Il colpo di stato
4.1 L'assassinio di Ngô Đình Diệm e John Fitzgerald Kennedy Dopo la ritirata di Saloth Sâr nella campagna, a Phnom Penh crebbe vertiginosamente la media pro-capite di poliziotti usati per fronteggiare i comunisti che, una volta catturati, venivano fucilati senza processo. In questi anni nelle città ne furono uccisi a centinaia, mentre nelle campagne erano più al sicuro e pian piano si stavano ricostruendo nelle reti rurali, arrivando a duemila unità nel 1965.
La popolazione studentesca era cresciuta a dismisura accanto al mito del posto di lavoro governativo, l'unico che garantiva una vita lussuosa, ma si venne a creare invece una massa di disoccupati che non voleva tornare nei campi di riso da dove venivano. I contadini inoltre erano in rovina per i cattivi raccolti e, causa anche il dissanguamento del fisco, furono costretti ad abbandonare le campagne, spostandosi in città e andando a formare il Lumen Proletariat, proletariato di straccioni, facchini e conducenti di risciò, che vivevano ai margini delle società.[1]
Dall'altra parte, i regnanti, ma anche ministri, impiegati statali, cortigiani e amici avevano perso ogni senso del limite, e la gioventù cambogiana in poco tempo capì che il vero problema della Cambogia era Norodom Sihanouk.
A metà degli anni sessanta la Cambogia era diventata terreno fertile per le idee anti-monarchiche.
L'appoggio ai comunisti era dato in modo legale dall'AGSK - Associazione Generale degli Studenti Khmer, dalle associazioni degli insegnanti entrambi sotto controllo del comitato cittadino di Vorn Vett, dall'UEK - Unione Europea Studenti Khmer , che prese il posto dell'AEK, che assicurò l'impegno degli intellettuali all' Ângkar, ma solo dopo la scoppio della rivoluzione.
Da quel momento ogni volta che Sihanouk proclamava che entro dieci anni la Cambogia sarebbe diventata comunista, sortiva un effetto tutt'altro positivo per il Principe ed era visto come un chiaro segnale dell’imminente declino della monarchia. Lo scopo di Sihanouk era di sensibilizzare l'Occidente nell'adottare una politica più saggia in Asia, ma le sue continue lodi alla Cina avevano fatto storcere il naso agli USA. Il Principe, con la sua politica, causò una perdita di stabilità nelle relazioni Est-Ovest: i servizi segreti cambogiani temevano la sua uccisione da parte della CIA per sostituirlo con un loro fantoccio.
Il 2 novembre 1963 a Saigon furono uccisi il Presidente sudvietnamita Ngô Đình Diệm e fratello su sospetta matrice di natura statunitense; tre giorni più tardi Sihanouk furbescamente dichiarò che da quel momento avrebbe rifiutato ogni aiuto americano, tuonando:
Guardate cosa succede a fidarsi del Mondo libero. Gli americani hanno tanti modi per eliminare coloro di cui non hanno più bisogno.[2]
All'assassinio del Churchill dell'Asia sud-orientale[3],, seguirono il 22 novembre la morte, sempre per attentato del Presidente americano John Fitzgerald Kennedy[4], mentre l'otto dicembre fu la volta del Primo Ministro thailandese Sarit Tharanat, morto di cirrosi. A queste morti Sihanouk reagì dicendo:
I nostri nemici se ne sono andati uno dopo l'altro, ora si incontreranno tutti all'inferno, dove costruiranno basi militare per la SEATO, gli dei stanno punendo i nemici della Cambogia.[5]
Norodom Sihanouk fece una mossa disattesa: nazionalizzò le banche, le compagnie d'assicurazione, le aziende import-export per cercare di compensare la fine degli aiuti in Cambogia, cercando di imporre austerità all'economia nazionale e come risposta, diversamente dalle sue speranze, ottenne solo l'aumento della corruzione della classe politica.
Nel frattempo continuarono le incursioni sudvietnamite contro i villaggi di confine, a volte anche con aiuti americani provocando ogni volta molti morti. Quando a Danang arrivarono i primi marines, questi irruppero anche in Cambogia, reclamando il diritto di inseguire ovunque i Việt Cộng[6]. Sihanouk, compagno di liceo a Saigon di Dương Văn Minh, tentò una cosa impossibile: intrecciare rapporti sia con il Vietnam del Nord sia con i Việt Cộng del Vietnam del Sud.
4.2 La vita nella giungla Dopo essersi rifugiati nelle campagne all'interno delle basi Việt Cộng a Ta Not, Saloth Sâr, Ieng Sary e Son Sen vivevano in posti angusti dove il sole non filtrava, non potevano muoversi dal campo e non potevano avere contatti con gli altri villaggi Khmer. I sudvietnamiti e gli americani stavano facendo bombardamenti aerei e se qualcuno fosse stato scoperto, poteva scatenare la distruzione non solo della resistenza Khmer ma di tutto il fronte comunista.
Mentre a Phnom Penh il governo intensificava la repressione, il gruppo delle montagne si andava infoltendo.
Saloth Sâr nel 1964 riuscì a convincere i Việt Cộng a concedere un accampamento Khmer, denominato "Ufficio 100" nella remota giungla a nord di Voi Sat, nella zona estrema delle piantagioni di gomma[7]. L'ufficio era alla totale dipendenza dei Việt Cộng, anche se si andava a sviluppare al suo interno una posizione indipendente. Questa decisione fu messa nero su bianco nell'autunno, quando la prima riunione del Plenum del Comitato Centrale nella risoluzione considerò anche la lotta armata come forma di lotta contro Norodom Sihanouk; la propaganda delle decisioni prese si attivò grazie ai messaggi nascondi nelle torte e nelle bottiglie della tipica salsa a base di pesce prahoc consegnate nei villaggi grazie alle staffette. Il secondo Plenum del gennaio 1965 attaccò duramente la teoria revisionista e pacifista che Chruščëv dette al socialismo e venne rafforzata l'idea della rivoluzione armata per la lotta contro l'imperialismo e i suoi blocchi, di cui Norodom Sihanouk faceva parte.[8]
4.2.1 Le differenze con il marxismo-leninismo: la rivoluzione dei contadini Saloth Sâr e i suoi seguaci vivevano assieme ai contadini, capendo che si potevano fidare di loro ed era vivendo con loro, e non studiando da lontano i trattati del comunismo, che si capiva se la rivoluzione stava andando dalla direzione giusta o sbagliata; non era con la "certezza del socialismo scientifico" che si realizzava il vero marxismo-leninismo ma con i movimenti all'interno di ogni nazione. Come Mao Tse-tung, anche Saloth Sâr crede nella rivoluzione che veniva dai poveri, dai contadini. Mentre il leader cinese vedeva la rivoluzione nazionale come il prodotto di una società istruita, inserita all'interno di un percorso filosofico, Saloth Sâr le dette un'impronta irrazionale, guidata dal buddhismo theravada e dagli K'ruu, gli spiriti maestri e non dal prodotto dell'intelletto. A differenza del leader cinese e di Hồ Chí Minh, che avevano vissuto il loro orientamento all'interno delle fabbriche, Saloth Sâr, Ieng Sary e So Phim non sapevano neppure cosa fossero le fabbriche, erano stati contadini e vedevano negli operai delle fabbriche infiltrati e agenti nemici, e la loro iscrizione al partito fu vietata. Khieu Samphân disse che il Partito Comunista della Kampuchea si basava sui contadini e non sugli operai perché il partito applicava alla lettera il criterio delle condizioni naturali, che stabiliva qual era la classe più misera e oppressa, che nel caso della Cambogia era rappresentata appunto dai contadini.[9]
Il Plenum decise che una delegazione del Comunisti Khmer guidata da Saloth Sâr dovesse andare ad Hanoi per incontrare Hồ Chí Minh e Lê Duẩn, il quale da segretario generale del PVL trattò con i comunisti cambogiani negli anni Quaranta e Cinquanta.[10]
Per Lê Duẩn la lotta armata Khmer era inseparabile da quella vietnamita e laotiana, quindi i cambogiani dovevano attendere la vittoria del Vietnam, cosicché la vittoria loro era automatica", e propose a Saloth Sâr di leggere la storia delle relazioni tra comunisti Khmer e il PVL per notare l'altruismo dei Việt Cộng nei confronti dei Khmer.
E Saloth Sâr per sei giorni lesse i documenti vietnamiti, arrivando a un'amara conclusione: i Việt Cộng consideravano il partito comunista cambogiano e laotiano come dei loro rami, sostenuti soltanto poiché utili per creare la nascita di uno Stato unico, di cui il Vietnam era la parte egemone.
Gli incontri del 1965 segnarono una svolta: i cambogiani sino a quel momento, pur mal sopportando il ruolo di padrone del Vietnam, stettero zitti perché certi di condividere un obiettivo comune, ma dopo aver letto i documenti, Saloth Sâr concluse che gli interessi vietnamiti erano incompatibili, se non addirittura ostili con quelli Khmer, ma fu bravo a mascherare i suoi sentimenti e le due parti continuarono a comportarsi come se nulla fosse successo.
I vietnamiti inviarono Saloth Sâr e gli esponenti del Partito Comunista del Laos a Pechino all’Ya Fei La Peixun Zhongxin , un centro comunista di addestramento per rivoluzionari africani, asiatici e latino-americani. Sâr non incontrò Mao Tse-tung o Zhou Enlai, ma ebbe rari contatti con Deng Xiaoping, segretario del partito e Peng Xhen, suo vice e sindaco di Pechino.
La visita cinese fu illuminante per Saloth Sâr: mentre Hanoi pensava alla guerra contro gli USA, Pechino era in piena campagna ideologica di natura socialista per trasformare il pensiero di milioni di contadini. Un articolo di giornale da Lin Bao, Ministro della Difesa cinese, elettrizzò Saloth Sâr. In questo scrisse che la rivoluzione doveva scaturire dallo scontro tra l'imperialismo e i popoli oppressi. Tuttavia anche la Cina non aveva nessun interesse a una rivolta armata in Cambogia perché l'appoggio di Sihanouk era fondamentale per contenere la guerra nel Vietnam del Sud.
La Cina, però a differenza del Vietnam non aveva la guerra in casa e doveva espandere il più possibile la presenza comunista, quindi appoggiò il programma revisionista dei comunisti Khmer, la sua versione del marxismo-leninismo e la fiducia di questo nei contadini. [11]
Di ritorno da Pechino, Nguyễn Chí Thanh, comandante dell'UCVS- Ufficio Centrale del Vietnam del Sud, convocò Ieng Sary e Noun Chea cercando di convincerli a seguire la politica di neutralità verso Sihanouk proposta da Lê Duẩn. Saloth Sâr lo vide come un tentativo di agire alle sue spalle e per questo motivo nel Plenum il nome del partito ufficialmente prese il nome di PCK, Partito Comunista della Kampuchea e ciascun comitato doveva cominciare ad attrezzarsi per iniziare la lotta armata nelle zone rurali. I Khmer ufficialmente giustificarono le loro decisioni per gli avvenimenti che stavano accadendo nella capitale.
Nella stessa estate, infatti, Sihanouk indisse nuove elezioni parlamentari annunciando l'ennesimo colpo di scena: per la prima volta non avrebbe scelto di persona né i candidati né il Primo Ministro sperando che questo potesse dare una svolta positiva alla sua immagine. Successe invece che eletti risultarono essere per lo più dei burocrati e uomini d'affari corrotti, i quali , una volta insediati nella nuova Assemblea, più conservatrice che mai, scelsero come Primo Ministro il maresciallo Lon Nol che formò un governo di simpatizzanti di destra.
Lon Nol, da Primo Ministro, era una minaccia per Sihanouk e una risorsa per i comunisti. Lon Nol fu per decenni Ministro della difesa, responsabile della cacciata dei comunisti. Sette giorni dopo la sua nomina, il 25 ottobre il comitato del PCK definì il nuovo esecutivo “il governo dei lacchè degli USA e Norodom Sihanouk un rivoluzionario da rovesciare”.[12]. Questo governo era il pretesto che i comunisti aspettavano per cominciare la lotta rivoluzionaria armata.
4.2.2 La nuova linea politica e la lotta armata Saloth Sâr non si fidava della borghesia, defìnì la strategia vietnamita sbagliata in quanto convivere con Sihanouk era impossibile. La nuova linea prevedeva di cercare ancora uomini, e fu eretto un muro ideologico: o si era con il PCK o si era contro.
Khieu Samphân, Hon You e Hu Min mantennero i loro seggi al Parlamento e cominciarono a prendere le distanze dal Principe. La nuova linea politica della lotta armata fu applicata all'inizio nei villaggi del nord-ovest, dove operava Rous Nhim, già comandante Việt Minh Khmer, che nel dicembre 1966 con l'aiuto del popolo attaccò la polizia di Lon Nol, inviata dopo una serie di attentati comunisti, tra cui la distruzione di un ponte e l'attacco a un treno.
A gennaio Norodom Sihanouk andò a Parigi, preoccupato dalla sfida portatagli dalla destra, credendo che la sua assenza avrebbe giovato e che al suo ritorno avrebbe potuto insediare un governo a lui più favorevole.
Lon Nol passò gennaio e febbraio a presiedere i campi di riso a Battambang poiché l'anno precedente i contadini avevano venduto riso ai vietnamiti ottenendo ottimi guadagni. Lon Nol ricorse alla violenza per indurre i contadini a vendere il riso al governo a prezzi stracciati e il fatto fece scatenare gli scontri tra contadini e governo. La situazione in un fulmine precipitò e il 2 aprile a Samlaut si contarono i primi morti tra l'esercito, numerose vittime e prigionieri tra gli insorti. I comunisti con i contadini ripiegarono nella giungla, l'esercito rispose avvelenando i pozzi e bruciando i magazzini di riso. [13]
A questo punto Noun Chea impose a Khieu Samphân di chiedere il cessate il fuoco e di trattare con il governo, cosa che arrivò durante i colloqui nel monastero buddhista di Wat Thvak. Durante la rivolta di Samlaut centinaia di contadini, vietnamiti e appartenenti a minoranze etniche furono uccisi e decapitati dal governo[14] e questi fatti potevano creare per il PCK un'occasione troppo propizia da trascurare, ma era ancora troppo presto per essere sfruttata, le truppe, infatti, non erano ancora ben organizzate.[15]
A sfruttare gli eventi ci pensò invece Sihanouk. Spiegò la rivolta dei contadini come l'opera dei Việt Minh Khmer al soldo dei loro burattini, cioè i deputati Khieu Samphân, Hon You e Hu Min, che volevano deliberatamente creare scontri per destabilizzare il governo democraticamente eletto di Lon Nol e dette vita alla solita propaganda ambigua, dimostrandosi indulgente con i cinquemila contadini ribelli fatti prigionieri ma dando via libera al governo di vendicarsi con gli altri, causando centinaia di morti e la distruzione di molti villaggi.
Il 22 aprile alla radio Sihanouk annunciò pubblicamente che Khieu Samphân, Hon You e Hu Min sarebbero stati portati davanti al tribunale militare per essere giudicati i fatti di Samlaut. Due giorni dopo Khieu Samphân e Hou You scomparvero e si nascosero in una fattoria scappando fra traffico al tramonto. Tre giorni dopo Lon Nol annunciò la loro uccisione[16].
4.2.3 I preparativi della rivoluzione La scomparsa e la notizia della morta di Khieu Samphân e Hou You fu un evento che destabilizzò Norodom Sihanouk e fu determinante per la caduta del governo Lon Nol, al quale succedette lo stesso Principe.
Tuttavia l'allontanamento di Lon Nol non fece cessare la repressione: scomparvero nel giro di poco tempo, ma questa volta perché assassinati, Hu Min, e Phouk Chhay, capo dell'ASGK. Ora i tempi erano maturi per preparare la lotta armata.
Nella primavera del 1967 Saloth Sâr scrisse a Pechino dichiarando totale sostegno alla linea cinese. Essendo le comunicazioni filtrate dai vietnamiti, questi leggendo la corrispondenza e il distaccamento dalla loro linea di Saloth Sâr si ritennero giustificati dal negare ogni richiesta d'aiuto formalizzata dai Khmer, ma era la geografia a condannare i due paesi dal non poter l'uno aiutare l'altro: la Cambogia sfruttava il Vietnam per l'arrivo degli aiuti cinesi, il Vietnam si appoggiava alla Cambogia per l'attraversamento del sentiero Hồ Chí Minh.
In dicembre si sistemarono gli ultimi dettagli. Saloth Sâr, Noun Chea, Vorn Vett, Mang Mett e Khieu Samphân il 18 gennaio 1969 dettero inizio all'attacco. All'alba fu attaccato un commando dell'esercito a Bay Damran, a nord di Battambang, anche se un traditore dei ribelli informò l'esercito e il piano fallì. Il 25 febbraio il corpo armato guidato da Mang Mett coordinò attacchi in cinque province facendo incetta di armi e munizioni e bruciando edifici governativi.
Sihanouk, anche se si trattava di attacchi limitati, non lasciò passare molto tempo prima di reagire e dichiarò pubblicamente che era in corso una guerra civile. Norodom Sihanouk richiamò Lon Nol come Ministro della Difesa, che riprese la tattica della "terra bruciata", l'aviazione cominciò a bombardare le zone tenute dai ribelli, i quali furono costretti a ripiegare verso i Monti Cardamon, nel sud-ovest del confine con la Thailandia[17]. In autunno i ribelli si radunarono sul monte Damrey, nei pressi della provincia del nord-ovest cambogiano.
I modi barbari con cui Sihanouk cercava di fermare gli insorti, facendo decapitare i ribelli furono giudicati inaccettabili dalla gerarchia buddhista e dagli stessi esponenti di destra, i quali furono loro stessi minacciati di morte se continuavano nella protesta.
Nell'estate del 1968 la forza governativa si era avvicinata nella sede dell'Ufficio 100 e il K-1, campo militare in cui Son Sen addestrava quelli che sarebbero stati i reparti dell'esercito dei Khmer rossi. Decisero quindi di spostarsi a nord della zona detta Coda del Naga, al confine con Laos e Vietnam, chiamando il nuovo campo K-5, dove si era formato un corpo armato di oltre millecinquecento persone composto di contadini, da Việt Minh Khmer con a capo Rous Minh e Ta Mok, da Ke Pauk e So Phim che impararono l'arte della guerra dagli scontri contro i francesi, più un gruppo d’intellettuali con a capo Saloth Sâr e Ieng Sary.
4.3 Sihanouk si riaccina agli Stati Uniti Nel gennaio 1968 a Phnom Penh ci fu la visita di Chester Bowles, l’inviato diplomatico del Presidente statunitense Lyndon Baines Johnson, il quale si accordò con Sihanouk per bombardare la zona del Ratanakiri, provincia a nord est dello Stato per stanare i Việt Cộng. Un ulteriore passò di riavvicinamento ci fu quando il Principe disse che la rivoluzione dei comunisti era parte di un piano dell'intero comunismo del sud-Asia per il controllo della zona. Dichiarazione che era in totale sintonia con le idee degli USA.[18]
Quando il 13 maggio cominciarono gli accordi di pace a Parigi, Norodom Sihanouk si convinse sempre di più che una presenza americana nel Vietnam del sud avrebbe evitato che, una volta riunificato con il Vietnam del Nord, la nuova nazione avrebbe tentato di impadronirsi della Cambogia, dando già per annesso il Laos. Tuttavia gli alleati degli USA, Thailandia e Vietnam del Sud, si erano rifiutati di riconoscere i confini della Cambogia, condicio sine qua non si poteva tornare alla totalità normalità nelle relazioni. Sihanouk doveva però stare attento a non allargarsi verso ovest altrimenti i cinesi avrebbero tolto gli aiuti gratuiti, o i Việt Cộng avrebbero chiuso il mercato cladestino da e verso la Cambogia di armi e riso di cui gli stessi Norodom Sihanouk e Lon Nol erano gli artefici.
4.3.1 L'operazione Menù Il 18 marzo 1969 cominciò un'operazione segreta, denominata "Operazione Menù", detta così perché gli attacchi avevano come codice segreto termini come Colazione, Pranzo, Snack, Cena (dinner e supper),[19]guidata dal capo di gabinetto della Casa Bianca Harry Robbins Haideman e voluta dal Presidente statunitense Richard Milhouse Nixon, che durerà fino al 28 maggio 1970. Fu un'azione di guerra con cui, attraverso l'utilizzo dei B52 Stratofortess, gli USA bombardarono la zona di confine tra la Cambogia orientale e il Laos per stanare e uccidere i Việt Cộng nel paese ed evitare i rifornimenti di questi ultimi ai Khmer. Fu una vera carneficina in cui tra ribelli e civili ci furono quarantamila morti.
Norodom Sihanouk non si oppose all'operazione perché era intento a ricucire le relazioni con gli USA che, grazie al loro riconoscimento dei confini della Cambogia, riavviarono i rapporti diplomatici. Questi avvenimenti fecero aumentare il risentimento comunista nei confronti del Principe. Lon Nol dette vita a delle repressioni ancora più sanguinaria delle precedenti tuttavia però Vorn Vet seppe ricostruire la rete nella capitale e Noun Chea, ancora sconosciuto alle autorità, riuscì a mantenere vivo il mercato delle armi.[20]
Un altro fallimento era dietro all'angolo per Sihanouk. Sempre per potersi riavvicinarsi all'occidente dovette rivedere la sua politica economica ed eliminare la nazionalizzazione delle banche e delle imprese, riconvertendoli ai programmi capitalistici e aderire al FMI (Fondo Monetaria Internazionale): per la destra del Sangkum Reastr Niyum, Norodom Sihanouk stava facendo marcia indietro e dimostrava di aver commesso un errore con la nazionalizzazione. La Cambogia era sul lastrico, il Parlamento si rifiutò di insabbiare un'inchiesta sulla corruzione di un esponente del suo partito, la minaccia dei Khmer rossi era sempre più vicina. Norodom Sihanouk capì in ritardo che l'operazione Menù servì solo a Nixon: il Presidente statunitense cercò di allargare il conflitto nella Cambogia per togliere l'attenzione dal ritiro delle truppe americane dal Vietnam. Nel 1969 la Cambogia si ritrovò così impantanata nella guerra del Vietnam.
Zhou Enlai riferì al Primo Ministro nordvietnamita Phạm Văn Đồng che la Cina non era troppo ottimista in merito alla questione che si era creata e temeva che Norodom Sihanouk potesse fare la fine del Presidente indonesiano Sukarno, caduto vittima di un attentato da parte degli USA.
4.3.2 Verso la disfatta di Sihanouk A metà del 1969 in Cambogia si viveva in uno scontro aperto tra Norodom Sihanouk e la destra e nella fine di questo sodalizio durato decenni, Saloth Sâr vedeva un'occasione che i Khmer non poteva non cogliere.
In luglio dopo una riunione del Comitato Generale, il PCK decise di cambiare politica. Adesso bisognare isolare Lon Nol e la destra filo-americana per mobilitare tutte le forze a loro contrarie per trovarsi pronti ad un ormai imminente colpo di Stato.[21]
Vennero per tale motivo mobilitate le truppe dei Monti Cardaman e del Monte Aural e per proteggere le basi e la popolazione, queste furono sistemate dai Việt Minh Khmer al confine del Vietnam del Nord, dove Keo Meas e Ngo Son Minh assunsero il comando. Nello stesso mese Lon Nol giurò come Primo Ministro in un "governo di salute pubblica" più a destra e filo-americano che mai, in cui Norodom Sihanouk dette carta bianca per ridare slancio all'economia e battere i Khmer rossi, ma doveva essere neutrale e non allineato come una condizione posta dal Principe. Lon Nol nominò suo Vice Sirik Matak, uno dei più grandi nemici di Norodom Sihanouk. Sia Lon Nol sia Sirik Matak vollero un governo che "governava" e che non fosse lo specchio della volontà di Norodom Sihanouk; già dopo poche settimane il rapporto tra le due parti era ai ferri corti. Dai loro rapporti, i diplomatici esteri non riconoscevano più il solito Norodom Sihanouk, adesso era relegato al suo ruolo istituzionale e nulla poteva più fermare il Primo Ministro.
Dall'altro lato, i ribelli avevano ormai trovato una buona organizzazione nei villaggi, ciò che mancava erano le armi e i rifornimenti. In novembre Saloth Sâr tornò a Hanoi per convincere Lê Duẩn e Phạm Văn Đồng che era venuto il momento di fornire aiuti ai ribelli. Quando Norodom Sihanouk si recò a Hanoi per i funerali di Hồ Chí Minh, chiarì con i due che se volevano tenere aperta la porta per i rifornimenti ai Việt Cộng dovevano appoggiare lui e non i Khmer rossi, cosicché che a Saloth Sâr risposero negativamente.
4.4 La politica Khmer di Pouk Saloth Sâr durante la rivoluzione restò sempre la stessa persona solare e gradevole che caratterizzò il suo modo d'essere per tutta la giovinezza, tanto che è conosciuto ai ribelli con il soprannome di Pouk, materasso, per il ruolo nell'ammorbidire tutti i contrasti.
Tanto morbido non fu quando decise di dar vita alla lotta armata. Verso la fine degli anni sessanta, con la nuova politica spargi sangue di Norodom Sihanouk, a Pouk non fu data altra soluzione che l'agire tramite vie illegali, la guerriglia. In uno Stato come la Cambogia in cui la corruzione del suo regnante, l'insicurezza sociale ed economica la faceva da padrone, ogni uomo o donna, preoccupati per il futuro della loro nazione, altra soluzione non c'era se non nella ribellione e Sâr si fece capo di questo sentimento.[22]
Il PCK agiva in modo totalmente diverso da quello che distingueva la rivolta cinese e vietnamita: i secondi facevano prigionieri tra le forze dell'esercito per poi rilasciarli, convinti che questi potessero essere convertiti, mentre i Khmer una volta distinti i contadini dai militari, freddavano questi ultimi. Tale modus operandi era dettato dalla politica repressiva del Principe: Norodom Sihanouk faceva uccideva perché ordinato una repressione esemplare, i Khmer ammazzavano i loro avversari perché erano incorreggibili una volta schieratisi contro di loro.
La visione materiale del marxismo Khmer, indicava che la rivoluzione doveva essere condotta dai contadini, gli unici che non erano i portatori delle caratteristiche della borghesia: individualismo, incostanza e indisciplina.
In comune con la politica vietnamita il PCK aveva l'utilizzo dei soprannomi. Un partito come quello cambogiano che aveva fatto della segretezza la sua vocazione, non poteva che prendere alla lettera il sistema adottato da Hồ Chí Minh, che prevedeva l'utilizzo di nomi falsi: già nella sua prima visita a Hanoi del 1965 i dirigenti vietnamiti battezzarono Saloth Sâr Ahn Hai (Primo Fratello, giacché elemento più anziano) e tornato nella giungla cominciò a usare il corrispettivo in lingua Khmer, Bang Ti Moi.
A differenza del "comunismo istruito" cinese, il PCK, pur diretto da intellettuali, lo studio dei libri era disprezzato, i giovani erano incoraggiati a lasciare le scuole e nascondersi nella giungla, la cultura comunista Khmer era divulgata oralmente.
La vera caratteristica del comunismo Khmer era la sua disciplina, basata sull'isolamento dell'individuo, un isolamento di tipo monastico al quale l'iniziato era vietato uscire anche per lavarsi o per necessità fisiologiche. Il pretesto era la sicurezza, ma in realtà si voleva dimostrare che la fedeltà al partito non conosce limiti, si “distruggeva l'individuo perché assimilasse in toto l'ideologia, agendo come una setta religiosa, si faceva il lavaggio del cervello.” [23] Questa divenne la caratteristica di base dei Khmer rossi.
Intanto le voci secondo le quali Lon Nol stesse progettando un colpo di Stato contro Norodom Sihanouk erano sempre più insistenti, ma sembravano falsi allarmi. Erano invece voci vere.
4.4 Il colpo di stato del Maresciallo Lon Nol Domenica 8 marzo, nella provincia di Svay Rieng e zone limitrofe conosciute come "Il Becco Del Pappagallo", si dettero vita delle manifestazioni spontanee dei cambogiani contro la presenza dei Việt Cộng nelle loro terre. A Svay Rieng vi si erano stabilizzati ventimila vietnamiti comunisti e per Norodom Sihanouk questo avrebbe potuto risucchiare la Cambogia nella guerra del Vietnam. Il Principe intanto, dopo aver fatto un tentativo con i leader di Hanoi per limitare la loro presenza in terra Khmer, partì per la Francia. Norodom Sihanouk da qui orchestrò un piano: quando ritornerà in patria, passerà per Mosca e per Pechino per chiedere ai loro dirigenti più discrezione e per rendere la situazione più drammatica da ordine a Lon Nol di ingaggiare impiegati statali, per inscenare una manifestazione anti-comunista.
La mattina dell'undici marzo una folla manifestante si spinse in piazza e, dopo aver raggiunto le ambasciate del Vietnam del Nord e del Vietnam del Sud, queste furono saccheggiate e date alle fiamme, mentre la residenza dell'ambasciatore cinese fu risparmiata. La sera stessa, da Parigi, il Principe, regista degli scontri, denunciò il fatto come un atto commesso da persone che miravano a distruggere l'amicizia della Cambogia con i paesi socialisti. Era sicuro in questo modo che il malcontento cambogiano verso la presenza dei Việt Cộng gli permettesse di ricevere attenzione durante le visite alla Cina e all'URSS.[24]
Per Sirik Matak invece il piano era di far passare lui e Lon Nol come i capri espiatori della rivolta. Sospetti che trovarono conforto nella soffiata avuta da Sisowath Essero, fratello di Sirik Matak, secondo la quale Norodom Sihanouk stava preparando un agguato per far fucilare i due governanti.
Il giorno dopo la CIA da Saigon informò Washington che Sirik Matak aveva deciso e progettato un colpo di Stato nel caso in cui Norodom Sihanouk avesse tolto il suo appoggio al governo in carica. Poche ore dopo, Lon Nol si scusò con i sudvietnamiti e i nordvietnamiti per gli agguati nelle loro ambasciate ma li intimò a lasciare la Cambogia entro tre giorni, segnale chiaro che il golpe era alle porte. La sera stessa all'aeroporto internazionale Ponchentong di Phnom Penh vi fu un incontro segreto tra Lon Nol, Sirik Matak e Nguyễn Cao Kỳ, Primo Ministro del Vietnam del Sud per formare un'alleanza segreta Khmero- vietnamita.
Il 13 marzo Norodom Sihanouk, partito da Parigi, invece di ascoltare Pechino e tornare direttamente in patria, fece visita nel territorio russo per cominciare il suo tentativo di mediazione, mentre a Phnom Penh il governo arrestò il Ministro della Polizia Oum Mannorine, genero di Norodom Sihanouk, il tutto mentre ormai il paese è in balia di manifestazioni violente, questa volta vere, contro i vietnamiti.[25]
Il 18 Sirik Matak e due ufficiali dell'esercito affrontarono Lon Nol, uomo di destra ma pur sempre al Principe, che fu costretto dal suo vice, pena la fucilazione, a firmare il decreto che approva la destituzione di Norodom Sihanouk. Dopo la firma e la riunione congiunta di Assemblea Nazionale e Il Consiglio Del Regno, l’altra Camera consultiva, con novantanove voti su cento, venne approvata la mozione che tolse la fiducia al Principe Norodom Sihanouk, obbligandolo ad abbandonare la carica di Capo dello Stato.[26]
[1] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, a cura di Rizzoli, Milano, 2008, pp. 206-207.
[2] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p. 221.
[3] Definizione data a Ngô Đình Diệm dal Vice Presidente degli USA Lyndon Baine Johnson, durante un viaggio a Saigon nell'inverno del 1961. Ngô Đình Diệm fu sostituito con Dương Văn Minh.
[4] Il suo successore, Lyndon Johnson dette ufficialmente il via alla partecipazione alla guerra armata degli USA in Indocina, schierandosi con l’alleato sudvietnamita, dopo un misterioso incidente nel golfo del Tonchino, nel quale, il cacciatorpediniere americano USS Maddox, da quanto stabilito dalla risoluzione del Congresso americano del 7 agosto 1964, fu attaccato da delle torpediniere nordvietnamite.
[5] P. Short, Pol Pot, cit., p. 221.
[6] Contrazione di Viêt Nam Cȏng Sân (comunista del Vietnam del Sud), gruppo rivoluzionario comunista sudvietnamita contro il governo filo-americano sudvietnamita di Ngô Đình Diệm prima, e di Dương Văn Minh poi.
[7] P. F. Idling, Il sorriso di Pol Pot, Stoccolma, Atlas 2006, p. 111.
[8] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 197-200.
[9] P. Short, Pol Pot, cit., p. 201.
[10] Ivi, p. 212.
[11] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 213-219.
[12] P. Short, Pol Pot, cit., p. 220.
[13] P. Short, Pol Pot, cit., p. 222.
[14] N. Sihanouk, La mia guerra contro la CIA, Milano, Jaka Book 1972, p. 196.
[15] P. Short, Pol Pot, cit., p. 223.
[16] E. Becker, When The War Was Over: Cambodia And The Khmer Rouge Revolution, Revised Edition, New York , Pubblic Affairs 2004, pp. 104-105.
[17] P. Short, Pol Pot, cit., p. 236
[18] P. Short, Pol Pot, cit., p. 244.
[19] S. Tottenn e P. Barthop (a cura di), Dictionary of Genocide, London, Greenwood Press 2007, p. 320.
[20] P. Short, Pol Pot, cit., p. 245.
[21] P. Short, Pol Pot, cit., p. 250.
[22] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 252- 255.
[23] P. Short, Pol Pot, cit., p. 259.
[24] P. Short, Pol Pot, cit., p. 261.
[25] P. Short, Pol Pot, cit., p. 263.
[26] In base alla Costituzione all'epoca vigente in Cambogia, il ruolo di Capo di Stato venne preso dal Presidente dell'Assemblea Nazionale, Cheng Heng.
4.1 L'assassinio di Ngô Đình Diệm e John Fitzgerald Kennedy Dopo la ritirata di Saloth Sâr nella campagna, a Phnom Penh crebbe vertiginosamente la media pro-capite di poliziotti usati per fronteggiare i comunisti che, una volta catturati, venivano fucilati senza processo. In questi anni nelle città ne furono uccisi a centinaia, mentre nelle campagne erano più al sicuro e pian piano si stavano ricostruendo nelle reti rurali, arrivando a duemila unità nel 1965.
La popolazione studentesca era cresciuta a dismisura accanto al mito del posto di lavoro governativo, l'unico che garantiva una vita lussuosa, ma si venne a creare invece una massa di disoccupati che non voleva tornare nei campi di riso da dove venivano. I contadini inoltre erano in rovina per i cattivi raccolti e, causa anche il dissanguamento del fisco, furono costretti ad abbandonare le campagne, spostandosi in città e andando a formare il Lumen Proletariat, proletariato di straccioni, facchini e conducenti di risciò, che vivevano ai margini delle società.[1]
Dall'altra parte, i regnanti, ma anche ministri, impiegati statali, cortigiani e amici avevano perso ogni senso del limite, e la gioventù cambogiana in poco tempo capì che il vero problema della Cambogia era Norodom Sihanouk.
A metà degli anni sessanta la Cambogia era diventata terreno fertile per le idee anti-monarchiche.
L'appoggio ai comunisti era dato in modo legale dall'AGSK - Associazione Generale degli Studenti Khmer, dalle associazioni degli insegnanti entrambi sotto controllo del comitato cittadino di Vorn Vett, dall'UEK - Unione Europea Studenti Khmer , che prese il posto dell'AEK, che assicurò l'impegno degli intellettuali all' Ângkar, ma solo dopo la scoppio della rivoluzione.
Da quel momento ogni volta che Sihanouk proclamava che entro dieci anni la Cambogia sarebbe diventata comunista, sortiva un effetto tutt'altro positivo per il Principe ed era visto come un chiaro segnale dell’imminente declino della monarchia. Lo scopo di Sihanouk era di sensibilizzare l'Occidente nell'adottare una politica più saggia in Asia, ma le sue continue lodi alla Cina avevano fatto storcere il naso agli USA. Il Principe, con la sua politica, causò una perdita di stabilità nelle relazioni Est-Ovest: i servizi segreti cambogiani temevano la sua uccisione da parte della CIA per sostituirlo con un loro fantoccio.
Il 2 novembre 1963 a Saigon furono uccisi il Presidente sudvietnamita Ngô Đình Diệm e fratello su sospetta matrice di natura statunitense; tre giorni più tardi Sihanouk furbescamente dichiarò che da quel momento avrebbe rifiutato ogni aiuto americano, tuonando:
Guardate cosa succede a fidarsi del Mondo libero. Gli americani hanno tanti modi per eliminare coloro di cui non hanno più bisogno.[2]
All'assassinio del Churchill dell'Asia sud-orientale[3],, seguirono il 22 novembre la morte, sempre per attentato del Presidente americano John Fitzgerald Kennedy[4], mentre l'otto dicembre fu la volta del Primo Ministro thailandese Sarit Tharanat, morto di cirrosi. A queste morti Sihanouk reagì dicendo:
I nostri nemici se ne sono andati uno dopo l'altro, ora si incontreranno tutti all'inferno, dove costruiranno basi militare per la SEATO, gli dei stanno punendo i nemici della Cambogia.[5]
Norodom Sihanouk fece una mossa disattesa: nazionalizzò le banche, le compagnie d'assicurazione, le aziende import-export per cercare di compensare la fine degli aiuti in Cambogia, cercando di imporre austerità all'economia nazionale e come risposta, diversamente dalle sue speranze, ottenne solo l'aumento della corruzione della classe politica.
Nel frattempo continuarono le incursioni sudvietnamite contro i villaggi di confine, a volte anche con aiuti americani provocando ogni volta molti morti. Quando a Danang arrivarono i primi marines, questi irruppero anche in Cambogia, reclamando il diritto di inseguire ovunque i Việt Cộng[6]. Sihanouk, compagno di liceo a Saigon di Dương Văn Minh, tentò una cosa impossibile: intrecciare rapporti sia con il Vietnam del Nord sia con i Việt Cộng del Vietnam del Sud.
4.2 La vita nella giungla Dopo essersi rifugiati nelle campagne all'interno delle basi Việt Cộng a Ta Not, Saloth Sâr, Ieng Sary e Son Sen vivevano in posti angusti dove il sole non filtrava, non potevano muoversi dal campo e non potevano avere contatti con gli altri villaggi Khmer. I sudvietnamiti e gli americani stavano facendo bombardamenti aerei e se qualcuno fosse stato scoperto, poteva scatenare la distruzione non solo della resistenza Khmer ma di tutto il fronte comunista.
Mentre a Phnom Penh il governo intensificava la repressione, il gruppo delle montagne si andava infoltendo.
Saloth Sâr nel 1964 riuscì a convincere i Việt Cộng a concedere un accampamento Khmer, denominato "Ufficio 100" nella remota giungla a nord di Voi Sat, nella zona estrema delle piantagioni di gomma[7]. L'ufficio era alla totale dipendenza dei Việt Cộng, anche se si andava a sviluppare al suo interno una posizione indipendente. Questa decisione fu messa nero su bianco nell'autunno, quando la prima riunione del Plenum del Comitato Centrale nella risoluzione considerò anche la lotta armata come forma di lotta contro Norodom Sihanouk; la propaganda delle decisioni prese si attivò grazie ai messaggi nascondi nelle torte e nelle bottiglie della tipica salsa a base di pesce prahoc consegnate nei villaggi grazie alle staffette. Il secondo Plenum del gennaio 1965 attaccò duramente la teoria revisionista e pacifista che Chruščëv dette al socialismo e venne rafforzata l'idea della rivoluzione armata per la lotta contro l'imperialismo e i suoi blocchi, di cui Norodom Sihanouk faceva parte.[8]
4.2.1 Le differenze con il marxismo-leninismo: la rivoluzione dei contadini Saloth Sâr e i suoi seguaci vivevano assieme ai contadini, capendo che si potevano fidare di loro ed era vivendo con loro, e non studiando da lontano i trattati del comunismo, che si capiva se la rivoluzione stava andando dalla direzione giusta o sbagliata; non era con la "certezza del socialismo scientifico" che si realizzava il vero marxismo-leninismo ma con i movimenti all'interno di ogni nazione. Come Mao Tse-tung, anche Saloth Sâr crede nella rivoluzione che veniva dai poveri, dai contadini. Mentre il leader cinese vedeva la rivoluzione nazionale come il prodotto di una società istruita, inserita all'interno di un percorso filosofico, Saloth Sâr le dette un'impronta irrazionale, guidata dal buddhismo theravada e dagli K'ruu, gli spiriti maestri e non dal prodotto dell'intelletto. A differenza del leader cinese e di Hồ Chí Minh, che avevano vissuto il loro orientamento all'interno delle fabbriche, Saloth Sâr, Ieng Sary e So Phim non sapevano neppure cosa fossero le fabbriche, erano stati contadini e vedevano negli operai delle fabbriche infiltrati e agenti nemici, e la loro iscrizione al partito fu vietata. Khieu Samphân disse che il Partito Comunista della Kampuchea si basava sui contadini e non sugli operai perché il partito applicava alla lettera il criterio delle condizioni naturali, che stabiliva qual era la classe più misera e oppressa, che nel caso della Cambogia era rappresentata appunto dai contadini.[9]
Il Plenum decise che una delegazione del Comunisti Khmer guidata da Saloth Sâr dovesse andare ad Hanoi per incontrare Hồ Chí Minh e Lê Duẩn, il quale da segretario generale del PVL trattò con i comunisti cambogiani negli anni Quaranta e Cinquanta.[10]
Per Lê Duẩn la lotta armata Khmer era inseparabile da quella vietnamita e laotiana, quindi i cambogiani dovevano attendere la vittoria del Vietnam, cosicché la vittoria loro era automatica", e propose a Saloth Sâr di leggere la storia delle relazioni tra comunisti Khmer e il PVL per notare l'altruismo dei Việt Cộng nei confronti dei Khmer.
E Saloth Sâr per sei giorni lesse i documenti vietnamiti, arrivando a un'amara conclusione: i Việt Cộng consideravano il partito comunista cambogiano e laotiano come dei loro rami, sostenuti soltanto poiché utili per creare la nascita di uno Stato unico, di cui il Vietnam era la parte egemone.
Gli incontri del 1965 segnarono una svolta: i cambogiani sino a quel momento, pur mal sopportando il ruolo di padrone del Vietnam, stettero zitti perché certi di condividere un obiettivo comune, ma dopo aver letto i documenti, Saloth Sâr concluse che gli interessi vietnamiti erano incompatibili, se non addirittura ostili con quelli Khmer, ma fu bravo a mascherare i suoi sentimenti e le due parti continuarono a comportarsi come se nulla fosse successo.
I vietnamiti inviarono Saloth Sâr e gli esponenti del Partito Comunista del Laos a Pechino all’Ya Fei La Peixun Zhongxin , un centro comunista di addestramento per rivoluzionari africani, asiatici e latino-americani. Sâr non incontrò Mao Tse-tung o Zhou Enlai, ma ebbe rari contatti con Deng Xiaoping, segretario del partito e Peng Xhen, suo vice e sindaco di Pechino.
La visita cinese fu illuminante per Saloth Sâr: mentre Hanoi pensava alla guerra contro gli USA, Pechino era in piena campagna ideologica di natura socialista per trasformare il pensiero di milioni di contadini. Un articolo di giornale da Lin Bao, Ministro della Difesa cinese, elettrizzò Saloth Sâr. In questo scrisse che la rivoluzione doveva scaturire dallo scontro tra l'imperialismo e i popoli oppressi. Tuttavia anche la Cina non aveva nessun interesse a una rivolta armata in Cambogia perché l'appoggio di Sihanouk era fondamentale per contenere la guerra nel Vietnam del Sud.
La Cina, però a differenza del Vietnam non aveva la guerra in casa e doveva espandere il più possibile la presenza comunista, quindi appoggiò il programma revisionista dei comunisti Khmer, la sua versione del marxismo-leninismo e la fiducia di questo nei contadini. [11]
Di ritorno da Pechino, Nguyễn Chí Thanh, comandante dell'UCVS- Ufficio Centrale del Vietnam del Sud, convocò Ieng Sary e Noun Chea cercando di convincerli a seguire la politica di neutralità verso Sihanouk proposta da Lê Duẩn. Saloth Sâr lo vide come un tentativo di agire alle sue spalle e per questo motivo nel Plenum il nome del partito ufficialmente prese il nome di PCK, Partito Comunista della Kampuchea e ciascun comitato doveva cominciare ad attrezzarsi per iniziare la lotta armata nelle zone rurali. I Khmer ufficialmente giustificarono le loro decisioni per gli avvenimenti che stavano accadendo nella capitale.
Nella stessa estate, infatti, Sihanouk indisse nuove elezioni parlamentari annunciando l'ennesimo colpo di scena: per la prima volta non avrebbe scelto di persona né i candidati né il Primo Ministro sperando che questo potesse dare una svolta positiva alla sua immagine. Successe invece che eletti risultarono essere per lo più dei burocrati e uomini d'affari corrotti, i quali , una volta insediati nella nuova Assemblea, più conservatrice che mai, scelsero come Primo Ministro il maresciallo Lon Nol che formò un governo di simpatizzanti di destra.
Lon Nol, da Primo Ministro, era una minaccia per Sihanouk e una risorsa per i comunisti. Lon Nol fu per decenni Ministro della difesa, responsabile della cacciata dei comunisti. Sette giorni dopo la sua nomina, il 25 ottobre il comitato del PCK definì il nuovo esecutivo “il governo dei lacchè degli USA e Norodom Sihanouk un rivoluzionario da rovesciare”.[12]. Questo governo era il pretesto che i comunisti aspettavano per cominciare la lotta rivoluzionaria armata.
4.2.2 La nuova linea politica e la lotta armata Saloth Sâr non si fidava della borghesia, defìnì la strategia vietnamita sbagliata in quanto convivere con Sihanouk era impossibile. La nuova linea prevedeva di cercare ancora uomini, e fu eretto un muro ideologico: o si era con il PCK o si era contro.
Khieu Samphân, Hon You e Hu Min mantennero i loro seggi al Parlamento e cominciarono a prendere le distanze dal Principe. La nuova linea politica della lotta armata fu applicata all'inizio nei villaggi del nord-ovest, dove operava Rous Nhim, già comandante Việt Minh Khmer, che nel dicembre 1966 con l'aiuto del popolo attaccò la polizia di Lon Nol, inviata dopo una serie di attentati comunisti, tra cui la distruzione di un ponte e l'attacco a un treno.
A gennaio Norodom Sihanouk andò a Parigi, preoccupato dalla sfida portatagli dalla destra, credendo che la sua assenza avrebbe giovato e che al suo ritorno avrebbe potuto insediare un governo a lui più favorevole.
Lon Nol passò gennaio e febbraio a presiedere i campi di riso a Battambang poiché l'anno precedente i contadini avevano venduto riso ai vietnamiti ottenendo ottimi guadagni. Lon Nol ricorse alla violenza per indurre i contadini a vendere il riso al governo a prezzi stracciati e il fatto fece scatenare gli scontri tra contadini e governo. La situazione in un fulmine precipitò e il 2 aprile a Samlaut si contarono i primi morti tra l'esercito, numerose vittime e prigionieri tra gli insorti. I comunisti con i contadini ripiegarono nella giungla, l'esercito rispose avvelenando i pozzi e bruciando i magazzini di riso. [13]
A questo punto Noun Chea impose a Khieu Samphân di chiedere il cessate il fuoco e di trattare con il governo, cosa che arrivò durante i colloqui nel monastero buddhista di Wat Thvak. Durante la rivolta di Samlaut centinaia di contadini, vietnamiti e appartenenti a minoranze etniche furono uccisi e decapitati dal governo[14] e questi fatti potevano creare per il PCK un'occasione troppo propizia da trascurare, ma era ancora troppo presto per essere sfruttata, le truppe, infatti, non erano ancora ben organizzate.[15]
A sfruttare gli eventi ci pensò invece Sihanouk. Spiegò la rivolta dei contadini come l'opera dei Việt Minh Khmer al soldo dei loro burattini, cioè i deputati Khieu Samphân, Hon You e Hu Min, che volevano deliberatamente creare scontri per destabilizzare il governo democraticamente eletto di Lon Nol e dette vita alla solita propaganda ambigua, dimostrandosi indulgente con i cinquemila contadini ribelli fatti prigionieri ma dando via libera al governo di vendicarsi con gli altri, causando centinaia di morti e la distruzione di molti villaggi.
Il 22 aprile alla radio Sihanouk annunciò pubblicamente che Khieu Samphân, Hon You e Hu Min sarebbero stati portati davanti al tribunale militare per essere giudicati i fatti di Samlaut. Due giorni dopo Khieu Samphân e Hou You scomparvero e si nascosero in una fattoria scappando fra traffico al tramonto. Tre giorni dopo Lon Nol annunciò la loro uccisione[16].
4.2.3 I preparativi della rivoluzione La scomparsa e la notizia della morta di Khieu Samphân e Hou You fu un evento che destabilizzò Norodom Sihanouk e fu determinante per la caduta del governo Lon Nol, al quale succedette lo stesso Principe.
Tuttavia l'allontanamento di Lon Nol non fece cessare la repressione: scomparvero nel giro di poco tempo, ma questa volta perché assassinati, Hu Min, e Phouk Chhay, capo dell'ASGK. Ora i tempi erano maturi per preparare la lotta armata.
Nella primavera del 1967 Saloth Sâr scrisse a Pechino dichiarando totale sostegno alla linea cinese. Essendo le comunicazioni filtrate dai vietnamiti, questi leggendo la corrispondenza e il distaccamento dalla loro linea di Saloth Sâr si ritennero giustificati dal negare ogni richiesta d'aiuto formalizzata dai Khmer, ma era la geografia a condannare i due paesi dal non poter l'uno aiutare l'altro: la Cambogia sfruttava il Vietnam per l'arrivo degli aiuti cinesi, il Vietnam si appoggiava alla Cambogia per l'attraversamento del sentiero Hồ Chí Minh.
In dicembre si sistemarono gli ultimi dettagli. Saloth Sâr, Noun Chea, Vorn Vett, Mang Mett e Khieu Samphân il 18 gennaio 1969 dettero inizio all'attacco. All'alba fu attaccato un commando dell'esercito a Bay Damran, a nord di Battambang, anche se un traditore dei ribelli informò l'esercito e il piano fallì. Il 25 febbraio il corpo armato guidato da Mang Mett coordinò attacchi in cinque province facendo incetta di armi e munizioni e bruciando edifici governativi.
Sihanouk, anche se si trattava di attacchi limitati, non lasciò passare molto tempo prima di reagire e dichiarò pubblicamente che era in corso una guerra civile. Norodom Sihanouk richiamò Lon Nol come Ministro della Difesa, che riprese la tattica della "terra bruciata", l'aviazione cominciò a bombardare le zone tenute dai ribelli, i quali furono costretti a ripiegare verso i Monti Cardamon, nel sud-ovest del confine con la Thailandia[17]. In autunno i ribelli si radunarono sul monte Damrey, nei pressi della provincia del nord-ovest cambogiano.
I modi barbari con cui Sihanouk cercava di fermare gli insorti, facendo decapitare i ribelli furono giudicati inaccettabili dalla gerarchia buddhista e dagli stessi esponenti di destra, i quali furono loro stessi minacciati di morte se continuavano nella protesta.
Nell'estate del 1968 la forza governativa si era avvicinata nella sede dell'Ufficio 100 e il K-1, campo militare in cui Son Sen addestrava quelli che sarebbero stati i reparti dell'esercito dei Khmer rossi. Decisero quindi di spostarsi a nord della zona detta Coda del Naga, al confine con Laos e Vietnam, chiamando il nuovo campo K-5, dove si era formato un corpo armato di oltre millecinquecento persone composto di contadini, da Việt Minh Khmer con a capo Rous Minh e Ta Mok, da Ke Pauk e So Phim che impararono l'arte della guerra dagli scontri contro i francesi, più un gruppo d’intellettuali con a capo Saloth Sâr e Ieng Sary.
4.3 Sihanouk si riaccina agli Stati Uniti Nel gennaio 1968 a Phnom Penh ci fu la visita di Chester Bowles, l’inviato diplomatico del Presidente statunitense Lyndon Baines Johnson, il quale si accordò con Sihanouk per bombardare la zona del Ratanakiri, provincia a nord est dello Stato per stanare i Việt Cộng. Un ulteriore passò di riavvicinamento ci fu quando il Principe disse che la rivoluzione dei comunisti era parte di un piano dell'intero comunismo del sud-Asia per il controllo della zona. Dichiarazione che era in totale sintonia con le idee degli USA.[18]
Quando il 13 maggio cominciarono gli accordi di pace a Parigi, Norodom Sihanouk si convinse sempre di più che una presenza americana nel Vietnam del sud avrebbe evitato che, una volta riunificato con il Vietnam del Nord, la nuova nazione avrebbe tentato di impadronirsi della Cambogia, dando già per annesso il Laos. Tuttavia gli alleati degli USA, Thailandia e Vietnam del Sud, si erano rifiutati di riconoscere i confini della Cambogia, condicio sine qua non si poteva tornare alla totalità normalità nelle relazioni. Sihanouk doveva però stare attento a non allargarsi verso ovest altrimenti i cinesi avrebbero tolto gli aiuti gratuiti, o i Việt Cộng avrebbero chiuso il mercato cladestino da e verso la Cambogia di armi e riso di cui gli stessi Norodom Sihanouk e Lon Nol erano gli artefici.
4.3.1 L'operazione Menù Il 18 marzo 1969 cominciò un'operazione segreta, denominata "Operazione Menù", detta così perché gli attacchi avevano come codice segreto termini come Colazione, Pranzo, Snack, Cena (dinner e supper),[19]guidata dal capo di gabinetto della Casa Bianca Harry Robbins Haideman e voluta dal Presidente statunitense Richard Milhouse Nixon, che durerà fino al 28 maggio 1970. Fu un'azione di guerra con cui, attraverso l'utilizzo dei B52 Stratofortess, gli USA bombardarono la zona di confine tra la Cambogia orientale e il Laos per stanare e uccidere i Việt Cộng nel paese ed evitare i rifornimenti di questi ultimi ai Khmer. Fu una vera carneficina in cui tra ribelli e civili ci furono quarantamila morti.
Norodom Sihanouk non si oppose all'operazione perché era intento a ricucire le relazioni con gli USA che, grazie al loro riconoscimento dei confini della Cambogia, riavviarono i rapporti diplomatici. Questi avvenimenti fecero aumentare il risentimento comunista nei confronti del Principe. Lon Nol dette vita a delle repressioni ancora più sanguinaria delle precedenti tuttavia però Vorn Vet seppe ricostruire la rete nella capitale e Noun Chea, ancora sconosciuto alle autorità, riuscì a mantenere vivo il mercato delle armi.[20]
Un altro fallimento era dietro all'angolo per Sihanouk. Sempre per potersi riavvicinarsi all'occidente dovette rivedere la sua politica economica ed eliminare la nazionalizzazione delle banche e delle imprese, riconvertendoli ai programmi capitalistici e aderire al FMI (Fondo Monetaria Internazionale): per la destra del Sangkum Reastr Niyum, Norodom Sihanouk stava facendo marcia indietro e dimostrava di aver commesso un errore con la nazionalizzazione. La Cambogia era sul lastrico, il Parlamento si rifiutò di insabbiare un'inchiesta sulla corruzione di un esponente del suo partito, la minaccia dei Khmer rossi era sempre più vicina. Norodom Sihanouk capì in ritardo che l'operazione Menù servì solo a Nixon: il Presidente statunitense cercò di allargare il conflitto nella Cambogia per togliere l'attenzione dal ritiro delle truppe americane dal Vietnam. Nel 1969 la Cambogia si ritrovò così impantanata nella guerra del Vietnam.
Zhou Enlai riferì al Primo Ministro nordvietnamita Phạm Văn Đồng che la Cina non era troppo ottimista in merito alla questione che si era creata e temeva che Norodom Sihanouk potesse fare la fine del Presidente indonesiano Sukarno, caduto vittima di un attentato da parte degli USA.
4.3.2 Verso la disfatta di Sihanouk A metà del 1969 in Cambogia si viveva in uno scontro aperto tra Norodom Sihanouk e la destra e nella fine di questo sodalizio durato decenni, Saloth Sâr vedeva un'occasione che i Khmer non poteva non cogliere.
In luglio dopo una riunione del Comitato Generale, il PCK decise di cambiare politica. Adesso bisognare isolare Lon Nol e la destra filo-americana per mobilitare tutte le forze a loro contrarie per trovarsi pronti ad un ormai imminente colpo di Stato.[21]
Vennero per tale motivo mobilitate le truppe dei Monti Cardaman e del Monte Aural e per proteggere le basi e la popolazione, queste furono sistemate dai Việt Minh Khmer al confine del Vietnam del Nord, dove Keo Meas e Ngo Son Minh assunsero il comando. Nello stesso mese Lon Nol giurò come Primo Ministro in un "governo di salute pubblica" più a destra e filo-americano che mai, in cui Norodom Sihanouk dette carta bianca per ridare slancio all'economia e battere i Khmer rossi, ma doveva essere neutrale e non allineato come una condizione posta dal Principe. Lon Nol nominò suo Vice Sirik Matak, uno dei più grandi nemici di Norodom Sihanouk. Sia Lon Nol sia Sirik Matak vollero un governo che "governava" e che non fosse lo specchio della volontà di Norodom Sihanouk; già dopo poche settimane il rapporto tra le due parti era ai ferri corti. Dai loro rapporti, i diplomatici esteri non riconoscevano più il solito Norodom Sihanouk, adesso era relegato al suo ruolo istituzionale e nulla poteva più fermare il Primo Ministro.
Dall'altro lato, i ribelli avevano ormai trovato una buona organizzazione nei villaggi, ciò che mancava erano le armi e i rifornimenti. In novembre Saloth Sâr tornò a Hanoi per convincere Lê Duẩn e Phạm Văn Đồng che era venuto il momento di fornire aiuti ai ribelli. Quando Norodom Sihanouk si recò a Hanoi per i funerali di Hồ Chí Minh, chiarì con i due che se volevano tenere aperta la porta per i rifornimenti ai Việt Cộng dovevano appoggiare lui e non i Khmer rossi, cosicché che a Saloth Sâr risposero negativamente.
4.4 La politica Khmer di Pouk Saloth Sâr durante la rivoluzione restò sempre la stessa persona solare e gradevole che caratterizzò il suo modo d'essere per tutta la giovinezza, tanto che è conosciuto ai ribelli con il soprannome di Pouk, materasso, per il ruolo nell'ammorbidire tutti i contrasti.
Tanto morbido non fu quando decise di dar vita alla lotta armata. Verso la fine degli anni sessanta, con la nuova politica spargi sangue di Norodom Sihanouk, a Pouk non fu data altra soluzione che l'agire tramite vie illegali, la guerriglia. In uno Stato come la Cambogia in cui la corruzione del suo regnante, l'insicurezza sociale ed economica la faceva da padrone, ogni uomo o donna, preoccupati per il futuro della loro nazione, altra soluzione non c'era se non nella ribellione e Sâr si fece capo di questo sentimento.[22]
Il PCK agiva in modo totalmente diverso da quello che distingueva la rivolta cinese e vietnamita: i secondi facevano prigionieri tra le forze dell'esercito per poi rilasciarli, convinti che questi potessero essere convertiti, mentre i Khmer una volta distinti i contadini dai militari, freddavano questi ultimi. Tale modus operandi era dettato dalla politica repressiva del Principe: Norodom Sihanouk faceva uccideva perché ordinato una repressione esemplare, i Khmer ammazzavano i loro avversari perché erano incorreggibili una volta schieratisi contro di loro.
La visione materiale del marxismo Khmer, indicava che la rivoluzione doveva essere condotta dai contadini, gli unici che non erano i portatori delle caratteristiche della borghesia: individualismo, incostanza e indisciplina.
In comune con la politica vietnamita il PCK aveva l'utilizzo dei soprannomi. Un partito come quello cambogiano che aveva fatto della segretezza la sua vocazione, non poteva che prendere alla lettera il sistema adottato da Hồ Chí Minh, che prevedeva l'utilizzo di nomi falsi: già nella sua prima visita a Hanoi del 1965 i dirigenti vietnamiti battezzarono Saloth Sâr Ahn Hai (Primo Fratello, giacché elemento più anziano) e tornato nella giungla cominciò a usare il corrispettivo in lingua Khmer, Bang Ti Moi.
A differenza del "comunismo istruito" cinese, il PCK, pur diretto da intellettuali, lo studio dei libri era disprezzato, i giovani erano incoraggiati a lasciare le scuole e nascondersi nella giungla, la cultura comunista Khmer era divulgata oralmente.
La vera caratteristica del comunismo Khmer era la sua disciplina, basata sull'isolamento dell'individuo, un isolamento di tipo monastico al quale l'iniziato era vietato uscire anche per lavarsi o per necessità fisiologiche. Il pretesto era la sicurezza, ma in realtà si voleva dimostrare che la fedeltà al partito non conosce limiti, si “distruggeva l'individuo perché assimilasse in toto l'ideologia, agendo come una setta religiosa, si faceva il lavaggio del cervello.” [23] Questa divenne la caratteristica di base dei Khmer rossi.
Intanto le voci secondo le quali Lon Nol stesse progettando un colpo di Stato contro Norodom Sihanouk erano sempre più insistenti, ma sembravano falsi allarmi. Erano invece voci vere.
4.4 Il colpo di stato del Maresciallo Lon Nol Domenica 8 marzo, nella provincia di Svay Rieng e zone limitrofe conosciute come "Il Becco Del Pappagallo", si dettero vita delle manifestazioni spontanee dei cambogiani contro la presenza dei Việt Cộng nelle loro terre. A Svay Rieng vi si erano stabilizzati ventimila vietnamiti comunisti e per Norodom Sihanouk questo avrebbe potuto risucchiare la Cambogia nella guerra del Vietnam. Il Principe intanto, dopo aver fatto un tentativo con i leader di Hanoi per limitare la loro presenza in terra Khmer, partì per la Francia. Norodom Sihanouk da qui orchestrò un piano: quando ritornerà in patria, passerà per Mosca e per Pechino per chiedere ai loro dirigenti più discrezione e per rendere la situazione più drammatica da ordine a Lon Nol di ingaggiare impiegati statali, per inscenare una manifestazione anti-comunista.
La mattina dell'undici marzo una folla manifestante si spinse in piazza e, dopo aver raggiunto le ambasciate del Vietnam del Nord e del Vietnam del Sud, queste furono saccheggiate e date alle fiamme, mentre la residenza dell'ambasciatore cinese fu risparmiata. La sera stessa, da Parigi, il Principe, regista degli scontri, denunciò il fatto come un atto commesso da persone che miravano a distruggere l'amicizia della Cambogia con i paesi socialisti. Era sicuro in questo modo che il malcontento cambogiano verso la presenza dei Việt Cộng gli permettesse di ricevere attenzione durante le visite alla Cina e all'URSS.[24]
Per Sirik Matak invece il piano era di far passare lui e Lon Nol come i capri espiatori della rivolta. Sospetti che trovarono conforto nella soffiata avuta da Sisowath Essero, fratello di Sirik Matak, secondo la quale Norodom Sihanouk stava preparando un agguato per far fucilare i due governanti.
Il giorno dopo la CIA da Saigon informò Washington che Sirik Matak aveva deciso e progettato un colpo di Stato nel caso in cui Norodom Sihanouk avesse tolto il suo appoggio al governo in carica. Poche ore dopo, Lon Nol si scusò con i sudvietnamiti e i nordvietnamiti per gli agguati nelle loro ambasciate ma li intimò a lasciare la Cambogia entro tre giorni, segnale chiaro che il golpe era alle porte. La sera stessa all'aeroporto internazionale Ponchentong di Phnom Penh vi fu un incontro segreto tra Lon Nol, Sirik Matak e Nguyễn Cao Kỳ, Primo Ministro del Vietnam del Sud per formare un'alleanza segreta Khmero- vietnamita.
Il 13 marzo Norodom Sihanouk, partito da Parigi, invece di ascoltare Pechino e tornare direttamente in patria, fece visita nel territorio russo per cominciare il suo tentativo di mediazione, mentre a Phnom Penh il governo arrestò il Ministro della Polizia Oum Mannorine, genero di Norodom Sihanouk, il tutto mentre ormai il paese è in balia di manifestazioni violente, questa volta vere, contro i vietnamiti.[25]
Il 18 Sirik Matak e due ufficiali dell'esercito affrontarono Lon Nol, uomo di destra ma pur sempre al Principe, che fu costretto dal suo vice, pena la fucilazione, a firmare il decreto che approva la destituzione di Norodom Sihanouk. Dopo la firma e la riunione congiunta di Assemblea Nazionale e Il Consiglio Del Regno, l’altra Camera consultiva, con novantanove voti su cento, venne approvata la mozione che tolse la fiducia al Principe Norodom Sihanouk, obbligandolo ad abbandonare la carica di Capo dello Stato.[26]
[1] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, a cura di Rizzoli, Milano, 2008, pp. 206-207.
[2] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p. 221.
[3] Definizione data a Ngô Đình Diệm dal Vice Presidente degli USA Lyndon Baine Johnson, durante un viaggio a Saigon nell'inverno del 1961. Ngô Đình Diệm fu sostituito con Dương Văn Minh.
[4] Il suo successore, Lyndon Johnson dette ufficialmente il via alla partecipazione alla guerra armata degli USA in Indocina, schierandosi con l’alleato sudvietnamita, dopo un misterioso incidente nel golfo del Tonchino, nel quale, il cacciatorpediniere americano USS Maddox, da quanto stabilito dalla risoluzione del Congresso americano del 7 agosto 1964, fu attaccato da delle torpediniere nordvietnamite.
[5] P. Short, Pol Pot, cit., p. 221.
[6] Contrazione di Viêt Nam Cȏng Sân (comunista del Vietnam del Sud), gruppo rivoluzionario comunista sudvietnamita contro il governo filo-americano sudvietnamita di Ngô Đình Diệm prima, e di Dương Văn Minh poi.
[7] P. F. Idling, Il sorriso di Pol Pot, Stoccolma, Atlas 2006, p. 111.
[8] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 197-200.
[9] P. Short, Pol Pot, cit., p. 201.
[10] Ivi, p. 212.
[11] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 213-219.
[12] P. Short, Pol Pot, cit., p. 220.
[13] P. Short, Pol Pot, cit., p. 222.
[14] N. Sihanouk, La mia guerra contro la CIA, Milano, Jaka Book 1972, p. 196.
[15] P. Short, Pol Pot, cit., p. 223.
[16] E. Becker, When The War Was Over: Cambodia And The Khmer Rouge Revolution, Revised Edition, New York , Pubblic Affairs 2004, pp. 104-105.
[17] P. Short, Pol Pot, cit., p. 236
[18] P. Short, Pol Pot, cit., p. 244.
[19] S. Tottenn e P. Barthop (a cura di), Dictionary of Genocide, London, Greenwood Press 2007, p. 320.
[20] P. Short, Pol Pot, cit., p. 245.
[21] P. Short, Pol Pot, cit., p. 250.
[22] P. Short, Pol Pot, cit., pp. 252- 255.
[23] P. Short, Pol Pot, cit., p. 259.
[24] P. Short, Pol Pot, cit., p. 261.
[25] P. Short, Pol Pot, cit., p. 263.
[26] In base alla Costituzione all'epoca vigente in Cambogia, il ruolo di Capo di Stato venne preso dal Presidente dell'Assemblea Nazionale, Cheng Heng.
Fai clic qui per effettuare modifiche.