e nordvietnamiti sia dagli americani e dai francesi. I nordvietnamiti ebbero una premonizione di quando stava accadendo e ne ottennero la conferma quando Ieng Sary non accettò di firmare l'accordo continuando a ripetere che le rivolte in Laos, Vietnam e in Cambogia erano tra loro collegate e dipendenti. Mentre il Laos il 21 febbraio siglò l'Accord sur le rétablissement de la paix et la réalisation de la concorde nationale au Laos, per la Cambogia le cose andarono diversamente.[21]
Qualche giorno prima Sihanouk volle incontrare Henry Kissinger, al quale promise una conciliazione entro tempi brevi con Washington se gli USA riconoscevano la Kampuchea del GRUNK indipendente e non allineata. Hanoi fece marcia indietro e il 7 febbraio una dichiarazione congiunta del GRUNK e del Vietnam del Nord dichiarava la continuazione della guerra in terra Khmer. Lê Ðức Thọ[22] tramite Ieng Sary, volle incontrare Pol Pot per trovare una soluzione diplomatica e l'accordo su come Cina, Cambogia e Vietnam del Nord dovevano agire per far cadere gli USA, altrimenti si andava incontro ad una guerra senza fine.
Intanto il rappresentante speciale dell'interno del PCK accompagnò Norodom Sihanouk e moglie nelle terre liberate, come volle Pol Pot, che furono festeggiati dai cambogiani. Tutto questo serviva al leader Khmer per tenersi alleato il Principe. Norodom Sihanouk forte del sostegno del popolo, viaggiò per propaganda negli Stati a lui favorevoli in Asia, Africa ed Europa: il suo scopo era di convincere i paesi dell'ONU che il seggio cambogiano doveva essere presieduto dal GRUNK e non da Lon Nol; ci fu una votazione in merito al Palazzo di Vetro, che andò a favore del maresciallo al potere, soprattutto grazie alle pressioni degli USA. Nel frattempo i già non idilliaci rapporti con Ieng Sary e Sihanouk peggiorarono e quest’ultimo minacciò di dimettersi, ma la Cina fece naufragare il suo intento.
Il Vietnam del Nord continuò a premere sul tasto del negoziato, assieme altre nazioni amiche di Pol Pot come Algeria, Romania, Jugoslavia e anche la stessa Cina la quale, una volta fatti tornare a casa gli americani, poteva concentrarsi sulla minaccia vera incombente, il social-imperialismo sovietico.[23]
5.3.1 L'abbandono dei sentimenti
Dopo la dichiarazione di Norodom Sihanouk e del Presidente nordvietnamita Tôn Dùc Thắng, il 9 febbraio e per sei mesi gli USA bombardarono la Cambogia con oltre duecentocinquasettemila tonnellate di bombe, facendo riempire la capitale Phnom Penh di profughi provenienti dalle foreste e salvò il governo di Lon Nol. I Khmer rossi fecero abbandonare le abitazioni e imposero con la forza la collettivizzazione dei beni.
La collettivizzazione, secondo Pol Pot e i Khmer rossi avrebbe potuto difendere il loro regime: innanzitutto avrebbe razionalizzato il sistema agricolo arretrato della Cambogia, trasformandolo, da un insieme di piccole proprietà private contadine che producevano al limite della loro sussistenza in uno estensivo, con canali d' irrigazione e dighe che avrebbero irrigato i campi di riso cambogiani, le foreste avrebbero dovuto diventare terra coltivabili, creando così una produzione massiccia per sostenere le truppe militari o per essere venduta in modo da poter ulteriormente modernizzare i mezzi di produzione e centralizzare quest'ultima. Inoltre la collettivizzazione avrebbe aiutato a controllare quella larga fetta della popolazione cambogiana che col tempo era diventata ostile al regime. I Khmer rossi erano consci di questo mancato sostegno e speravano che il nuovo sistema potesse riavvicinare queste persone con un rapido miglioramento del loro tenore di vita[24]. Si doveva costruire una società pulita e onesta, la proprietà privata causava attaccamento al denaro e questo era, secondo la visione dei Khmer rossi, un comportamento disonesto. Vi fu anche un radicale cambiamento nel modo di pensare: la violenza cominciò a essere la strada maestra da seguire, i disertori, i nemici che una volta venivano graziati, venivano uccisi e considerati trofei. Le nuove direttive impongono di accettare durezza e sofferenza.[25]
Intanto nel fronte diplomatico, dopo gli accordi di Parigi, il Vietnam del Nord si trovava nei guai: Pol Pot rifiutando la negoziazione, mise pressione a Hanoi, che temendo di perdere la supremazia sui cambogiani, rispose interrompendo il flusso di armi. A sua volta Pol Pot reagì confinando i nordvietnamiti, considerandoli nemici, per poi giustiziarli.
Nel frattempo i Khmer rossi calcarono la mano con l'artiglieria occupando Kep sulla costa, circondando Takeo, arrivando a Skoun, avvicinandosi alla capitale. Le vie di comunicazione di Phnom Penh erano ormai poco sicure o interrotte per Lon Nol e i rifornimenti di viveri, carburante e munizioni erano assicurati ancora una volta dagli americani, che avevano finito i bombardamenti.
Hanoi si rese conto che i Khmer rossi ormai controllavano la maggior parte del territorio cambogiano e che era inutile insistere nel proporre soluzioni pacifiche a Pol Pot. fu riattivato lo scambio di armi, mentre nel Plenum del 1973 del Comitato Centrale, il PCK decise di considerare il Vietnam del Nord non un nemico, “ma come un amico in disaccordo”.[26]Pol Pot prese due decisioni: aumentò la pressione verso la capitale, distruggendo strade e ponti per preparare l'imminente offensiva e irrigidì la sicurezza per evitare di cadere sotto i tranelli delle spie governative. Le epurazioni colpirono anche la popolazione locale: furono fatti fuori tutti quelli che avevano studiato, furono costruite nuove prigioni, dove furono mandati i sospetti infiltrati, tra cui anche i monaci in arrivo da Phnom Penh, in pratica tutti quelli che non erano seguaci della rivoluzione venivano eliminati.[27]Gli avanzamenti verso la capitale continuarono inesorabili, ma la rivolta armata non era l'unico pensiero di Pol Pot. Pensava anche come porre in essere la rivoluzione socialista, di cui aveva già piantato le basi con la collettivizzazione e l'abolizione del commercio con l'estero. Era il momento della propaganda contro Sihanouk e far prevalere l'atteggiamento rivoluzionario.
5.4 La caduta di Lon Nol
Nella primavera del 1974 Lon Nol riconquistò la città di Oudong, capitale della Cambogia per duecentoquarantotto anni fino al 1866, liberata dai Khmer nel marzo, e fu l’ultima azione del maresciallo, prima di essere colpito dall'ictus il 9 febbraio successivo che gli lasciò paralizzato mezzo corpo dalla testa ai piedi e che lo costrinse alle cure in un ospedale a Honolulu fino a metà aprile[28]. Gli ultimi anni erano stati a dir poco burrascosi per il suo governo: depose perché considerava avversari l'uno dopo l'altro, Sirik Matak, Son Ngoc Thanh e Im Tam e fu rieletto solo grazie al fratello Lon Non, che truccò le elezioni.
Il PCK continuava a mangiare terreno ai governativi sia militarmente sia diplomaticamente: il governo di Lon Nol mantenne il seggio all’ONU per solo due voti. Dal primo aprile al 27 maggio, Khieu Samphân fece visita a Mao Tze-tung, con cui siglò un accordo tra Pechino e GRUNK, il quale prevedeva un aiuto militare da parte della Cina. Mao Tze-tung decise di aiutare i Khmer rossi per bilanciare le forze nella regione, preoccupato da un possibile accordo in Indocina tra URSS e Vietnam[29]. A dicembre Pol Pot in una riunione definì le disposizioni per l'attacco definito: il primo attacco avvenne il primo gennaio 1975 anche se andò male e le truppe Khmer vennero respinte; le cose andarono meglio nel secondo attacco: pochi giorno dopo, Son Sen guidò un plotone che riuscì a distruggere l'aeroporto e bloccò i rifornimenti, il 26 cominciarono gli spostamenti delle mine verso il Mekong, che furono usate il 5 febbraio contro le navi governative contenenti provviste. Ora Lon Nol era isolato. Ke Pauk riprese definitivamente il controllo dell'ex capitale il 25 febbraio 1975 e in marzo Pol Pot spostò il comando a una trentina di chilometri da Phnom Penh, A Sdok Toel.[30]
Francia e Giappone evacuarono tutto il personale dalla Cambogia, gli Stati Uniti attuarono il loro piano di evacuazione, l"operation Eagle Pull", ideato già quattro anni prima, in funzione del possibile fallimento prematuro del regime di Lon Nol. Il 10 aprile il personale dell'ambasciata USA fu trasferito nella Thailandia e due giorni dopo, Kissinger cercò inutilmente un accordo con Sihanouk, così che lo stesso giorno, dopo aver seminato tonnellate di bombe e migliaia di morti per tutta la Cambogia, gli USA abbandonano definitivamente il suolo Khmer con l'operazione Eagle Pull.
Scrisse Terzani:
Il messaggio è arrivato alle tre di notte nella capitale cambogiana. Alle sette l'operazione "tiro all'Aquila"è iniziata. Alle dieci tutto era finito. Ai cambogiani, cui era stato promesso ogni sorta di aiuto cinque anni fa, non è rimasto che meravigliarsi di questa fuga frettalosa, imbarazzata [...] dei loro alleati che avevano deciso di dimostrare qui, in Indocina, la loro determinazione a difendere una certa concezione del mondo[31]
Nel giorno del capodanno Khmer, domenica 13 aprile[32], diventò capo del Supremo consiglio nazionale il comandante dell'esercito Sak Sutsakhan. La festa per il nuovo anno fece cessare temporaneamente le ostilità, fino all'alba del lunedì, mentre Ta Mok arrivò a dieci chilometri dalla capitale, a Takmau. Il 16 aprile il Supremo consiglio nazionale annunciò di abbandonare la città per trasferirsi al confine con la Thailandia, ma gli elicotteri che dovevano trasferire il consiglio non si alzarono: all'alba i dirigenti del governo trattarono con i Khmer rossi la loro resa.[33]
Pace.
[1]P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, pp. 265-266.
[2] P. Short, Pol Pot, cit., p. 270.
[3] P. Short, Pol Pot, cit., p. 272.
[4] Kent State Univesity <www.kent.edu/about/history/may4/index.cfm>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[5] P. Short, Pol Pot, cit., p. 273.
[6] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 284-285.
[7] B.Tho Nguon e D. Siragusa (a cura di), Cercate l’Angkar, il terrore dei Khmer rossi raccontato da un sopravvissuto cambogiano, Santacroce sull’Arno Pisa, Circolo il Grandevetro/Jaka Book 2004, p. 25.
[8]P. Short, Pol Pot, cit., p. 286.
[9] dall'articolo In Memoriam: the Innocent Victims of 8/6/45 and 9/11/01 del Prof. William A Cox dell’Università di La Verne LA, California <http://www.drwilliamacook.com/reflections.htm>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[10] Mikoyan Gurevich MiG-17, aereo da caccia russo usato nelle battaglie aerea contro i cacciabombardieri statunitensi dal sito del museo di Varsaia <www.warhawkairmuseum.org/airplane/6>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[11] T-28s, aereo d'addestramento fornito dagli USA a Norodom Sihanouk nel 1963 dal sito Fondazione Trojan <http://www.t28trojanfoundation.com/Vietnam.html>, ultima visione: 09 ottobre 2012
[12] N.Chomsky e E. S. Herman (a cura di), La Washington connection e il fascismo nel Terzo mondo, Volume 1, Milano, Dalai Editore 2005, p. 121.
[13] O. Fallaci, Saigon e Via, Milano, RCS Libri 2010, pp. 127-129.
[14] Vero nome era Nguyễn Văn Cúc ed era conosciuto in Cambogia come Hay So.
[15] Vero nome era Trần Khuy.
[16] P. Short, Pol Pot, cit., p. 299.
[17] P. Short, Pol Pot, cit., p. 308.
[18] Ivi, p. 318.
[19] Traduzione : "Mi sputeranno come il nocciolo di una ciliega dopo aver preso il potere" dall'articolo Prince and Cherry Pit dal New York Times del 14 agosto 1973 <http://www.legacy.com/obituaries/nytimes/obituary.aspx?pid=160465293#fbLoggedOut, 24>, ultima visione: 21 ottobre 2012.
[20] P. Short, Pol Pot, cit., p. 322.
[21] O. D. Westad, Third Indochina War: From War to Peace to War, New York , Odd Arn Westad and Sophie Quinn-Judge Editore 2006 , p. 170.
[22] Fu insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1973 assieme Henry Kissinger in qualità di negoziatori dei colloqui che portarono alla fine del conflitto nel Vietnam. Rifiutò il premio perché la guerra non era ancora finita e la pace non ancora firmata.
[23] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 323- 325.
[24] B.A. Valentino, Final Solutions: Mass Killing and Genocide in the Twentieth Century, New York, Cornell University Press 2004, pp. 134-135.
[25] P. Short, Pol Pot, cit., p. 331.
[26] B. Kiernan, How Pol Pot came to power, a history of communism in Kampuchea, 1930-1970, Ann Arbor MI, Verso Book 1985, p. 388.
[27] P. Short, Pol Pot, cit., p. 340.
[28] E. Becker, When The War Was Over: Cambodia And The Khmer Rouge Revolution, Revised Edition, New York , Pubblic Affairs 2004, p. 141.
[29] J. M. Hanhimaki, The Flawed Architect: Henry Kissinger and American Foreign Policy, New York , Oxford University Press 2004, p. 335.
[30] P. Short, Pol Pot, cit., p. 349.
[31] T.Terzani , Fantasmi Dispacci dalla Cambogia, Milano, Longanesi 2008, p. 113.
[32] A.Galli, I Paesi extraeuropei. Manuale di geografia turistica, Milano, FAG 2002, p. 207.
[33] P. Short, Pol Pot, cit., p. 352.
5.1 Le reazioni al colpo di Stato
Saloth Sâr apprese del Golpe mentre si trova a Pechino, mentre Norodom Sihanouk fu informato dal primo Ministro sovietico Alexei Kosygin, il quale gli fece sapere che Mosca non gli avrebbe concesso asilo politico.
La Cina invece reagì diversamente: era il principale fornitore di armi del vietnam ma Mao Tse-tung non aveva digerito la decisione di Lê Duẩn di intavolare le trattative di pace a Parigi, considerando il gesto un primo passo verso il dominio globale americano-sovietico; il Grande Maestro aveva paura che il regime filo-americano a Phnom Penh sarebbe col tempo crollato allargando l'egemonia sovietica in tutta l'Indocina. Zhou Enlai disse a Sihanouk che la Cina era disposta a dargli tutta la loro protezione. Il Principe tramite Radio Pechino proclamò la vendetta cambogiana. A Pechino il 21 marzo arrivò il Primo Ministro nordvietnamita Phạm Văn Đồng e propose a Norodom Sihanouk la possibilità di collaborare con i Khmer rossi; ottenuta una risposta positiva, Phạm Văn Đồng incontrò Saloth Sâr, spiegando che una loro alleanza avrebbe evitato di trasformare la Cambogia nel campo di battaglia come vent'anni prima.[1]
Firmato l’accordo tra Sâr e Sihanouk, quest’ultimo il 23 marzo annunciò la costituzione del FUNK - Front Uni National des Khmers e una vera e propria dichiarazione di guerra, chiedendo ai cambogiani di attaccare il governo di Lon Nol. Si stava lavorando alla formazione di un vero e proprio esercito e al GRUNK - Gouvernment Royal d'Union Nationale du Kampuchea, un governo senza colore ma dichiaratamente progressista e promotore di giustizia sociale, eguaglianza e fratellanza per i Khmer.
Il GRUNK nacque ufficialmente il 5 maggio e venne riconosciuto subito da Cina, Corea del Nord, Vietnam del Nord, Cuba e altri stati meno importanti dal Terzo Mondo. Aveva sede all’Youyi Binguan, un ostello dell'amicizia a nord-ovest di Pechino.
Questa era la sua composizione:
Primo Ministro: Penn Nouth
Vice: Keat Chhon
Vice e Ministro della Difesa: Khieu Samphân
Ministro degli Esteri: Sarin Chhak
Vice: Pok Deuskomar
Ministro delle Informazioni: Hu Nim
Vice: Tiv Ol
Ministro dell'Interno e delle Cooperative: Hou Youn
Vice: Vorn Vet
Ministro dell'Economia e Finanza: Thiounn Mumm
Vice: Koy Thuon
Ministro delle Missioni Speciali: Chau Seng
Ministro del Coordinamento: Thiounn Prasith
Ministro dell'Istruzione e della Gioventù: Chan Yourann
Vice: Khieu Thirith
Ministro degli Armamenti Speciali: Duong Sam Ol
Ministro della Giustizia: Chea San, poi Norodom Phurissara
Ministro dei Riti e degli Affari Religiosi: Chey Chum
Ministro dei Lavori Pubblici: Hout Sambath
Ministro della Sanità Pubblica: Ngo Hou
Vice: Chou Chet[2]
Tutte le spese erano coperte dai cinesi, i quali offrirono sia a Sihanouk sia ai Khmer rossi due budget distinti di spesa da cinque milioni di dollari ciascuno. I Khmer rossi riuscirono a comprare armi direttamente dai funzionari facilmente corruttibili dell'esercito di Lon Nol attraverso l'utilizzo del sentiero Hồ Chí Minh. La separatezza in due conti diversi stava a significare che la Cina considerava le parti facenti parte dello stesso progetto, ma comunque due fazioni ben distinte tra loro.
L'aprile del 1970 fu un mese importante. Sâr viaggiò a Hanoi e, durante la sua assenza Noun Chea accettò la proposta dei Việt Cộng presenti nelle zone rurali di formare un unico fronte. Saloth Sâr arrivò da Phạm Văn Đồng e i due si accordarono sulla vendita di armi e il leader Khmer mise subito le cose in chiaro: a lui servivano armi e non uomini, sapeva che i nordvietnamiti fossero diventati i padroni del corpo d'armata, avrebbero costituito un'insidia, una volta vinto il nemico Lon Nol.[3]
Intanto in Cambogia più di quarantamila Việt Cộng controllavano la zona nord-est da Ratanakiri a Strung Treng, la zona a nord di Phnom Penh del Kampong Cham e la zona sud di Kampot. A parte il nord-est, dove esisteva una solida presenza Khmer, nel resto del paese vi era una forte contaminazione Việt Cộng. Il PCK aveva il timore che una volta finita la guerra, i vietnamiti si fossero ritirati lasciandoli da soli ma era spaventato anche dall’ipotesi che se contrariamente avessero deciso di rimanere, li avrebbero sottomessi.
Nixon, visto i pericolosi avanzamenti Việt Cộng, ordinò alle forze alleate di cominciare con dei rastrellamenti con il pretesto di farne fuori il più possibile, anche se il vero intento di dar respiro all'amico Lon Nol. Nell'immediato fu un successo perché vennero uccisi migliaia di Việt Cộng ma nel lungo periodo si rivelò un boomerang per l'inquilino della Casa Bianca; la scia di morti gli scagliò contro l'opinione pubblica, protesta che culminò nel sangue il 4 maggio 1970 nella Kent State University, città di Kent, contea di Portage nell'Ohio dove quattro studenti, Allison Krause, Jeffrey Miller, Sandra Scheurer e Williams Schroeder vennero uccisi negli scontri con la Guardia Nazionale durante una manifestazione contro l'invasione statunitense della Cambogia[4] .
Nixon dopo la sentenza della Corte Suprema, dovette porre fine all’"Operazione Menù", lasciando disseminati migliaia di Việt Cộng in tutta la nazione e Lon Nol in una posizione scomoda: il maresciallo non poteva più dire, che Norodom Sihanouk era un lacchè degli americani, perché ora si affidava agli alleati di Saigon[5].
5.2 La guerra civile
Una settimana dopo il colpo di Stato iniziarono gli scontri tra contadini e governanti e a Phnom Penh venne ucciso il fratellastro di Lon Nol, Lon Nil. L'appello di Norodom Sihanouk del 23 marzo fece molti seguaci nelle province del nord-ovest, dove il commando dell'esercito disertò unendosi alla resistenza, mentre nella capitale il ceto medio appoggiava Lon Nol, sentendosi liberati dal "Principe Playboy”.
Lon Nol cominciò con la "pulizia etnica" contro i vietnamiti: tutti i maschi sopra i quindici anni furono fucilati e le donne violentate. A metà aprile si contavano già centinaia di morti. Questo massacro fu mascherato dal governo giustificando i morti come vittime di scontri con i Việt Cộng.
Lon Nol annunciò una guerra totale contro i comunisti vietnamiti, definiti i veri nemici di Buddha; nel corso dell'anno venticinquemila vietnamiti, abitanti della Cambogia furono costretti a lasciare casa e vennero confinanti in campi di sterminio per poi essere uccisi. Commise un grande errore quando annunciò che la monarchia sarebbe stata abolita: la popolazione cambogiana aveva ancora una mentalità retrograda, quasi medievale e il Principe, anche se senza trono, nella tradizione buddhista era il "Signore della vita", chi teneva in vita la Cambogia, senza di lui sarebbero andati in miseria le risaie e i raccolti. I Khmer non erano ancora pronti alla concezione di Repubblica, Lon Nol e il fratello Lon Non avevano tentato una rivisitazione del buddhismo che non poteva aver successo.
Al delirio di Lon Nol, seguì quello Saloth Sâr: per il primo tutti i vietnamiti erano comunisti, per il secondo tutti gli stranieri erano nemici.
Saloth Sâr si diresse verso il K-5 senza la sua scorta vietnamita, dove trascorse due mesi con la moglie Khieu Ponnary, la quale nel frattempo era stata colpita da schizofrenia paranoide cronica, e l "amico Pâng" dove organizzò la discesa nelle pianure. In questa fase Sâr decide di cambiare i nomi dei dirigenti Khmer: lui d’ora in poi sarà Pol Pot, l'assistente Phi Phoun sarà Cheam, Son Senn sarà Khieu.[6]
Saloth Sâr non rivelò mai perché scelse quel nome: poteva derivare dal fatto i Pol erano gli schiavi reali con possibile riferimento all'alleanza di Sâr con Norodom Sihanouk, oppure da Khmer daeum (Vecchio Khmer) allo pseudonimo che usava a Parigi perché i Pol erano i Khmer daeum. Il nome viene anche considerato l’acronimo di Politique Potentiel.[7]
Il viaggio verso sud fu lungo e il gruppo arrivò a destinazione a settembre, al confine tra Kratie e Kompong Thom, dove si trovava il comando di Koy Thuon e qui fu convocata una riunione della Commissione Permanente del PCK, in cui erano presenti tutti i dirigenti, Pol Pot, Noun Chea e So Phim, ma non Khieu Samphân. La risoluzione varò la politica de “il principio del possesso dell'indipendenza”, scopo del partito per i prossimi anni, mentre Ieng Sary fu eletto rappresentante speciale dell'interno con funzioni di politica estera, specialmente per gli incontri con Hanoi e Pechino.
Intanto a Phnom Penh Norodom Sihanouk fu condannato a morte e davanti al Palazzo Reale Lon Nol, Sirik Matak e il Presidente dell'Assemblea Nazionale, In Tam, proclamarono ufficialmente la nascita della Repubblica Khmer.[8]
5.2.1 Primi scontri tra Khmer rossi e Lon Nol Nella prima metà degli anni Sessanta i Khmer rossi si trovano a combattere su quattro fronti: contro gli americani, contro il governo di Lon Nol, contro gli alleati vietnamiti e contro diplomatico fra Norodom Sihanouk a Pechino.
Il primo nemico, il più insidioso, arrivava dall'alto e bombardava con i B-52. Il Pentagono, dopo essersi accorto che l'operazione Menù aveva prodotto più problemi che soluzioni, ricominciò a martellare il suolo cambogiano, dando vita all' operazione Freedom Deal, mantenuta segreta dal Congresso americano e dalla censura della stampa, come affermò Noam Chomsky nel libro "Capire il Potere", che durò fino al 15 agosto 1973, per uccidere i Việt Cộng e i Khmer rossi ma facendo strage di civili.
Osservò William A Cox:
Consider these statistics: the Germans "dropped 80,000 tons of bombs on Britain in more than five years"; America dropped over 100,000 tons in a month on Indochina, and between Lyndon Johnson and Nixon, America delivered "7 million tons of bombs on Vietnam, Cambodia and Laos," far more than we, and the British, unleashed on Germany and Japan in all of WWII. Nixon found reason for this devastation in his anger that North Vietnam had broken off peace talks in Paris[9]
Gli USA sganciarono solo in un mese più di quanto sganciò l'aviazione del Terzo Reich in cinque anni in Inghilterra. Centinaia di abitanti delle zone colpite si spostarono nella capitale. Phnom Penh passò dai seicentocinquantamila abitanti prima del colpo di Stato ai due milioni all'inizio del 1975, mentre i Khmer rossi proseguivano verso le foreste. Oltre metà del territorio era ora in mano comunista.
Oltre agli USA, i comunisti della Kampuchea avevano un secondo nemico, l'esercito terrestre del governo di Lon Nol. Le parti si scontrarono nelle battaglie, note con il nome di Operazione Chenla I e Chenla II a cui Lon Nol dette una valenza spirituale, presentandole come le lotte contro gli atei ma dove l'esercito governativo di Um Savuth subì delle pesanti sconfitti con centinaia di morti e perdita di armi. Quasi tutte le battaglie in Cambogia tra il 1970 e il 1971 furono combattute dai vietnamiti, i Khmer servivano per far numero o per occupare i terreni già liberati. Fu la brigata vietnamita Đặc Công che sferrò l'attacco all'aeroporto militare a Phnom Penh distruggendo l'intera forza aerea di Lon Nol formata da dieci MiG-17,[10]cinque T-28[11] dieci aerei da trasporto e due depositi di munizioni. Lon Nol non perse solo grazie all'aiuto dell'esercito statunitense, i cui attacchi aerei avevano solo lo scopo di causare morti tra i ribelli e ritardare il crollo del governo amico[12] ma a differenza dei comunisti, non poteva contare nell'appoggio delle truppe terrestri americani; questo era politicamente impossibile anche per Nixon. Questo fu un altro errore , questa volta fatale di Lon Nol e Sirik Matak: avevano puntato tutto sull'appoggio alleato non capendo che la dottrina Nixon, nel suo intento non voleva invischiarsi ancor di più nella guerra indocinese, ma, anzi tirarsene fuori al più presto, attraverso la “vietnamizzazione della guerra”, ossia addestrando le truppe vietnamite per lasciare queste il proseguimento del conflitto e portando a casa soldati vivi, avendone già rispediti a casa più di cinquantamila in bare avvolte nella Old Glory. Nixon dichiarò sempre che i bombardamenti sulla Cambogia erano delle spedizioni punitive per stanare i nemici e una volta sconfitti, gli USA si sarebbero ritirati dalla terra Khmer[13].
5.2.2
L'arrivo a Dangdka Pol Pot, la moglie e un gruppo di un centinaio di persone guidate da Koy Thoun arrivarono a Speu, nella provincia di Kampong Speu, confinante con la municipalità di Phnom Penh. L'obiettivo era la costruzione di un esercito comunista Khmer e di un governo che gestisse la guerra una volta terminati gli accordi di pace di Parigi e il ritiro delle forze vietnamite.
Una linea strategica pensata su tre fronti. Su quello militare basandosi sul principio festina lente, con lenti e progressivi avanzamenti, continuando a respingere gli attacchi delle forze governative. Sul fronte alleato, dopo una riunione tra Pol Pot e Noun Chea con i capi alleati Nguyễn Văn Linh[14], e generale Thượng tướng Trần Nam Trung[15] si decise che i vietnamiti si sarebbero ritirati appena fosse stato possibile sostituirli con i Khmer nelle zone liberate e l’avvio dell’addestramento militare dei cambogiani in modo da metterli a capo il più presto nei reparti in cui vi erano ancora battaglioni misti Khmer-Việt Cộng. Il terzo aspetto, quello forse più importante riguardava la politica e l'indottrinamento al partito: furono ammessi solo i contadini poveri, quelli che non avevano abbastanza riso da mangiare.[16]
La segretezza era la priorità della base, nessuno vi poteva accedere, era esclusivamente accessibile ai capi, fu vietato muoversi senza scorta.
Nel gennaio 1971 il Comitato Centrale riunito decise di mantenere i buoni rapporti con i vietnamiti per distruggere il nemico comune e per interrompere le comunicazioni ai reparti governativi e isolarli dall'alleato sudvietnamita, l’obiettivo era di sottrarre armi per avere forze sufficienti per arrivare all'indipendenza. Il Comitato Centrale aveva anche costituito, sulla falsariga dei Việt Minh tre livelli di forza militare: i Chhlorp, le ronde di villaggio con funzioni di milizia; le truppe regionali, per la difesa del territorio e il contingente principale, che aveva come scopo ultimo la sostituzione del contingente Việt Cộng quando questi avrebbero lasciato campo.
Il PCK aveva una necessità: mantenere ad ogni costo il controllo del movimento rivoluzionario.
5.2.3 La creazione del Nuovo Popolo
Per i primi due anni dopo il colpo di Stato di Lon Nol, i Khmer rossi erano amici dei contadini, i quali ignoranti su cosa fosse il socialismo vedevano in Ângkar qualcosa su cui poter contare. Chi si dimostrava a loro favore non aveva problemi e poteva vivere tranquilli, l'unico disagio era di non poter muovesi da soli per essere controllati ed evitare fughe, ma ai contadini si raccontava che si trattavano di norme di sicurezza; chi invece si dimostrava a loro ostile veniva ucciso. Dopo la riunione di maggio le cose cambiarono.
L'obiettivo era di livellare lo stile di vita di tutti a quello dei contadini poveri e di creare il nuovo cittadino cambogiano attraverso l'eliminazione dell'individualismo e dell'egoismo, caratteristica della gente Khmer. I tentativi dei cambogiani di organizzarsi in villaggi erano sempre falliti storicamente a causa del loro egocentrismo. Per Pol Pot ciò che poteva distruggere questa qualità era la rivoluzione.
I dirigenti Khmer imposero a loro la critica e l'autocritica attraverso le cosiddette "riunioni di stile di vita" in cui i membri di ogni reparto si riunivano, alcuni una volta o due la settimana, altri tutte le sere in cui confessavano le loro mancanze, le loro disattenzioni al più anziano. Erano ammesse anche azioni di spionaggio in cui uno accusava l'altro magari di non aver adempiuto il suo ordine o di far sottratto cibo dalle dispense comuni, così facendo ci si spogliava di tutto quello era il privato e personale, annullandosi come persona e dando tutto al Partito.[17]
5.3 I trattati di pace
All'inizio del 1972 i rapporti tra cambogiani e vietnamiti nei reparti armati cominciarono a deteriorarsi, causando il ritiro delle truppe di Hanoi, anche se il gesto fu visto con diffidenza sia in Pol Pot sia da Ivan Ščerbakov, ambasciatore sovietico a Hanoi, perché i dirigenti nordvietnamiti parlavano ancora del vecchio sogno di una federazione socialista indocinese quindi il leader cambogiano spinse per consolidare le proprie forze sia nel campo militare sia in quello politico in vista di un’azione nordvietnamita.[18]
A preoccupare il PCK era anche il fatto che Washington e Hanoi avevano improvvisamente accelerato nei colloqui di pace e per la prima volta si aprì uno spiraglio per un negoziato; ora se Hanoi avesse firmato la pace con Nixon, il PCK non avrebbe più nessun legame con comunisti vietnamiti, e avrebbe avuto via libera per seguire qualsiasi linea politica. Tuttavia gli USA, una volta trattato con i vicini, avrebbero potuto farlo anche con la Cambogia, piano che non rientrava nel progetto polpottiano.
Nixon nella primavera volò da Mao Tze-tung per trattare una linea strategica con la Cina contro Mosca e secondo Pol Pot, l'uomo della vietnamizzazione del conflitto avrebbe sfruttato l'occasione per giungere a un accordo con Sihanouk , il quale intanto da Pechino, si comportava come il vero leader della Cambogia, dalla radio esortava il popolo alla resistenza, incontrava diplomatici e giornalisti ma non aveva contatti con i Khmer rossi. I rari contatti con il PCK erano i messaggi che otteneva da Khieu Samphân trasmessi tramite il ministero degli esteri cinese. Sapeva benissimo che il FUNK sarebbe esistito fino al momento in cui avevano bisogno di lui, poi:
''spit me out like a cherry stone once they took power"[19]
Quando Ieng Sary arrivò a Pechino con l’incarico di rappresentante speciale dell'interno del PCK, il ruolo del Principe divenne sempre più di facciata. Sary cercò di imporre la linea del partito a Son Ngoc Minh e a tutti i dissidenti che avevano riparato nel Vietnam del Nord, per poi predisporre una linea di contatto tra Pol Pot e quello che sarà il ministero degli esteri dei Khmer rossi. Ieng Sary doveva mantenere i collegamenti tra PCK con Pechino e Hanoi, vegliare sulla politica estera del GRUNK e controllare che il lavoro di Norodom Sihanouk fosse in linea con quello del partito dal momento visto che i rapporti tra nordvietnamiti e Khmer rossi si stavano sfaldando.
L'accordo di pace sul Vietnam era ormai alle porte e questo aggravò i rapporti tra Norodom Sihanouk e i suoi alleati comunisti; il Principe, negoziando la pace con l'aiuto americano e cinese sarebbe potuto tornare a Phnom Penh e guidare un governo composto dai moderati del regime di Lon Nol e con Khieu Samphân, Hou Youn e Hu Nim. Questa soluzione trovava d'accordo la Cina e il Vietnam del Nord, mentre Pol Pot non si muoveva dalla sua linea: qualsiasi cosa avessero fatto i nordvietnamiti, i Khmer rossi avrebbero continuato a combattere, piano che venne ribadito anche a Phạm Hùng, nuovo capo dei Việt Cộng. Il principale negoziatore nordvietnamita ai colloqui di pace a Henry Kissinger poteva garantire l'appoggio del Patheo Lao per un accordo di pace ma non quello dei Khmer rossi.[20]
Il 24 gennaio 1973, tre giorni prima della firma degli accordi di Parigi, Phạm Hùng incontrò Pol Pot per presentargli il testo. I Khmer rossi non volevano firmare accordi con Lon Nol e temevano, non solo che i nordvietnamiti stessero trattando con gli americani alle loro spalle, ma che, una volta firmata la pace, da questa ne avrebbero potuto tranne giovamento solo Sihanouk, coperto sia da cinesi e nordvietnamiti sia dagli americani e dai francesi. I nordvietnamiti ebbero una premonizione di quando stava accadendo e ne ottennero la conferma quando Ieng Sary non accettò di firmare l'accordo continuando a ripetere che le rivolte in Laos, Vietnam e in Cambogia erano tra loro collegate e dipendenti. Mentre il Laos il 21 febbraio siglò l'Accord sur le rétablissement de la paix et la réalisation de la concorde nationale au Laos, per la Cambogia le cose andarono diversamente.[21]
Qualche giorno prima Sihanouk volle incontrare Henry Kissinger, al quale promise una conciliazione entro tempi brevi con Washington se gli USA riconoscevano la Kampuchea del GRUNK indipendente e non allineata. Hanoi fece marcia indietro e il 7 febbraio una dichiarazione congiunta del GRUNK e del Vietnam del Nord dichiarava la continuazione della guerra in terra Khmer. Lê Ðức Thọ[22] tramite Ieng Sary, volle incontrare Pol Pot per trovare una soluzione diplomatica e l'accordo su come Cina, Cambogia e Vietnam del Nord dovevano agire per far cadere gli USA, altrimenti si andava incontro ad una guerra senza fine.
Intanto il rappresentante speciale dell'interno del PCK accompagnò Norodom Sihanouk e moglie nelle terre liberate, come volle Pol Pot, che furono festeggiati dai cambogiani. Tutto questo serviva al leader Khmer per tenersi alleato il Principe. Norodom Sihanouk forte del sostegno del popolo, viaggiò per propaganda negli Stati a lui favorevoli in Asia, Africa ed Europa: il suo scopo era di convincere i paesi dell'ONU che il seggio cambogiano doveva essere presieduto dal GRUNK e non da Lon Nol; ci fu una votazione in merito al Palazzo di Vetro, che andò a favore del maresciallo al potere, soprattutto grazie alle pressioni degli USA. Nel frattempo i già non idilliaci rapporti con Ieng Sary e Sihanouk peggiorarono e quest’ultimo minacciò di dimettersi, ma la Cina fece naufragare il suo intento.
Il Vietnam del Nord continuò a premere sul tasto del negoziato, assieme altre nazioni amiche di Pol Pot come Algeria, Romania, Jugoslavia e anche la stessa Cina la quale, una volta fatti tornare a casa gli americani, poteva concentrarsi sulla minaccia vera incombente, il social-imperialismo sovietico.[23]
5.3.1 L'abbandono dei sentimenti
Dopo la dichiarazione di Norodom Sihanouk e del Presidente nordvietnamita Tôn Dùc Thắng, il 9 febbraio e per sei mesi gli USA bombardarono la Cambogia con oltre duecentocinquasettemila tonnellate di bombe, facendo riempire la capitale Phnom Penh di profughi provenienti dalle foreste e salvò il governo di Lon Nol. I Khmer rossi fecero abbandonare le abitazioni e imposero con la forza la collettivizzazione dei beni.
La collettivizzazione, secondo Pol Pot e i Khmer rossi avrebbe potuto difendere il loro regime: innanzitutto avrebbe razionalizzato il sistema agricolo arretrato della Cambogia, trasformandolo, da un insieme di piccole proprietà private contadine che producevano al limite della loro sussistenza in uno estensivo, con canali d' irrigazione e dighe che avrebbero irrigato i campi di riso cambogiani, le foreste avrebbero dovuto diventare terra coltivabili, creando così una produzione massiccia per sostenere le truppe militari o per essere venduta in modo da poter ulteriormente modernizzare i mezzi di produzione e centralizzare quest'ultima. Inoltre la collettivizzazione avrebbe aiutato a controllare quella larga fetta della popolazione cambogiana che col tempo era diventata ostile al regime. I Khmer rossi erano consci di questo mancato sostegno e speravano che il nuovo sistema potesse riavvicinare queste persone con un rapido miglioramento del loro tenore di vita[24]. Si doveva costruire una società pulita e onesta, la proprietà privata causava attaccamento al denaro e questo era, secondo la visione dei Khmer rossi, un comportamento disonesto. Vi fu anche un radicale cambiamento nel modo di pensare: la violenza cominciò a essere la strada maestra da seguire, i disertori, i nemici che una volta venivano graziati, venivano uccisi e considerati trofei. Le nuove direttive impongono di accettare durezza e sofferenza.[25]
Intanto nel fronte diplomatico, dopo gli accordi di Parigi, il Vietnam del Nord si trovava nei guai: Pol Pot rifiutando la negoziazione, mise pressione a Hanoi, che temendo di perdere la supremazia sui cambogiani, rispose interrompendo il flusso di armi. A sua volta Pol Pot reagì confinando i nordvietnamiti, considerandoli nemici, per poi giustiziarli.
Nel frattempo i Khmer rossi calcarono la mano con l'artiglieria occupando Kep sulla costa, circondando Takeo, arrivando a Skoun, avvicinandosi alla capitale. Le vie di comunicazione di Phnom Penh erano ormai poco sicure o interrotte per Lon Nol e i rifornimenti di viveri, carburante e munizioni erano assicurati ancora una volta dagli americani, che avevano finito i bombardamenti.
Hanoi si rese conto che i Khmer rossi ormai controllavano la maggior parte del territorio cambogiano e che era inutile insistere nel proporre soluzioni pacifiche a Pol Pot. fu riattivato lo scambio di armi, mentre nel Plenum del 1973 del Comitato Centrale, il PCK decise di considerare il Vietnam del Nord non un nemico, “ma come un amico in disaccordo”.[26]Pol Pot prese due decisioni: aumentò la pressione verso la capitale, distruggendo strade e ponti per preparare l'imminente offensiva e irrigidì la sicurezza per evitare di cadere sotto i tranelli delle spie governative. Le epurazioni colpirono anche la popolazione locale: furono fatti fuori tutti quelli che avevano studiato, furono costruite nuove prigioni, dove furono mandati i sospetti infiltrati, tra cui anche i monaci in arrivo da Phnom Penh, in pratica tutti quelli che non erano seguaci della rivoluzione venivano eliminati.[27]Gli avanzamenti verso la capitale continuarono inesorabili, ma la rivolta armata non era l'unico pensiero di Pol Pot. Pensava anche come porre in essere la rivoluzione socialista, di cui aveva già piantato le basi con la collettivizzazione e l'abolizione del commercio con l'estero. Era il momento della propaganda contro Sihanouk e far prevalere l'atteggiamento rivoluzionario.
5.4 La caduta di Lon Nol
Nella primavera del 1974 Lon Nol riconquistò la città di Oudong, capitale della Cambogia per duecentoquarantotto anni fino al 1866, liberata dai Khmer nel marzo, e fu l’ultima azione del maresciallo, prima di essere colpito dall'ictus il 9 febbraio successivo che gli lasciò paralizzato mezzo corpo dalla testa ai piedi e che lo costrinse alle cure in un ospedale a Honolulu fino a metà aprile[28]. Gli ultimi anni erano stati a dir poco burrascosi per il suo governo: depose perché considerava avversari l'uno dopo l'altro, Sirik Matak, Son Ngoc Thanh e Im Tam e fu rieletto solo grazie al fratello Lon Non, che truccò le elezioni.
Il PCK continuava a mangiare terreno ai governativi sia militarmente sia diplomaticamente: il governo di Lon Nol mantenne il seggio all’ONU per solo due voti. Dal primo aprile al 27 maggio, Khieu Samphân fece visita a Mao Tze-tung, con cui siglò un accordo tra Pechino e GRUNK, il quale prevedeva un aiuto militare da parte della Cina. Mao Tze-tung decise di aiutare i Khmer rossi per bilanciare le forze nella regione, preoccupato da un possibile accordo in Indocina tra URSS e Vietnam[29]. A dicembre Pol Pot in una riunione definì le disposizioni per l'attacco definito: il primo attacco avvenne il primo gennaio 1975 anche se andò male e le truppe Khmer vennero respinte; le cose andarono meglio nel secondo attacco: pochi giorno dopo, Son Sen guidò un plotone che riuscì a distruggere l'aeroporto e bloccò i rifornimenti, il 26 cominciarono gli spostamenti delle mine verso il Mekong, che furono usate il 5 febbraio contro le navi governative contenenti provviste. Ora Lon Nol era isolato. Ke Pauk riprese definitivamente il controllo dell'ex capitale il 25 febbraio 1975 e in marzo Pol Pot spostò il comando a una trentina di chilometri da Phnom Penh, A Sdok Toel.[30]
Francia e Giappone evacuarono tutto il personale dalla Cambogia, gli Stati Uniti attuarono il loro piano di evacuazione, l"operation Eagle Pull", ideato già quattro anni prima, in funzione del possibile fallimento prematuro del regime di Lon Nol. Il 10 aprile il personale dell'ambasciata USA fu trasferito nella Thailandia e due giorni dopo, Kissinger cercò inutilmente un accordo con Sihanouk, così che lo stesso giorno, dopo aver seminato tonnellate di bombe e migliaia di morti per tutta la Cambogia, gli USA abbandonano definitivamente il suolo Khmer con l'operazione Eagle Pull.
Scrisse Terzani:
Il messaggio è arrivato alle tre di notte nella capitale cambogiana. Alle sette l'operazione "tiro all'Aquila"è iniziata. Alle dieci tutto era finito. Ai cambogiani, cui era stato promesso ogni sorta di aiuto cinque anni fa, non è rimasto che meravigliarsi di questa fuga frettalosa, imbarazzata [...] dei loro alleati che avevano deciso di dimostrare qui, in Indocina, la loro determinazione a difendere una certa concezione del mondo[31]
Nel giorno del capodanno Khmer, domenica 13 aprile[32], diventò capo del Supremo consiglio nazionale il comandante dell'esercito Sak Sutsakhan. La festa per il nuovo anno fece cessare temporaneamente le ostilità, fino all'alba del lunedì, mentre Ta Mok arrivò a dieci chilometri dalla capitale, a Takmau. Il 16 aprile il Supremo consiglio nazionale annunciò di abbandonare la città per trasferirsi al confine con la Thailandia, ma gli elicotteri che dovevano trasferire il consiglio non si alzarono: all'alba i dirigenti del governo trattarono con i Khmer rossi la loro resa.[33]
Pace.
[1]P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, pp. 265-266.
[2] P. Short, Pol Pot, cit., p. 270.
[3] P. Short, Pol Pot, cit., p. 272.
[4] Kent State Univesity <www.kent.edu/about/history/may4/index.cfm>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[5] P. Short, Pol Pot, cit., p. 273.
[6] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 284-285.
[7] B.Tho Nguon e D. Siragusa (a cura di), Cercate l’Angkar, il terrore dei Khmer rossi raccontato da un sopravvissuto cambogiano, Santacroce sull’Arno Pisa, Circolo il Grandevetro/Jaka Book 2004, p. 25.
[8]P. Short, Pol Pot, cit., p. 286.
[9] dall'articolo In Memoriam: the Innocent Victims of 8/6/45 and 9/11/01 del Prof. William A Cox dell’Università di La Verne LA, California <http://www.drwilliamacook.com/reflections.htm>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[10] Mikoyan Gurevich MiG-17, aereo da caccia russo usato nelle battaglie aerea contro i cacciabombardieri statunitensi dal sito del museo di Varsaia <www.warhawkairmuseum.org/airplane/6>, ultima visione: 09 ottobre 2012.
[11] T-28s, aereo d'addestramento fornito dagli USA a Norodom Sihanouk nel 1963 dal sito Fondazione Trojan <http://www.t28trojanfoundation.com/Vietnam.html>, ultima visione: 09 ottobre 2012
[12] N.Chomsky e E. S. Herman (a cura di), La Washington connection e il fascismo nel Terzo mondo, Volume 1, Milano, Dalai Editore 2005, p. 121.
[13] O. Fallaci, Saigon e Via, Milano, RCS Libri 2010, pp. 127-129.
[14] Vero nome era Nguyễn Văn Cúc ed era conosciuto in Cambogia come Hay So.
[15] Vero nome era Trần Khuy.
[16] P. Short, Pol Pot, cit., p. 299.
[17] P. Short, Pol Pot, cit., p. 308.
[18] Ivi, p. 318.
[19] Traduzione : "Mi sputeranno come il nocciolo di una ciliega dopo aver preso il potere" dall'articolo Prince and Cherry Pit dal New York Times del 14 agosto 1973 <http://www.legacy.com/obituaries/nytimes/obituary.aspx?pid=160465293#fbLoggedOut, 24>, ultima visione: 21 ottobre 2012.
[20] P. Short, Pol Pot, cit., p. 322.
[21] O. D. Westad, Third Indochina War: From War to Peace to War, New York , Odd Arn Westad and Sophie Quinn-Judge Editore 2006 , p. 170.
[22] Fu insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1973 assieme Henry Kissinger in qualità di negoziatori dei colloqui che portarono alla fine del conflitto nel Vietnam. Rifiutò il premio perché la guerra non era ancora finita e la pace non ancora firmata.
[23] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 323- 325.
[24] B.A. Valentino, Final Solutions: Mass Killing and Genocide in the Twentieth Century, New York, Cornell University Press 2004, pp. 134-135.
[25] P. Short, Pol Pot, cit., p. 331.
[26] B. Kiernan, How Pol Pot came to power, a history of communism in Kampuchea, 1930-1970, Ann Arbor MI, Verso Book 1985, p. 388.
[27] P. Short, Pol Pot, cit., p. 340.
[28] E. Becker, When The War Was Over: Cambodia And The Khmer Rouge Revolution, Revised Edition, New York , Pubblic Affairs 2004, p. 141.
[29] J. M. Hanhimaki, The Flawed Architect: Henry Kissinger and American Foreign Policy, New York , Oxford University Press 2004, p. 335.
[30] P. Short, Pol Pot, cit., p. 349.
[31] T.Terzani , Fantasmi Dispacci dalla Cambogia, Milano, Longanesi 2008, p. 113.
[32] A.Galli, I Paesi extraeuropei. Manuale di geografia turistica, Milano, FAG 2002, p. 207.
[33] P. Short, Pol Pot, cit., p. 352.