la fine dei Khmer rossi
8.1 Introduzione : la riapertura dei mercati internazionali La Kampuchea democratica riaprì i mercati internazionali. Il primo contratto firmato fu con una società giapponese dalla quale acquisì diecimila tonnellate di acciaio laminato, macchine utensile e prodotti chimici esportando riso, legname, caucciù. Uno dei punti programmatici dei Khmer rossi, la totale abolizione del commercio venne stato disatteso, il regime era sempre più in bilico.
Era l’alleato cinese con cui aveva più scambi commerciali, esportando non solo i prodotti tipici ma anche tonnellate di pelli di pangolino, di carapaci di tartarughe zanne d’elefante, puntando quindi a fare grossi profitti.
Anche con la Corea del Nord avviò un intenso traffico commerciale con i compagni Khmer rossi tanto che Kim Il Sung era sempre più convinto dell’amicizia Khmero-coreana, dichiarando:
“se la rivoluzione della Corea corre come un cavallo alato, quella cambogiana va più veloce del vento”[1]
Pol Pot siglò con Pechino accordi commerciali per quasi venticinque milioni di dollari, che la Cina promise di pagare in parte con degli aiuti militari; già poco prima della fine del 1976 un importante carico di armi era arrivato al porto di Kompong Som, altri cinque carichi ad aprile tra cui vi erano carri armati, armi, trenta blindati e dieci mezzi anfibi.[2]
Ma per il comitato centrale del PCK la Cina andava troppo lenta con i rifornimenti lamentandosi per il fatto che la Cina non credeva alla minaccia vietnamita sulla Cambogia e stava trattando questa vicenda con disinvoltura.”
8.2 Le tensioni del 1977 All’inizio dell’anno si ebbero una serie di scontri a fuoco nei villaggi di confine tra i Khmer rossi e i vietnamiti. Nel febbraio Hoàng Văn Lợi, uno dei due vice Ministri degli Esteri della Repubblica Socialista del Vietnam, che nel 1976 aveva riunificato la Repubblica Democratica del Vietnam e Vietnam del Sud, venne inviato segretamente a Phnom Penh per offrire collaborazione nel rimpatrio dei cambogiani fuggiti dal regime, sapendo che questo avrebbe comportato automaticamente la loro uccisione e invitò Pol Pot, assieme al Primo Ministro laotiano Kaysone Phomvihane ad un vertice indocinese ma il leader Khmer rosso respinse l’invito. Nei mesi seguenti gli incidenti si moltiplicarono e finalmente Hanoi, diventata capitale del Vietnam riunificato, si accorse della pulizia etnica che i vietnamiti stavano subendo.[3]
Tra il 18 marzo e il 17 maggio, nelle provincie vietnamite di Kieng Giang e An Giank attacchi dell’armata Khmer provocarono la morte di centoventidue civili, ai quali i vietnamiti risposero bombardamento le postazioni cambogiane al confine.
Dopo un incontro tra i comitati centrali Khmer e vietnamiti si arrivò ad un cessate il fuoco e un ritiro delle truppe.
La guerra tra i due stati stava tenendo in bilancio anche gli equilibri: Pol Pot contava sull’aiuto cinese che considerava la Cambogia una barriera contro l’espansionismo vietnamita e di riflesso sovietico, mentre l’economia di Hanoi era in rovina e aveva bisogno di aiuti: l’URSS rappresentava un ottimo sostegno ma ciò non era sufficiente; aveva visto naufragare la promessa di aiuto da parte di Nixon e anche la Cina si dimostrò ostile dopo l’incidente delle isole Paracell. [4]
In luglio il Ministro degli Esteri del Kampuchea Democratico Ieng Sary redasse un documento in cui spiegava come le autorità reali e feudali del tempo assieme ai colonialisti francesi avessero regalato la Kampuchea Krom ai vietnamiti, chiamati “mangiatori di terre cambogiane” e una brochure in cui dei contadini si stavano adoperando per ricostruire il paese e sullo sfondo appariva la Cambogia con le terre segnate dal confine della linea Brevié, sulla quale gli stati non riuscirono mai a trovare un accordo. Era un chiaro segnale che la Cambogia stava preparando un’invasione.[5]Nello stesso mese Huang Hua, il ministro degli esteri cinesi dichiarò ai ministri degli esteri del Kampuchea, Laos, Vietnam e Thailandia i quattro punti sulla quale si basava la posizione ufficiale del suo paese: chiese espressamente ai governi di Hanoi e di Phnom Penh di smettere di combattere e di cercare delle soluzioni pacifiche ai loro problemi, promettendo di non interferire in caso di conflitti che fossero scoppiati tra gli stati indocinesi ma che comunque la Cina rimaneva a sostegno della posizione cambogiana contro il social-imperialismo, non dicendolo espressamente ma facendo capire che era riferito al Vietnam .L’appello al cessate il fuoco si dimostrò inutile: il 24 settembre truppe cambogiane, un sabato, mentre le truppe vietnamite lasciavano gli avamposti per far ritorno ad Hanoi per riposare, fecero incursione a Tay Nih, massacrando più di mille persone tra uomini donne e bambini
Un generale della zona centrale tornato alla base, disse:
Non avrei mai creduto che la rivoluzione si sarebbe spinta alle atrocità alla quali ho assistito [6]
Dopo poco si suicidò.
Tre giorni dopo allo stadio Olimpico di Phnom Penh, Pol Pot svelò che il temutissimo Ângkar era il PCK, Hanoi applaudì per la comparsa in pubblico e s’impegnò pubblicamente per difendere la relazione d’amicizia tra gli stati, mentre il Politburo decideva di accettare la proposta di mediazione cinese, dette comunque ordine a Võ Nguyên Giáp di preparare una rappresaglia se la mediazione falliva.
Pol Pot recatosi a Pechino da Hua Guofeng lo informò su come l’esercito del Vietnam si era trasformato e il suo punto di forza non stava più nella fanteria ma nell’artiglieria pesante e su come ormai rappresentava una minaccia per le mire espansionistiche su tutto il sud-est asiatico. Continuò dicendo che ogni tentativo cambogiano di mediare con Hanoi era fallito e che ormai un conflitto Khmero-vietnamita era inevitabile. Hua Guofeng da parte sua rispose che era d’accordo con il compagno Pol Pot sul fatto che la strada dei negoziati con Hanoi era difficile ma al momento era l’unica via da percorrere.
Il 3 ottobre Phan Hiển, l’altro Vice Ministro degli Esteri vietnamita e Ieng Sary si riunirono per mediare ma non si arrivò a nessuna conclusione, i due si accusarono reciprocamente di violare gli accordi.
Pol Pot alla ricerca di consensi internazionali vola da Kim Il Sung, il quale dette il suo appoggio incondizionato all’amico cambogiano, semplicemente perché la Corea del Nord era lontana dall’imminente teatro di guerra e quindi anche se schierava con i Khmer rossi non rischiava nulla.
Il 21 novembre Lê Duẩn fece un ultimo tentativo per avere l’appoggio cinese ma Hua Guofeng rimase fermo sulle posizioni della visita precedente, anzi andò più pesante, affermando che il Vietnam stava abbandonando il “comunismo per abbandonarsi all’imperialismo”[7]
La posizione anti-vietnamita della Cina era ormai un fatto ufficiale.
8.3 Comincia la guerra A metà dicembre truppe vietnamite entrarono nello Svay Rieng, sud-est della Cambogia e tutti i soldati Khmer rossi che incontrarono furono uccisi, dando vita ad una serie di scontri. Il 31 dicembre Radio Phnom Penh annunciò che la Cambogia aveva ufficialmente rotto le trattative diplomatiche con Hanoi, definendo il Vietnam una potenza espansionistica che mirava a soggiogare il vicino, invadendolo con migliaia di soldati. Hanoi rimase sorpreso dalla notizia in quanto sinora i due stati avevano mantenuto il riserbo assoluto sulle loro operazioni militari.
Il 6 gennaio 1978 mentre le truppe cambogiane varcarono il confine vietnamita, più di centomila cittadini si misero in scia e scapparono dai loro villaggi. Tra questi vi era Heng Samkai, fratello di Heng Samrin, rimasto vittima di un agguato mentre cercava a sua volta di disertare l’esercito.
Heng Samkai trasse le sue conclusioni:
“ci rendemmo conto che non potevamo più difenderci da Pol Pot con le sole nostre forze, ma dovevamo per forza farci aiutare dai vietnamiti”[8]
Ben presto Heng Samkai venne accompagnato alla scuola di polizia di Thu Duc, dove incontrò altri soldati Khmer rossi disertori. Lê Duẩn e Lê Ðức Thọ istituirono campi di addestramento per i disertori dell’esercito Khmer rossi in basi americane create nel sud del paese. I disertori inizialmente erano personaggi di secondo piano fuggiti prima dell’incursione a Phnom Penh come Pen Sovann e Bou Thang, poi cominciarono ad arrivare dirigenti più autorevoli tra cui Hun Sen.
Il centro del PCK si preparò alla guerra ordinando l’ennesima evacuazione: trentasettemila persone vengono fatte evacuare nella zona nord dello Svay Rieng confondendo nella massa cittadini di base e gente nuova, ma ci pensò la fame a fare selezione. I soldati a marzo invasero Ha Vien facendo centinaia di morti.
In estate il Politburo cinese decide che il Vietnam doveva essere punito per i maltrattamenti subiti dai cinesi all’estero ordinando un dispiegamento massiccio di militari nel confine settentrionale. La risposta di Hanoi non si fece attendere; l’ufficio politico vietnamita a giugno emanò una nota: “La Cina è il nostro peggior nemico”, e dopo pochi giorni i rappresentanti volano a Mosca per aderire al COMECON (Consiglio per la Mutua Assistenza Economica) e nella riunione di Bucarest tra il 27 e il 29 giugno il Vietnam vi entra ufficialmente. Il giornale ufficiale del Partito Comunista del Vietnam Nhân Dân scrisse che l’entrata nel COMECON altro non è che un passo necessario per lo sviluppo per la nostra patria nella strada del socialismo[9]. L’Unione Sovietica comincia a rifornire di armi il Vietnam per difendere i propri confini della Cina, che a sua volta equipaggia il compagno Pol Pot. Tra i due litiganti, sentendo profumo d’opportunità s’inserirono anche gli USA, che già a gennaio tramite il segretario alla Difesa, Harold Buon a Pechino dettero inizio a una serie di contatti militari con la Cina, e le parole di Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, “la guerra tra Cambogia e Vietnam è una guerra per procura fra URSS e Cina”[10], che nell’inverno sembravano figlie di un gaffe, adesso non lo sono più. Il Vietnam era diventata la Cuba dell’est asiatico, per consentire l’avanzamento sovietico in Indocina, paura che la Cina aveva fin dagli anni della guerra dell’Indocina contro i francesi.
8.3.1 Il nuovo volto e la nuova maschera di Pol Pot La riapertura del commercio non fu l’unica novità che Pol Pot dovette apportare al suo programma.
Per evitare la fuga di tutti i dirigenti dovette ammorbidire la sua posizione, anche per ottenere consenso del popolo e poter isolare il nemico, ma si era forse dimenticato che coloro dai quali voleva l’appoggio, la piccola borghesia, erano stati sterminati dal suo folle progetto. Volle allora dare un ritocco alla sua immagine, copiando Mao Tze-tung o Kim Il Sung, che con il culto della personalità erano riusciti a stringere la nazione attorno a loro. Su spinta cinese, aprì le frontiere e permise a capi di Stato esteri di entrare nel Kampuchea.
Il primo a mettervi piede come ospite rappresentante di un paese straniero dall’aprile del 1975 furono il birmano Ne Win e il rumeno Nicolae Ceaușescu, seguiti poi da una serie di delegazioni europei e venne addirittura invitato il segretario delle Nazioni Unite Kurt Waldeim.
Nel 1978 ammise che il sistema dei Khmer rossi non era fallito ma funzionava male: troppa gente soffriva la fame, procedendo a migliorare la dieta, permise pure i matrimoni tra cittadini di base e gente nuova, abolì il divieto di usare colori e anche le pene vennero addolcite: “si doveva uccidere soltanto chi era ostile in modo assoluto al Partito, alla rivoluzione e al popolo e coloro che si rifiutavano di pentirsi”[11]
Anche verso gli intellettuali fu cambiato il trattamento: essendo ormai rieducati, a costoro venne detto che avrebbero trovato lavoro nei ministeri e che sarebbero state aperte delle scuole, ora la competenza tecnica, tanta criticata e odiata in quanto eversiva tornò ad avere la sua importanza per far lavorare le fabbriche.
Questo però era solo il Pol Pot di facciata: le epurazioni continuavano sia al Tuol Sleng sia nelle varie zone, i morti tra gli evacuati affamati e le presunte spie del KGB, della CIA e coloro che “incarnavano lo spirito vietnamita” furono solo in quel più di quattrocentomila.[12]
Nel marzo del 1978 cominciò un periodo in cui i sospettati di tradimento da parte dei segretari delle varie zone portò ad una eliminazione di massa tra i quadri: il primo ad essere arrestato fu Chou Chet che venne accusato di far affamare il popolo per spingerlo al tradimento e schierarsi con il Vietnam. Il segretario della zona est, So Phim venne accusato di non aver saputo condurre la sua armata contro i vietnamiti e peggior ancora avrebbe ordito un colpo di Stato. Questo era quello che sotto tortura Chou Chet confessò al Tuo Sleng; non si seppe mai se Chou Chet affermasse la verità o se stremato confessò un fatto non vero. Fatto fu che sia lui che So Phim, fratello 18 nella scala gerarchica dei Khmer rossi, quindi personalità di spicco, vennero uccisi, e con loro altri quattrocento dirigenti. Ora ogni distretto era in lotta contro l’altro. Ad agosto la situazione per Pol Pot era critica: solo i reparti del sud-ovest di Ta Mok e quelli della zona centrale di Ke Pauk erano affidabili, gli altri stavano tutti disertando.
In questa clima il deliro del leader Khmer rosso ritornò a farsi sentire. A Radio Phnom Penh dichiara:
Se parliamo di numeri, ciascuno di noi deve uccidere trenta vietnamiti[…] Siamo uno contro trenta[…] di conseguenza abbiamo bisogno di due milioni di truppe contro sessanta milioni di vietnamiti[…]Dobbiamo predisporre la nuova linea di combattimento a questo modo, se vogliamo conseguire la vittoria [13]
Pol Pot capì che era importante far riemergere il sentimento di unità nazionale, e fare ritornare Sihanouk a Phnom Penh. In fondo il popolo era legato al suo Principe da sempre, così che lo fece riapparire in pubblico, togliendo ogni sospetto sul fatto che fosse stato ucciso. Invece di farlo alloggiare al Palazzo Reale, per paura di un possibile attentato, venne trasferito in un quartiere più sicuro.
La visita di Pol Pot a Deng Xiaoping, Vice Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese, fu un altro successo per il leader cambogiano: Deng Xiaoping era entusiasta di come trattava il Vietnam, ma lo ammonì sul troppo radicalismo che aveva usato e sul fatto che il popolo non lo volesse più seguire e cosa più importante, che la Cina avrebbe fornito le armi ma lasciava alla Cambogia tutta la responsabilità del conflitto.
Al ritorno in patria, Pol Pot spiegò la tattica da usare in guerra:
Dobbiamo sfruttare la tattica della mobilità e degli attacchi rapidi, sparando uno o due colpi e poi scomparendo prima che il nemico ci individui […] Dovremmo attaccare sui fianchi, evitando di impegnarci quando le loro truppe siano forti. Non importa occupare terreno. Ciò che conta è conservare le nostre forze[…] in modo da poterli colpire nei loro punti deboli[14]
Mente il leader cambogiano esponeva il suo piano, a Hanoi il Vietnam per la terza volta nel giro in trent’anni si preparò a sfruttare le forze cambogiane a vantaggio a proprio vantaggio: Lê Ðức Thọ con gli esuli Khmer rossi stava preparando un’incursione e mettendo a punto il piano, il quale una volta sconfitto il regime polpottiano, avrebbe permesso al FUNKSN - Front d'Union Nationale du Kampuchea pour le Salut National di prendere le redini del governo.
Iniziarono i giochi diplomatici: Lê Duẩn e Phạm Văn Đồng a Mosca firmarono un trattato di amicizia con Brežnev, e lo avvisarono che un attacco a Phnom Penh era vicino, mentre Deng Xiaoping in viaggio per tutto il sud-est asiatico, dalla Malaysia alla Thailandia metteva in guardia i loro leader sul pericolo vietnamita, ormai sovietico nell’anima, pronto a scatenare una guerra in Cambogia, che avrebbe fatto da preludio al dominio dell’URSS in tutta la regione. La Thailandia se coinvolta nella guerra, avrebbe appoggiato la Cambogia solo se sicura di avere la Cina al suo fianco.
In corso vi era anche un’alta spedizione diplomatica: quella di Wang Dongxing, uno dei cinque membri del Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista Cinese, a Phnom Penh per andare a verificare sul campo com’era la situazione e come effettivamente il regime fosse pronto alla guerra.
In privato Wang Dongxing inutilmente consigliò ai dirigenti di preparare psicologicamente la popolazione a una guerra lunga, di armarli e di mettere a disposizione scorte e rifugi.
8.3.2 I vietnamiti entrano in Cambogia Il FUNKSN iniziò ad appostarsi nella zona al confine sud-ovest, presso le città di Damber, Chup e Krauchhmar e proteggere quella zona, consapevoli che al momento le forze non era sufficienti a proteggere i diecimila civili delle città. A settembre il contingente dei ribelli arrivò a formare un corpo di tremila persone, riuscendo a mettere in salvo già a novembre mezzo milione di civili, quattrocentomila si rifugiarono in Vietnam, centomila in Thailandia.[15]
Sempre a novembre il PCK, durante il Quinto Plenum cambia i leaders: numero uno e due rimangono Pol Pot e Nuon Chea ma salgono di grado in ordine di numero, Ta Mok diventando vice segretario e responsabile dell’Agricoltura e degli Affari Rurali, Ieng Sary. Al numero cinque e sei invece andarono Vorn Ven e Kong Sophal, ma il giorno seguente la loro promozione vennero accusati di essere spie e inviati nel viaggio senza ritorno allo Tuol Sleng. Ormai la paranoia era totale. [16]
A Kratie, il 2 dicembre si dichiarò la nascita ufficiale del FUNKSN con a capo Heng Samrin e poche settimane più tardi cominciò l’invasione, esattamente il 21 dicembre.
Pol Pot consigliò agli stranieri di scappare al nord verso Battamnbang, mentre cinquemila soldati vietnamiti e quindicimila ribelli del FUNKSN erano pronti a entrare in azione. Centinaia di diplomatici lasciarono il paese, chi all’estremo nord della Cambogia, chi direttamente in Thailandia.
Entrarono nelle città di Kratie e Stung Treng il 25 dicembre e dopo solo quattro giorni i vietnamiti controllavano la zona superiore del corso del Mekong. Il 7 gennaio 1979 i ribelli entrarono a Phnom Penh alle nove e trenta, un’ora e mezza più tardi i carri armati spianavano la strada ai convogli umanitari che portavano soldati, bambini e i malati degli ospedali verso ovest. Alle undici le città erano nelle mani dei vietnamiti.
Pol Pot e altri leader all’alba erano già scappati verso nord, mentre Sihanouk su invito del leader Khmer rosso stava volando a New York per perorare la causa cambogiana alle Nazioni Unite.[17]
Alla fine successe quello che l’inviato cinese aveva previsto: senza l’organizzazione precisa di un piano per la resistenza, la confusione la paranoia che regnava nel partito fecero fallire il regime. L’unica preoccupazione del partito fu di salvare Sihanouk e proteggerne i leader.
8.3.3 La reazione dei Khmer rossi Dal confine con la Thailandia, il PCK ora deve cercare di organizzare la resistenza contro i vietnamiti, che in Cambogia avevano insediato il governo del FKUNKSN con a capo l’ex comandante militare dei Khmer rossi Heng Samrin, vice un Issarak di base a Hanoi Pen Sovann, segretario del riesumato PRPK (Partito Rivoluzionario Popolare della Kampuchea) e rinominato lo stato RPK Repubblica Popolare della Kampuchea anche se la politica era tutto decisa dall’A-40, un gruppo del PVL dislocato in Cambogia.
Mascheratosi un fronte di liberazione nazionale, questo altro non era che una forza occupante alla quale poco interessava la questione dei cittadini.
Ricordò Nayan Chanda:
Colonne di autocarri carichi di frigoriferi, condizionatori d’aria, apparecchiature elettriche, mobili, macchinari e sculture preziose si dirigevano verso Ho Chi Minh City[18][…]Case e botteghe erano state saccheggiate e le strade erano cosparse di mobili rotti e di resti contorti di articoli casalinghi[..]Era chiaro che i saccheggiatori avevano fracassato tutto, in cerca di gioelli[19]
Il PCK inviò Ieng Sary a Pechino da Deng Xiaoping, il quale dopo aver riprovato ai Khmer rossi di aver fallito, disse all’inviato che si dovevano preparare a una lunga guerra, a una guerra di logoramento nei confronti del Vietnam e assicurarsi l’appoggio thailandese per riuscire ad ottenere la fornitura di armi. Fondamentale per Deng Xiaoping era riconquistare il popolo, ora sotto l’incantesimo dell’effetto della liberazione vietnamita, cambiare strategia era fondamentale perché il tipo di guerra che dovevano affrontare era possibile solo con l’aiuto del popolo.
Intanto Sihanouk a New York era riuscito a far pervenire alla polizia la richiesta di asilo politico, ma questa fu rifiutata e accettò di tornare a Pechino, ma aveva ottenuto in parte quello che voleva: i cinesi adottarono una posizione più severa nei confronti dei Khmer rossi.
Lo stesso Deng Xiaponing si preoccupò di far tornare Sihanouk sulla stessa frequenza d’onda dei Khmer rossi mentre il governo cinese tentava la mediazione con quello thailandese su come far pervenire le loro armi al PCK.
I vietnamiti stavano accerchiando i Khmer rossi che furono costretti a fuggire a Pailin e nonostante le parole pronunciate da Deng Xiaoping il Comitato centrale la politica non cambiò:
Gli amministratori distrettuali insediati dai vietnamiti dovevo essere spezzati via[…]le spie e gli agenti vietnamiti dovevano essere uccisi e l’esercito doveva mantenere un rigido controllo sulla popolazione civile[20]
Il Vietnam era riuscito a penetrare solo nelle città, ma non era riuscito a occupare le campagne, mentre a livello internazionale il FKUNKSN era stato riconosciuto solo dall’Unione Sovietica e la Kampuchea democratica continuava a essere riconosciuto dalla Cina, Thailandia, USA e tutti gli stati del sud-est asiatico.
A marzo reparti vietnamiti si spinsero fino al confine della Thailandia per chiudere in un angolo i quadri Khmer rossi e costringere i contadini ad abbandonare le cooperative, spingendo da sud verso nord da Koh Kong e in senso opposto da Battambang.
La Thailandia, che scelse da che parte stare consultando USA e Cina, decise di aprire le frontiere momentaneamente anche perché ben presto le duecentomila persone sconfinate fecero ritorno nella zona che nel frattempo era state liberate dai vietnamiti e in maggio anche Pol Pot, Nuon Chea e Khieu Samphân tornarono in Cambogia.
Intanto i vietnamiti stavano svuotando lo Stato del riso, e tutti i prodotti alimentari e stavano ripetendo quello che avevano fatto i Khmer rossi quattro anni prima: sedute d’indottrinamento ai funzionari e i professionisti sopravvissuti a Ângkar, chi si opponeva andavano incontro al carcere duro, così che da aprile a maggio chi riusciva scappava in Thailandia, tanti restavano, alcuni partivano verso l’occidente. I profughi cominciarono ad essere troppi e per evitare di affollare troppo lo stato l’esercito thailandese presero e fucilate quarantacinquemila persone. Questo evento attirò l’attenzione dell’UNICEF e della Croce Internazionale che finanziarono un piano di aiuti per i profughi alla Thailandia.
L’arrivo dell’estate dette inizio a una carestia che, per assurdo, fu peggiore di quella causata dai Khmer rossi, anche perché si aggiunse il fatto che i vietnamiti del Fronte di liberazione non accettò le derrate alimentari da fondi non comuniste, con la paura che ne approfittassero anche i Khmer rossi. A ottobre i profughi in Thailandia erano più di centocinquantamila, a dicembre mezzo milione.[21]
Nel novembre del 1979 l’ONU decise di ammettere la delegazione del Kampuchea Democratico e non il FUNKSN come rappresentante dello stato cambogiano, mentre un mese dopo l’URSS occupava militarmente l’Afganistan. Questo per l’Occidente era un chiaro segnale delle mire espansionistiche del Cremlino, e venne raddoppiato l’appoggio alla Thailandia temendo che fosse il prossimo obiettivo sovietico-vietnamita. Ora il PCK doveva far vedere all’opinione pubblica internazione che erano cambiati, arrivando a dire tramite le parole di Khieu Samphân:
Il nostro scopo principale non è […]costruire il socialismo, ma di cacciare dalla Cambogia tutte le forze vietnamite e difendere la nostra popolazione, la nostra razza [22]
La maggior parte della diplomazia e dei mass media del mondo pensavano ad un ennesimo bluff, ma non fu cosi: fu creato il FGUNDPK - Front de la Grande Union Nationale Démocratique Patriotique du Kampuchéa, mettendo Khieu Samphân al posto di Pol Pot per dare al nuovo organismo un volto nuovo: dettero ascolto a Deng Xiaoping e misero Sihanouk come capo di Stato, il quale non accettò subito dal suo soggiorno a Pyongyang, ma pur di non abbandonare la politica e far naufragare la monarchia in Cambogia il 4 settembre 1981, accettò di essere a capo della Coalizione di governo della Kampuchea Democratica, CGKD, una coalizione con il PCK e il FUNCINPEC - National pour un Cambodge Indépendant, Neutre, Pacifique Et Coopératif, un gruppo non comunista cappeggiato dall’ex ministro Son Sann.
In dicembre il PCK fu scelto, creando un movimento nazionalista cancellato Ângkar. I Khmer rossi diventarono un’organizzazione militare il cui direttivo era composto di Pol Pot, Nuon Chea, Ta Mok, Son Sen e Ke Pauk. Lo scopo principale era conquistare i cuori e le menti degli abitanti dei villaggi allo scopo di attirarli a fianco della Kampuchea Democratica[23]
La cancellazione del Partito Comunista, specialmente della parola comunista, era fondamentale per poter aver l’appoggio dei paesi occidentali, quelli che una volta erano i nemici, quelli che erano il male adesso sono essenziali per la causa cambogiana.
Un po’ alla volta tutto il progetto dei Khmer rossi si sgretolò. Il nemico statunitense e suoi alleati adesso sono gli amici, e per ottenere il loro appoggio Pol Pot e compagni si sono lasciati spogliare della loro identità.
E adesso si che il cambiamento era reale: l’obiettivo del comunismo più radicale venne abbandonato, come venne abolito il divieto della proprietà privata, la parola famiglia e buddhismo torna ad essere nel vocabolario Khmer e venne presa una decisione ancora più shoccante, visti gli standard a cui Pol Pot aveva abituato: i soldati non venivano più uccisi, ma potevano scegliere se unirsi ai guerriglieri oppure tornare a casa loro perché:
Ogni uomo che si uccide ha una famiglia […] Ogni famiglia coverà vendetta[…] in questo modo si aumenta il numero dei nostri nemici e si avranno meno amici[24]
Nonostante tutto però non si prese mai la responsabilità dei milioni di morti fatti durante il regime, ma riuscì solo a dire che:
Il movimento dei Khmer rossi era immaturo, inebriato dalla vittoria e incompetente , non in grado di gestire l’intera nazione[25]
Ma tra i civili liberati dai nuovi Khmer rossi la pratica del buddhismo, del commercio privato, l’apertura delle scuole, in teoria ammessa, in pratica erano ancora vietate, cosi come presso nei campi profughi in Thailandia.
Alcune personalità di spicco come Ieng Sary, Thiounn Mumm vengono fatti fuori dal nuovo movimento e trovarono esilio in Cina e in Francia, mentre finalmente Sihanouk tornava in Cambogia con il plauso della Thailandia e tutti i paesi non comunisti del sud-est asiatico. La Cina continuava a sostenere i Khmer rossi perché non voleva che la guerra contro il Vietnam ma prolungarla perché volevano punire i loro nemici. Soltanto quando l’URSS non avesse avuto più la forza di sostenere Hanoi, allora i cinesi si sarebbero ammorbiditi.
A Sihanouk Deng Xiaopign disse che per la pace si sarebbero dovuti aspettare ancora anni, prima del 1989 non se ne poteva parlare e Brzezinski ammise che erano stati gli USA a incoraggiare la Cina a sostenere i Khmer rossi perché non si potevano permettere di appoggiarlo pubblicamente.
Alle assemblee generali dell’ONU Alexander Haig, il segretario di Stato americano si alzava ogni volta che prendeva la parola il rappresentante dei Khmer rossi, mentre di nascosto,tramite la Cina facevano di tutto perché quella sedia rimanesse occupata. [26]
Si era in piena guerra fredda e si doveva in tutti i modi tenere sotto controllo l’URSS.
8.4 Gli anni Ottanta: le trattative di pace Nel 1982 Pol Pot si reca a Bangkok per una serie di esami clinici e gli venne diagnosticato la malattia di Hodgkin[27] e questo limitò molto la sua presenza diretta nel campo di battaglia. Due anni dopo, a dicembre 1984 i vietnamiti sferratono la più violenta offensiva degli ultimi anni e in poche settimane tutte le forze dei Khmer rossi furono spazzate via e Pol Pot si rifugiò in Thailandia, e si rifece vivo solo nel 1988.
In quell’anno le trattative di pace con i vietnamiti erano affidate a Sihanouk e Hun Sen, nominato dai vietnamiti Primo Ministro al posto di Heng Samrin. Inizialmente non si concluse nulla ma si era rotto il ghiaccio per una soluzione non armata della questione cambogiana e dopo una serie di colloqui e di ritiri simbolici dalla Cambogia, nel settembre 1989 il Vietnam ritirò la maggior parte delle sue truppe.
A dicembre cadde il muro di Berlino e le relazioni tra Cina e URSS si normalizzarono, e come conseguenza diretta migliorarono i rapporti tra Pechino e Hanoi.
Adesso si doveva trovare un accordo tra le varie parti: Sihanouk, il Primo Ministro del fronte filo-vietnamita e leader del PPC, Partito Popolare Cambogiano Hun Sen, dal leader del FUNCINPEC Son Sann e dal Khmer rosso Khieu Samphân. Pol Pot vide naufragare la speranza di poter controllare tremila villaggi e dovette accettare di trovare una pace concordata con le altre tre parti piuttosto che ritrovarseli contro.
8.4.1 Gli Accordi di Parigi A Parigi il 23 ottobre venne firmato l’Accordo sulla composizione politica complessiva del conflitto cambogiano, il quale prevedeva l’instaurazione dell’UNTAC e del SNC.[28]
In virtù degli accordi, il SNC - Supremo Consiglio Nazionale della Cambogia dove esser "l'unico corpo legittimato e fonte di autorità, al quale, durante il periodo transitorio, dovevano garantite l'indipendenza, la sovranità e l'unità della Cambogia" ed ero costituito dalle quattro fazioni cambogiane, delegate dalle Nazioni Unite di "tutti i poteri necessari" per garantire l'attuazione degli accordi. Il mandato conferito all’UNTAC - Autorità di Transizione delle Nazioni Unite in Cambogia doveva garantire il rispetto dei diritti umani, l'organizzazione e lo svolgimento di elezioni generali libere e regolari, le disposizioni militari, amministrazione civile, il mantenimento della legge e dell'ordine, il rimpatrio e il Re insediamento dei rifugiati cambogiani e degli sfollati e la riabilitazione delle infrastrutture dei servizi essenziali durante il periodo transitorio. Diventò operativo il 15 marzo 1992 e il suo mandato si è concluso nel settembre 1993 con la promulgazione della Costituzione per il Regno di Cambogia e la formazione del nuovo governo.[29]
Il 14 novembre Sihanouk 1991 ritornò a Phnom Penh, elogiando Hun Sen e dichiarando gratitudine al Vietnam, senza i quali il popolo sarebbe stato sterminato, si scagliò contro i Khmer rossi dicendo:
Sono molto critico verso i loro leader […]li ritengo responsabili del genocidio del nostro popolo, e sarei felice di vederli giudicati da un tribunale internazionale. Ma delle due l' una: o si accetta l' accordo di Parigi che permettendo il rientro di tutte le fazioni porterà al voto e quindi alla stabilità del paese, o si torna alla situazione di guerra precedente[30]
Dieci giorni dopo Khieu Samphân a Phnom Penh per una riunione del SNC venne picchiato e il suo volto sanguinante mostrato in TV fece il giro del mondo.
Il 13 dicembre a Pailin Pol Pot illustrò la strategia che si doveva tenere: rispettare gli accordi di Parigi, ma aspettare di smobilitare le forze armate in quanto era consapevole che anche Hun Sen avrebbe disatteso questa direttiva, ma aveva dalla sua parte Sihanouk, il quale scottato in precedenza dall’esperienza dei Khmer rossi avrebbe dato carta bianca al suo nuovo alleato, a costo di appoggiare un regime vietnamita.
Pol Pot sapeva che se i Khmer rossi s’isolavano, davano carta bianca agli altri tre membri del SNC per allearsi con le potenze occidentali; bisognava quindi di facciata dimostrare a Sihanouk, Hun Sen e Son Sann e al mondo intero di aver un atteggiamento democratico fino a quando da Phnom Penh si sarebbero comportati da tale, e mostrare al mondo cosa avrebbe comportato isolare il loro movimento.
Vennero indette le prime elezioni dopo il regime, da tenersi nel giugno 1993: a queste voleva parteciparvi anche Pol Pot con nuovo partito, il Partito di Unione Nazionale Cambogiana, ma rivelò essere un bluff, confermato dal fatto che non volle mai deporre le armi, infatti a marzo decise di boicottare le elezioni.
Il suo scopo era quello di far ricominciare una guerra civile, forti di armi dai precedenti rifornimenti cinesi e di entrate di dieci milioni di dollari provenienti dal traffico illegale di gemme e di legname con delle società thailandesi, che violavano l’embargo dell’ONU.[31]
La situazione era questa: a Phnom Penh i quattro trattavano per la pace, ma i rispettivi eserciti, Khmer rossi contro le truppe del FUNCINPEC e di Hun Sen si davano battaglia, ma nessuna delle due parti riusciva a prevalere sull’altra.
Alle elezioni il FUNCINPEC ottenne il oltre il quaratacinque per cento dei voti, ottenendo cinquantotto seggi, il PPC di Hun Sen a sorpresa solo poco più del trentotto per cento dei voti e cinquantuno seggi. I restanti undici andarono al Partito Liberal Democratico buddhista che ne occupò dieci con il quasi quattro per cento delle preferenze e uno al MONATH, il Partito per la liberazione Molinaka, con poco meno dell’uno e mezzo per cento dei voti.[32]
In questa situazione si fu costretti a creare un governo di colazione in cui furono eletti due Premier: Primo Premier era il vero vincitore delle elezioni, Norodom Ranariddh, figlio di Sihanouk. Secondo Premier era Hun Sen per la sua influenza che aveva sia sui vietnamiti sia suoi cinesi. Per liberarsi una volta per tutto della scomoda presenta dei Khmer rossi, una delle prime decisioni del Parlamento, che voto all’unanimità sulla questione fu quella di dichiararli illegittimi
I Khmer rossi dovettero ritornare nella clandestinità per sopravvivere.
8.4.2 Il ritorno nella foresta Pol Pot, vittima della malattia di Hodgkin e di due infarti, dovette vivere con la bombola d’ossigeno, ma non cedette: alla soglia dei settant’anni continuava a voler continuare con il ritorno alla vita contadina. Nella zona nord ovest, nei pressi di Battambang, dove si era trasferito, i villaggi sotto il controllo dei Khmer rossi continuavano a vivere la follia del suo progetto: vietò la proprietà privata, istituì la mensa comune, vietato il commercio, vennero così giustiziati un centinaio di cittadini.
Si avvicina l’inverno, la fame era qualcosa d’insopportabile e i comandanti Khmer rossi cominciarono a disertare.
Nel 1995 i due leader del governo istituirono un Comitato Militare, che prevedeva l’amnistia per i comandanti Khmer rossi che disertavano il capo, così in molti cominciarono a tradire Pol Pot.
Il 15 agosto 1996 vi diffuse la notizia che anche Ieng Sary e quattromila soldati Khmer rossi, in pratica mezzo contingente, voltarono le spalle a Pol Pot: la defezione dell’ex Ministro degli Esteri fu un duro colpo dal quale i Khmer rossi non si ripresero mai.[33]
Accusati di essere traditori e di complottare contro i Khmer rossi per favorire i vietnamiti, il debilitato leader Khmer rosso fa esiliare Nuon Chea e arrestare Son Sen, che sarà assassinato con tutta la sua famiglia il 9 giugno. Quest’atto mise paura a tanti all’interno del movimento, perché capire che ormai tutti erano possibili bersagli da eliminare.[34]
Pol Pot ora, tradito dai vecchi compagni, ad Anlong Veng nell’estremo nord cercò di ricreare i Khmer rossi puntando sui giovani, sui quali aveva molta influenza e che riusciva ad ammaliare durante i suoi seminari e durante uno di questo annunciò un piano: due comandanti, Saroeune e San avrebbero diretto un partito contadino nelle zone rurali, mentre Khieu Samphân diventava segretario del Partito di Solidarietà Nazionale, per introdurre i Khmer rossi in Parlamento.
I rapporti tra PPC e FUNCINPEC non erano mai stati idilliaci a causa del potere di Hun Sen, conscio dell’appoggio dei poteri forti e durante un congresso del partito di Ranariddh questi affermarono che avrebbe lasciato il governo, qualora il suo partito non avesse più peso.
Qualche mese più tardi dirigenti del Partito, in una riunione segreta a Kompong Som decise allearsi con il partito di Sam Rainsy, figlio dell’ex ministro di Sihanouk e di tentare una allenza militare con i Khmer rossi.
Dopo l’incidente nelle montagne vicino ad Anlong Veng, in cui dei dirigenti del FUNCINPEC, in missione diplomatica, furono imprigionati e uccisi da Pol Pot, perché non fu preventivamente avvisato, il 16 maggio, in un colloquio a Bangkok tra Khieu Samphân e Ranariddh, si creò un’alleanza tra Partito di Solidarietò Nazionale e il FUNCINPEC.
Ranariddh, in piena campagna elettorale, vuole che Pol Pot sia fatto esiliare, in modo da attirarsi le simpatie dei Khmer rossi moderati.
In un’intervista Nhek Buncchay, secondo di Ranariddh svelò il piano per catturare il leader Khmer rosso:
Il piano prevedeva di catturare Pol Pot e portarlo alla nostra base di Tatum[…]Gli Stati Uniti dovevano intervenire con un elicottero […] e trasportarlo a bordo[…] ma per raggiungere la zona in cui si trovava Pol Pot dovevamo attraversare il territorio thailandese e appena (il reparto )varcò il confine venne respinto da truppe di Bangkok[…]così non permisero il passaggio ai nostri uomini. Ma ci manco poco, c’eravamo quasi riusciti[35]
Venuto a conoscenza del piano, Pol Pot fa sterminare Son Sen. Khieu Samphân accusato di tradimento al movimento, prese la decisione di rompere con il fratello numero uno e mettere fine alla sua carneficina, e in accordo con Ta Mok, capo dell’esercito, lo fanno arrestare.
Intanto Hun Sen, per togliere di mezzo il “Primo Premier” messe in scena un colpo di stato e il 5 luglio.
La situazione fu descritta bene dall’inviato del Corriere della Sera:
La destituzione del "primo" premier, il Principe Norodom Ranariddh, e' riuscita in pieno: ora Hun Sen, che continua formalmente a ricoprire la carica di "secondo" premier, fa quello che vuole. Costi quel che costi, sangue compreso. Come quello delle 60 vittime falciate negli scontri che tra il 5 e il 6 luglio hanno accompagnato il golpe di Hun Sen. Come quello delle 40 esecuzioni a sangue freddo stimate dalle organizzazioni per i diritti umani.
O come quello dei soldati fedeli al Principe catturati dai rivali e torturati. Hun Sen comanda da solo, ed e' quello che - con ruoli diversi - ha fatto dal 1979 al 1991, tra l'invasione vietnamita della Cambogia del genocida Pol Pot e l'inizio del processo di pace sponsorizzato dall'Onu[36]
I tre comandanti dei Khmer rossi, gli ultimi e i soli a rimanere fedeli a Pol Pot Saroen, San e Khoun furono giustiziati.
A Pol Pot fu concesso il carcere a vita. Vita che lo abbandona la notte del 15 aprile 1998, cinque giorni prima il Presidente statunitense Clinton, aveva spiccato un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, un piano che prevedeva l’aiuto indiretto della Thailandia, che stava uscendo da una crisi politica interna e non voleva essere complice nel piano per non mettersi contro Pechino. L’America aveva anche raggiunto un accordo con il Tribunale Internazionale dell’Aja per incriminarlo e con il governo olandese per la sua detenzione.[37]Secondo questi fatti, non essendoci però nessuna prova, il boia di Prek Sbauv potrebbe essere stato ucciso dai suoi ex fedeli alleati, ad esempio Khieu Samphân o Ta Mok, per evitare di essere a loro volta trascinati davanti alla giustizia internazionale. E proprio Ta Mok ricordò cosi quello che fu il suo numero uno:
Pol Pot è morto come una papaya matura, caduta dall’albero. Nessuno lo ha
ucciso, nessuno lo ha avvelenato. Ora è svanito. Non ha più potere, non ha
più diritti, non è più nient’altro che letame di vacca. Il letame di vacca è più
importante di lui, perché possiamo usarlo come fertilizzante[38]
Nel 1998 Hun Sen vince le elezioni ed è ancora l’attuale Primo Ministro Cambogiano mentre il Principe Sihanouk, a causa dei contrasti con Hun Sen, abdicò nel 2004 a favore del figlio, Sihamoni, che il 14 ottobre venne incoronato Re della Cambogia. Norodom Sihanouk morì il 15 ottobre 2012 a ottantanove anni mentre si recava a Pechino per una serie di controlli, a causa di una crisi cardiaca. Il Cambodia Daily lo ricordò così:
La morte del Re Padre segna la fine di un'era per la Cambogia. Un'epoca che ha visto il paese squassato dalle potenti forze del colonialismo, la guerra fredda, la guerra civile e il genocidio. Un'epoca unica che ha portato la brutalità e devastazione ad un piccolo paese e la sua gente.[39]
8.5 Il processo ai Khmer rossi Nel 1994 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti fornì mezzo milione di dollari all’Università di Yale affinché fosse istituito il CGP - Cambodian Genocide Program, finanziato di centocinquantamila dollari anche dai governi australiani, olandese e dalla fondazione Henry Luce, promotrice dei rapporti interculturali tra Asia E Stati Uniti.
Scopo del programma era raccogliere dati sul genocidio cambogiano per metterli a disposizione delle autorità che avesse voluto processarne gli autori.
Dopo due anni erano già a disposizione del CGP più di ventimila testimonianze e cinquemila foto recanti scene di torture.[40]
Nel giugno 1997, il governo chiese l’intervento alle Nazioni Unite per contribuire a processare gli alti dirigenti dei Khmer rossi.
Nel 1999 l’Assemblea generale dell’ONU tramite la persona di Peter Leuprecht Rappresentante speciale per i diritti umani in Cambogia condannò il genocidio operato dai Khmer rossi e nominò un gruppo di esperti che provasse l’esistenza di prove indispensabili per condannare i crimini, determinarne gli autori e trovare quale giurisdizione fosse quella idonea per processare i Khmer rossi, scegliendo se avvalersi della giurisdizione cambogiana o quella internazionale.
A marzo il rapporto fatto pervenire all’Assemblea dell’ONU che si avvalse dei dati elaborati del CGP, appurò che i crimini commessi dai Khmer rossi rientravano tra quelli giudicabili come crimini di guerra contro l’umanità, ma dimostrò lo stato penoso del sistema giuridico cambogiano, in cui mancavano gli elementi fondamentali della giustizia penale previsti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 essendo questo caratterizzato da un preoccupante livello di corruzione.
La Cambogia nel 2000 rigettò le accuse mosse dalle Nazioni Unite, ma collaborò al fine di arrivare alla creazione di una Corte Cambogiana nella quale i crimini fossero giudicati su scala nazionale e internazionale composta di giudici nazionali e internazionali. Dei cinque membri permanenti, solo la Cina non era d’accordo. Nel 2001, l'Assemblea nazionale cambogiana ha approvato una legge per creare un tribunale per giudicare i crimini gravi commessi durante il regime dei Khmer rossi tra il 1975 e il 1979. Questo tribunale vene denominato “Camere straordinarie dei tribunali della Cambogia per il perseguimento di crimini commessi durante il periodo della Kampuchea democratica” (ECCC). Il governo della Cambogia insistette sul fatto che, per il bene del popolo cambogiano, il processo dovesse essere tenuto in Cambogia con personale cambogiano e giudici cambogiani insieme a personale straniero. La Cambogia volle la partecipazione internazionale a causa della debolezza del sistema cambogiano giuridica e la natura internazionale dei crimini, e per contribuire a soddisfare gli standard internazionali di giustizia.
Si tratta di un tribunale cambogiano in cui sono applicate le norme di diritto internazionale.
Secondo la fonte ufficiale dell’ECCC - Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia, [41] queste sono le conclusioni cui finora il processo è giunto.
8.5.1 Gli imputati I membri dei Khmer rossi portati alla sbarra furono Kaing Guek Eav, Khieu Thirith, Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân.
Gli altri, Pol Pot, Ke Pauk, Khieu Ponnary e Ta Mok morirono rispettivamente nel 1998, nel 2002, nel 2003 e nel 2006.
8.5.2 Il caso Kaing Guek Eav Kaing Guek Eav fu arrestato il 31 luglio 2007.
Dopo l’udienza preliminare svoltasi tra il 17 e 18 febbraio 2009, il processo iniziò il 30 marzo 2009 e si protrasse fino al 27 novembre. Durante i settantasette giorni di prova, furono sentiti nove periti, diciassette testimoni. Più di 31.000 persone hanno seguito il procedimento presso il palazzo di giustizia. Il 26 luglio 2010, la Camera di primo grado condannò Kaing Guek Eav a trentacinque anni di reclusione. Poi la pena fu ridotta a trent’anni per decisione della Camera Preliminare perché furono cancellati i cinque anni di detenzione che Duch scontò tra il 10 maggio 1999 e il 30 luglio 2007 a causa di una sentenza considerata illegale combinata dal Tribunale militare cambogiano. Dopo, la Corte Suprema ha condannato in via definitiva e senza possibilità di ricorso, Kaing Guek Eav all'ergastolo il 3 febbraio 2012.
Kaing Guek Eav è stato trovato colpevole ai sensi degli articoli 5, 6 e 29 (nuovo) [42]
8.5.3. Il Caso Khieu Thirith Khieu Thirith fu arrestata il 12 marzo 2007.
La Camera di Primo Grado giudicò inadatta Khieu Thirith a sostenere un processo e ordinò il suo rilascio in data 17 novembre 2011, ma quest’ordinanza venne rovesciata dalla Corte Suprema che ordinò un nuovo processo dopo sei mesi, periodo durante il quale le venne ordinato un trattamento medico, ma successivamente alla donna è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer e quindi incapace permanentemente di poter sostenere un processo. Fu ordinato il suo rilascio con una sentenza della Corte Suprema il 13 settembre 2012 e divenne esecutiva tre giorni dopo.
La moglie di Ieng Sary e cognata di Pol Pot era imputata dei reati imputabili agli articoli 4,5,6,29 e 39[43]
8.5.4. I Casi Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân sono stati arrestati rispettivamente il 19 settembre, il 12 e il 19 novembre del 2007.
Le udienze preliminari dei tre Khmer rossi si sono svolte tra il 27 e il 30 giugno 2011, mentre i processi congiunti hanno avuto inizio il 21 novembre e sono in questo periodo in corso.
Ai tre sono contestati i reati imputabili agli articoli 4,5,6,29 e 39.[44]
8.5.5 I capi di imputazione Questi sono gli articoli che La Corte Suprema ha considerato violati da parte dei cinque leader Khmer rossi che si sono potuti processare.
Articolo 4: le Camere straordinarie hanno il potere di portare in giudizio tutti gli indagati che hanno commesso i crimini di genocidio ai sensi della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, e che sono state commessi durante il periodo dal 17 aprile 1975 al 6 gennaio 1979. Gli atti di genocidio, che non hanno prescrizione, comprendono tutti gli atti commessi con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come ad esempio, uccisione di membri del gruppo, lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo,sottoponimento deliberato del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale, misure miranti a impedire le nascite all'interno del gruppo o trasferire forzatamente bambini da un gruppo ad un altro gruppo. I seguenti atti sono punibili ai sensi del presente articolo: tentare di commettere atti di genocidio, cospirazione per commettere atti di genocidio, la partecipazione ad atti di genocidio.
Articolo 5: le Camere straordinarie hanno il potere di portare in giudizio tutti gli indagati che hanno commesso crimini contro l'umanità durante il periodo tra il 17 aprile 1975 e il 6 gennaio 1979. Crimini contro l'umanità, che non hanno termini di prescrizione, sono tutti gli atti commessi nell'ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, a livello nazionale, motivi politici, etnico, razziale o religioso, come ad esempio: omicidio, sterminio, riduzione in schiavitù, deportazione, reclusione, tortura, stupro, persecuzioni per motivi politici, razziali e religiosi e altri atti inumani.
Articolo 6: Le Camere straordinarie hanno il potere di portare in giudizio tutti gli indagati che hanno commesso o ordinato la commissione di gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, come ad esempio atti contro persone o beni protetti dalle disposizioni delle suddette convenzioni, e che sono stati commessi durante il periodo tra 17 aprile 1975 e il 6 gennaio 1979: omicidio volontario, tortura o trattamenti inumani, causare volontariamente grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute, distruzione e gravi danni alla proprietà non giustificata da necessità militari e compiute su scala illegalmente ed arbitrariamente, costringere un prigioniero civile o di guerra a prestare servizio nelle forze armate di un paese ostile, denutrizione, privare volontariamente un prigioniero di guerra o civile al diritti ad un equo e regolare processo, deportazioni illegali, trasferimento o detenzione illegale di un civile, prendere i civili come ostaggi.
Articolo 29: Ogni persona sospettata di pianificare, istigare, ordinare, o commettere i reati di cui all'articolo 3, 4, 5, 6, 7 e 8 della presente legge è individualmente responsabile del crimine. La posizione o rango di ogni persona sospetta non esonera tale persona dalla sua responsabilità penale o attenuare la pena. Il fatto che uno degli atti di cui agli articoli 3, 4, 5, 6, 7 e 8 della presente legge siano stati commessi da un subordinato non esime il superiore della personale responsabilità penale se quest'ultimo ha avuto effettivo comando e controllo o autorità e controllo sul subordinato, e il superiore sapeva o aveva motivo di sapere che il subordinato stava per commettere tali atti o lo ha fatto e non ha preso le misure necessarie e ragionevoli per prevenire tali atti o per punire i colpevoli. Il fatto che un sospetto ha agito in esecuzione di un ordine del governo della Kampuchea democratica o di un superiore non esonera il sospetto di personalità della responsabilità penale.
Articolo 39: Coloro che hanno commesso reati di cui agli articoli 3 nuove, 4, 5, 6, 7 e 8 sono condannati a una pena detentiva da cinque anni all'ergastolo. Oltre alla pena detentiva, la Camera straordinaria del giudice di merito può ordinare la confisca di beni personali, denaro e beni immobili acquisiti illegalmente o da un comportamento criminale. Le proprietà confiscate devono essere restituite allo Stato.[45]
Bibliografia
[1] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979: Race, idéologie, et pouvoir, Paris, Gallimard 1998, p. 447.
[2] Ibidem.
[3] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 491.
[4] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p. 494.
[5] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 429.
[6] Ivi, p. 443.
[7] P. Short, Pol Pot, cit., p. 498.
[8] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 445.
[9] S. Morris, Why Vietnam Invaded Cambodia: Political Culture and the Causes of War, Stanford , Stanford University Press 1999, p. 211.
[10] P. Short, Pol Pot, cit., p. 499.
[11] P. Short, Pol Pot, cit., p. 505.
[12] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 498.
[13] P. Short, Pol Pot, cit., p. 511.
[14] P. Short, Pol Pot, cit., p. 515.
[15]B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 519.
[16] P. Short, Pol Pot, cit., p. 518.
[17] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., pp. 527-530.
[18] Il nome nuovo che venne dato alla città di Saigon dopo la riunificazione dello Stato vietnamita.
[19] N. Chanda, Brother enemy: the war after the war, San Diego, Harcourt Brace Jovanovich Publishers 1986, p. 370-371.
[20] P. Short, Pol Pot, cit., p. 535.
[21] P. Short, Pol Pot, cit., p. 540.
[22] H. Kamm, Cambodia: Report from a stricken land, New York, Arcade Publishing 1998, p. 178.
[23]P. Short, Pol Pot, cit., p. 549.
[24] C. Peschoux, Les "Nouveaux" Khmers rouges: enquête, 1979-1990 : reconstruction du mouvement et reconquête des villages, Paris, L'Harmattan 1992, pp. 180-185.
[25] Nate Thayer <http://natethayer.typepad.com/blog/2011/09/whither-the-Khmer-rouge.html>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[26] P. Short, Pol Pot, cit., p. 554.
[27] Un tumore che prende origine dalle ghiandole linfatiche, <http://www.airc.it/tumori/linfoma-di-hodgkin.asp>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[28] P. Short, Pol Pot, cit., p. 564.
[29] ONU <http://www.un.org/en/peacekeeping/missions/past/untac.htm>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[30] Dall'articolo Sihanouk denuncia i Khmer rossi M. Ansaldo da La Republica del 17 novembre 1991 <http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/17/sihanouk-denuncia-Khmer-rossi-il-mondo.html>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[31] P. Short, Pol Pot, cit., p. 574.
[32] Sito ufficiale Parlamento della Cambogia <http://www.ipu.org/parline-e/reports/arc/2051_93.htm>, ultima visione: 08 ottobre 2012.
[33] P. Short, Pol Pot, cit., p. 575.
[34] M.S.Weltig, Pol Pot's Cambodia, Breckenridge, Twenty-First Century Books 2008, pp. 137-139.
[35] P. Short, Pol Pot, cit., p. 578.
[36] Dall'articolo Cambogia, Il pugno di Hun Sen di M. Del Corona da Corriere della Sera del 21 luglio 1997 <http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/21/Cambogia_pugno_Hun_Sen_co_0_9707212181.shtml>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[37] E. Caretto, Clinton ordina: catturate Pol Pot, da Corriere della Sera del 10 aprile 1998
<http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/10/Clinton_ordina_catturate_Pol_Pot_co_0_9804104392.shtml>, ultima visione: 23 ottobre 2012.
[38] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p.582.
[39] Dall'articolo Norodom Sihanouk—The End of an Era di M. Vachon da The Cambodia Daily del 17 ottobre 2012 <http://www.cambodiadaily.com/sihanouk/norodom-sihanouk-the-end-of-an-era-3915>, ultima visione:17 ottobre 2012.
[40] Cambodian Genocide Programma dell’Università di Yale <http://www.yale.edu/cgp/>, ultima visione: 23 ottobre 2012.
[41] ECCC <http://www.eccc.gov.kh/en/about-eccc/introduction>, ultima visione:08 ottobre 2012.
[42] Il caso Kaing Guek Eav ECCC <http://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/>, ultima visione: 08 ottobre 2012.
[43]Il caso Ieng Thirith ECC <http://www.eccc.gov.kh/en/indicted-person/ieng-thirith>, ultima visione: 08 ottobre 2012.
[44] I Casi Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân ECCC <http://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/2> ,ultima visione: 08 ottobre 2012.
[45] ECCC KR_Law_as_amended_27_Oct_2004_Eng da <http://www.eccc.gov.kh/en/documents/legal/law-establishment-extraordinary-chambers-amended>, ultima visione: 08 ottobre 2012.
8.1 Introduzione : la riapertura dei mercati internazionali La Kampuchea democratica riaprì i mercati internazionali. Il primo contratto firmato fu con una società giapponese dalla quale acquisì diecimila tonnellate di acciaio laminato, macchine utensile e prodotti chimici esportando riso, legname, caucciù. Uno dei punti programmatici dei Khmer rossi, la totale abolizione del commercio venne stato disatteso, il regime era sempre più in bilico.
Era l’alleato cinese con cui aveva più scambi commerciali, esportando non solo i prodotti tipici ma anche tonnellate di pelli di pangolino, di carapaci di tartarughe zanne d’elefante, puntando quindi a fare grossi profitti.
Anche con la Corea del Nord avviò un intenso traffico commerciale con i compagni Khmer rossi tanto che Kim Il Sung era sempre più convinto dell’amicizia Khmero-coreana, dichiarando:
“se la rivoluzione della Corea corre come un cavallo alato, quella cambogiana va più veloce del vento”[1]
Pol Pot siglò con Pechino accordi commerciali per quasi venticinque milioni di dollari, che la Cina promise di pagare in parte con degli aiuti militari; già poco prima della fine del 1976 un importante carico di armi era arrivato al porto di Kompong Som, altri cinque carichi ad aprile tra cui vi erano carri armati, armi, trenta blindati e dieci mezzi anfibi.[2]
Ma per il comitato centrale del PCK la Cina andava troppo lenta con i rifornimenti lamentandosi per il fatto che la Cina non credeva alla minaccia vietnamita sulla Cambogia e stava trattando questa vicenda con disinvoltura.”
8.2 Le tensioni del 1977 All’inizio dell’anno si ebbero una serie di scontri a fuoco nei villaggi di confine tra i Khmer rossi e i vietnamiti. Nel febbraio Hoàng Văn Lợi, uno dei due vice Ministri degli Esteri della Repubblica Socialista del Vietnam, che nel 1976 aveva riunificato la Repubblica Democratica del Vietnam e Vietnam del Sud, venne inviato segretamente a Phnom Penh per offrire collaborazione nel rimpatrio dei cambogiani fuggiti dal regime, sapendo che questo avrebbe comportato automaticamente la loro uccisione e invitò Pol Pot, assieme al Primo Ministro laotiano Kaysone Phomvihane ad un vertice indocinese ma il leader Khmer rosso respinse l’invito. Nei mesi seguenti gli incidenti si moltiplicarono e finalmente Hanoi, diventata capitale del Vietnam riunificato, si accorse della pulizia etnica che i vietnamiti stavano subendo.[3]
Tra il 18 marzo e il 17 maggio, nelle provincie vietnamite di Kieng Giang e An Giank attacchi dell’armata Khmer provocarono la morte di centoventidue civili, ai quali i vietnamiti risposero bombardamento le postazioni cambogiane al confine.
Dopo un incontro tra i comitati centrali Khmer e vietnamiti si arrivò ad un cessate il fuoco e un ritiro delle truppe.
La guerra tra i due stati stava tenendo in bilancio anche gli equilibri: Pol Pot contava sull’aiuto cinese che considerava la Cambogia una barriera contro l’espansionismo vietnamita e di riflesso sovietico, mentre l’economia di Hanoi era in rovina e aveva bisogno di aiuti: l’URSS rappresentava un ottimo sostegno ma ciò non era sufficiente; aveva visto naufragare la promessa di aiuto da parte di Nixon e anche la Cina si dimostrò ostile dopo l’incidente delle isole Paracell. [4]
In luglio il Ministro degli Esteri del Kampuchea Democratico Ieng Sary redasse un documento in cui spiegava come le autorità reali e feudali del tempo assieme ai colonialisti francesi avessero regalato la Kampuchea Krom ai vietnamiti, chiamati “mangiatori di terre cambogiane” e una brochure in cui dei contadini si stavano adoperando per ricostruire il paese e sullo sfondo appariva la Cambogia con le terre segnate dal confine della linea Brevié, sulla quale gli stati non riuscirono mai a trovare un accordo. Era un chiaro segnale che la Cambogia stava preparando un’invasione.[5]Nello stesso mese Huang Hua, il ministro degli esteri cinesi dichiarò ai ministri degli esteri del Kampuchea, Laos, Vietnam e Thailandia i quattro punti sulla quale si basava la posizione ufficiale del suo paese: chiese espressamente ai governi di Hanoi e di Phnom Penh di smettere di combattere e di cercare delle soluzioni pacifiche ai loro problemi, promettendo di non interferire in caso di conflitti che fossero scoppiati tra gli stati indocinesi ma che comunque la Cina rimaneva a sostegno della posizione cambogiana contro il social-imperialismo, non dicendolo espressamente ma facendo capire che era riferito al Vietnam .L’appello al cessate il fuoco si dimostrò inutile: il 24 settembre truppe cambogiane, un sabato, mentre le truppe vietnamite lasciavano gli avamposti per far ritorno ad Hanoi per riposare, fecero incursione a Tay Nih, massacrando più di mille persone tra uomini donne e bambini
Un generale della zona centrale tornato alla base, disse:
Non avrei mai creduto che la rivoluzione si sarebbe spinta alle atrocità alla quali ho assistito [6]
Dopo poco si suicidò.
Tre giorni dopo allo stadio Olimpico di Phnom Penh, Pol Pot svelò che il temutissimo Ângkar era il PCK, Hanoi applaudì per la comparsa in pubblico e s’impegnò pubblicamente per difendere la relazione d’amicizia tra gli stati, mentre il Politburo decideva di accettare la proposta di mediazione cinese, dette comunque ordine a Võ Nguyên Giáp di preparare una rappresaglia se la mediazione falliva.
Pol Pot recatosi a Pechino da Hua Guofeng lo informò su come l’esercito del Vietnam si era trasformato e il suo punto di forza non stava più nella fanteria ma nell’artiglieria pesante e su come ormai rappresentava una minaccia per le mire espansionistiche su tutto il sud-est asiatico. Continuò dicendo che ogni tentativo cambogiano di mediare con Hanoi era fallito e che ormai un conflitto Khmero-vietnamita era inevitabile. Hua Guofeng da parte sua rispose che era d’accordo con il compagno Pol Pot sul fatto che la strada dei negoziati con Hanoi era difficile ma al momento era l’unica via da percorrere.
Il 3 ottobre Phan Hiển, l’altro Vice Ministro degli Esteri vietnamita e Ieng Sary si riunirono per mediare ma non si arrivò a nessuna conclusione, i due si accusarono reciprocamente di violare gli accordi.
Pol Pot alla ricerca di consensi internazionali vola da Kim Il Sung, il quale dette il suo appoggio incondizionato all’amico cambogiano, semplicemente perché la Corea del Nord era lontana dall’imminente teatro di guerra e quindi anche se schierava con i Khmer rossi non rischiava nulla.
Il 21 novembre Lê Duẩn fece un ultimo tentativo per avere l’appoggio cinese ma Hua Guofeng rimase fermo sulle posizioni della visita precedente, anzi andò più pesante, affermando che il Vietnam stava abbandonando il “comunismo per abbandonarsi all’imperialismo”[7]
La posizione anti-vietnamita della Cina era ormai un fatto ufficiale.
8.3 Comincia la guerra A metà dicembre truppe vietnamite entrarono nello Svay Rieng, sud-est della Cambogia e tutti i soldati Khmer rossi che incontrarono furono uccisi, dando vita ad una serie di scontri. Il 31 dicembre Radio Phnom Penh annunciò che la Cambogia aveva ufficialmente rotto le trattative diplomatiche con Hanoi, definendo il Vietnam una potenza espansionistica che mirava a soggiogare il vicino, invadendolo con migliaia di soldati. Hanoi rimase sorpreso dalla notizia in quanto sinora i due stati avevano mantenuto il riserbo assoluto sulle loro operazioni militari.
Il 6 gennaio 1978 mentre le truppe cambogiane varcarono il confine vietnamita, più di centomila cittadini si misero in scia e scapparono dai loro villaggi. Tra questi vi era Heng Samkai, fratello di Heng Samrin, rimasto vittima di un agguato mentre cercava a sua volta di disertare l’esercito.
Heng Samkai trasse le sue conclusioni:
“ci rendemmo conto che non potevamo più difenderci da Pol Pot con le sole nostre forze, ma dovevamo per forza farci aiutare dai vietnamiti”[8]
Ben presto Heng Samkai venne accompagnato alla scuola di polizia di Thu Duc, dove incontrò altri soldati Khmer rossi disertori. Lê Duẩn e Lê Ðức Thọ istituirono campi di addestramento per i disertori dell’esercito Khmer rossi in basi americane create nel sud del paese. I disertori inizialmente erano personaggi di secondo piano fuggiti prima dell’incursione a Phnom Penh come Pen Sovann e Bou Thang, poi cominciarono ad arrivare dirigenti più autorevoli tra cui Hun Sen.
Il centro del PCK si preparò alla guerra ordinando l’ennesima evacuazione: trentasettemila persone vengono fatte evacuare nella zona nord dello Svay Rieng confondendo nella massa cittadini di base e gente nuova, ma ci pensò la fame a fare selezione. I soldati a marzo invasero Ha Vien facendo centinaia di morti.
In estate il Politburo cinese decide che il Vietnam doveva essere punito per i maltrattamenti subiti dai cinesi all’estero ordinando un dispiegamento massiccio di militari nel confine settentrionale. La risposta di Hanoi non si fece attendere; l’ufficio politico vietnamita a giugno emanò una nota: “La Cina è il nostro peggior nemico”, e dopo pochi giorni i rappresentanti volano a Mosca per aderire al COMECON (Consiglio per la Mutua Assistenza Economica) e nella riunione di Bucarest tra il 27 e il 29 giugno il Vietnam vi entra ufficialmente. Il giornale ufficiale del Partito Comunista del Vietnam Nhân Dân scrisse che l’entrata nel COMECON altro non è che un passo necessario per lo sviluppo per la nostra patria nella strada del socialismo[9]. L’Unione Sovietica comincia a rifornire di armi il Vietnam per difendere i propri confini della Cina, che a sua volta equipaggia il compagno Pol Pot. Tra i due litiganti, sentendo profumo d’opportunità s’inserirono anche gli USA, che già a gennaio tramite il segretario alla Difesa, Harold Buon a Pechino dettero inizio a una serie di contatti militari con la Cina, e le parole di Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, “la guerra tra Cambogia e Vietnam è una guerra per procura fra URSS e Cina”[10], che nell’inverno sembravano figlie di un gaffe, adesso non lo sono più. Il Vietnam era diventata la Cuba dell’est asiatico, per consentire l’avanzamento sovietico in Indocina, paura che la Cina aveva fin dagli anni della guerra dell’Indocina contro i francesi.
8.3.1 Il nuovo volto e la nuova maschera di Pol Pot La riapertura del commercio non fu l’unica novità che Pol Pot dovette apportare al suo programma.
Per evitare la fuga di tutti i dirigenti dovette ammorbidire la sua posizione, anche per ottenere consenso del popolo e poter isolare il nemico, ma si era forse dimenticato che coloro dai quali voleva l’appoggio, la piccola borghesia, erano stati sterminati dal suo folle progetto. Volle allora dare un ritocco alla sua immagine, copiando Mao Tze-tung o Kim Il Sung, che con il culto della personalità erano riusciti a stringere la nazione attorno a loro. Su spinta cinese, aprì le frontiere e permise a capi di Stato esteri di entrare nel Kampuchea.
Il primo a mettervi piede come ospite rappresentante di un paese straniero dall’aprile del 1975 furono il birmano Ne Win e il rumeno Nicolae Ceaușescu, seguiti poi da una serie di delegazioni europei e venne addirittura invitato il segretario delle Nazioni Unite Kurt Waldeim.
Nel 1978 ammise che il sistema dei Khmer rossi non era fallito ma funzionava male: troppa gente soffriva la fame, procedendo a migliorare la dieta, permise pure i matrimoni tra cittadini di base e gente nuova, abolì il divieto di usare colori e anche le pene vennero addolcite: “si doveva uccidere soltanto chi era ostile in modo assoluto al Partito, alla rivoluzione e al popolo e coloro che si rifiutavano di pentirsi”[11]
Anche verso gli intellettuali fu cambiato il trattamento: essendo ormai rieducati, a costoro venne detto che avrebbero trovato lavoro nei ministeri e che sarebbero state aperte delle scuole, ora la competenza tecnica, tanta criticata e odiata in quanto eversiva tornò ad avere la sua importanza per far lavorare le fabbriche.
Questo però era solo il Pol Pot di facciata: le epurazioni continuavano sia al Tuol Sleng sia nelle varie zone, i morti tra gli evacuati affamati e le presunte spie del KGB, della CIA e coloro che “incarnavano lo spirito vietnamita” furono solo in quel più di quattrocentomila.[12]
Nel marzo del 1978 cominciò un periodo in cui i sospettati di tradimento da parte dei segretari delle varie zone portò ad una eliminazione di massa tra i quadri: il primo ad essere arrestato fu Chou Chet che venne accusato di far affamare il popolo per spingerlo al tradimento e schierarsi con il Vietnam. Il segretario della zona est, So Phim venne accusato di non aver saputo condurre la sua armata contro i vietnamiti e peggior ancora avrebbe ordito un colpo di Stato. Questo era quello che sotto tortura Chou Chet confessò al Tuo Sleng; non si seppe mai se Chou Chet affermasse la verità o se stremato confessò un fatto non vero. Fatto fu che sia lui che So Phim, fratello 18 nella scala gerarchica dei Khmer rossi, quindi personalità di spicco, vennero uccisi, e con loro altri quattrocento dirigenti. Ora ogni distretto era in lotta contro l’altro. Ad agosto la situazione per Pol Pot era critica: solo i reparti del sud-ovest di Ta Mok e quelli della zona centrale di Ke Pauk erano affidabili, gli altri stavano tutti disertando.
In questa clima il deliro del leader Khmer rosso ritornò a farsi sentire. A Radio Phnom Penh dichiara:
Se parliamo di numeri, ciascuno di noi deve uccidere trenta vietnamiti[…] Siamo uno contro trenta[…] di conseguenza abbiamo bisogno di due milioni di truppe contro sessanta milioni di vietnamiti[…]Dobbiamo predisporre la nuova linea di combattimento a questo modo, se vogliamo conseguire la vittoria [13]
Pol Pot capì che era importante far riemergere il sentimento di unità nazionale, e fare ritornare Sihanouk a Phnom Penh. In fondo il popolo era legato al suo Principe da sempre, così che lo fece riapparire in pubblico, togliendo ogni sospetto sul fatto che fosse stato ucciso. Invece di farlo alloggiare al Palazzo Reale, per paura di un possibile attentato, venne trasferito in un quartiere più sicuro.
La visita di Pol Pot a Deng Xiaoping, Vice Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese, fu un altro successo per il leader cambogiano: Deng Xiaoping era entusiasta di come trattava il Vietnam, ma lo ammonì sul troppo radicalismo che aveva usato e sul fatto che il popolo non lo volesse più seguire e cosa più importante, che la Cina avrebbe fornito le armi ma lasciava alla Cambogia tutta la responsabilità del conflitto.
Al ritorno in patria, Pol Pot spiegò la tattica da usare in guerra:
Dobbiamo sfruttare la tattica della mobilità e degli attacchi rapidi, sparando uno o due colpi e poi scomparendo prima che il nemico ci individui […] Dovremmo attaccare sui fianchi, evitando di impegnarci quando le loro truppe siano forti. Non importa occupare terreno. Ciò che conta è conservare le nostre forze[…] in modo da poterli colpire nei loro punti deboli[14]
Mente il leader cambogiano esponeva il suo piano, a Hanoi il Vietnam per la terza volta nel giro in trent’anni si preparò a sfruttare le forze cambogiane a vantaggio a proprio vantaggio: Lê Ðức Thọ con gli esuli Khmer rossi stava preparando un’incursione e mettendo a punto il piano, il quale una volta sconfitto il regime polpottiano, avrebbe permesso al FUNKSN - Front d'Union Nationale du Kampuchea pour le Salut National di prendere le redini del governo.
Iniziarono i giochi diplomatici: Lê Duẩn e Phạm Văn Đồng a Mosca firmarono un trattato di amicizia con Brežnev, e lo avvisarono che un attacco a Phnom Penh era vicino, mentre Deng Xiaoping in viaggio per tutto il sud-est asiatico, dalla Malaysia alla Thailandia metteva in guardia i loro leader sul pericolo vietnamita, ormai sovietico nell’anima, pronto a scatenare una guerra in Cambogia, che avrebbe fatto da preludio al dominio dell’URSS in tutta la regione. La Thailandia se coinvolta nella guerra, avrebbe appoggiato la Cambogia solo se sicura di avere la Cina al suo fianco.
In corso vi era anche un’alta spedizione diplomatica: quella di Wang Dongxing, uno dei cinque membri del Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista Cinese, a Phnom Penh per andare a verificare sul campo com’era la situazione e come effettivamente il regime fosse pronto alla guerra.
In privato Wang Dongxing inutilmente consigliò ai dirigenti di preparare psicologicamente la popolazione a una guerra lunga, di armarli e di mettere a disposizione scorte e rifugi.
8.3.2 I vietnamiti entrano in Cambogia Il FUNKSN iniziò ad appostarsi nella zona al confine sud-ovest, presso le città di Damber, Chup e Krauchhmar e proteggere quella zona, consapevoli che al momento le forze non era sufficienti a proteggere i diecimila civili delle città. A settembre il contingente dei ribelli arrivò a formare un corpo di tremila persone, riuscendo a mettere in salvo già a novembre mezzo milione di civili, quattrocentomila si rifugiarono in Vietnam, centomila in Thailandia.[15]
Sempre a novembre il PCK, durante il Quinto Plenum cambia i leaders: numero uno e due rimangono Pol Pot e Nuon Chea ma salgono di grado in ordine di numero, Ta Mok diventando vice segretario e responsabile dell’Agricoltura e degli Affari Rurali, Ieng Sary. Al numero cinque e sei invece andarono Vorn Ven e Kong Sophal, ma il giorno seguente la loro promozione vennero accusati di essere spie e inviati nel viaggio senza ritorno allo Tuol Sleng. Ormai la paranoia era totale. [16]
A Kratie, il 2 dicembre si dichiarò la nascita ufficiale del FUNKSN con a capo Heng Samrin e poche settimane più tardi cominciò l’invasione, esattamente il 21 dicembre.
Pol Pot consigliò agli stranieri di scappare al nord verso Battamnbang, mentre cinquemila soldati vietnamiti e quindicimila ribelli del FUNKSN erano pronti a entrare in azione. Centinaia di diplomatici lasciarono il paese, chi all’estremo nord della Cambogia, chi direttamente in Thailandia.
Entrarono nelle città di Kratie e Stung Treng il 25 dicembre e dopo solo quattro giorni i vietnamiti controllavano la zona superiore del corso del Mekong. Il 7 gennaio 1979 i ribelli entrarono a Phnom Penh alle nove e trenta, un’ora e mezza più tardi i carri armati spianavano la strada ai convogli umanitari che portavano soldati, bambini e i malati degli ospedali verso ovest. Alle undici le città erano nelle mani dei vietnamiti.
Pol Pot e altri leader all’alba erano già scappati verso nord, mentre Sihanouk su invito del leader Khmer rosso stava volando a New York per perorare la causa cambogiana alle Nazioni Unite.[17]
Alla fine successe quello che l’inviato cinese aveva previsto: senza l’organizzazione precisa di un piano per la resistenza, la confusione la paranoia che regnava nel partito fecero fallire il regime. L’unica preoccupazione del partito fu di salvare Sihanouk e proteggerne i leader.
8.3.3 La reazione dei Khmer rossi Dal confine con la Thailandia, il PCK ora deve cercare di organizzare la resistenza contro i vietnamiti, che in Cambogia avevano insediato il governo del FKUNKSN con a capo l’ex comandante militare dei Khmer rossi Heng Samrin, vice un Issarak di base a Hanoi Pen Sovann, segretario del riesumato PRPK (Partito Rivoluzionario Popolare della Kampuchea) e rinominato lo stato RPK Repubblica Popolare della Kampuchea anche se la politica era tutto decisa dall’A-40, un gruppo del PVL dislocato in Cambogia.
Mascheratosi un fronte di liberazione nazionale, questo altro non era che una forza occupante alla quale poco interessava la questione dei cittadini.
Ricordò Nayan Chanda:
Colonne di autocarri carichi di frigoriferi, condizionatori d’aria, apparecchiature elettriche, mobili, macchinari e sculture preziose si dirigevano verso Ho Chi Minh City[18][…]Case e botteghe erano state saccheggiate e le strade erano cosparse di mobili rotti e di resti contorti di articoli casalinghi[..]Era chiaro che i saccheggiatori avevano fracassato tutto, in cerca di gioelli[19]
Il PCK inviò Ieng Sary a Pechino da Deng Xiaoping, il quale dopo aver riprovato ai Khmer rossi di aver fallito, disse all’inviato che si dovevano preparare a una lunga guerra, a una guerra di logoramento nei confronti del Vietnam e assicurarsi l’appoggio thailandese per riuscire ad ottenere la fornitura di armi. Fondamentale per Deng Xiaoping era riconquistare il popolo, ora sotto l’incantesimo dell’effetto della liberazione vietnamita, cambiare strategia era fondamentale perché il tipo di guerra che dovevano affrontare era possibile solo con l’aiuto del popolo.
Intanto Sihanouk a New York era riuscito a far pervenire alla polizia la richiesta di asilo politico, ma questa fu rifiutata e accettò di tornare a Pechino, ma aveva ottenuto in parte quello che voleva: i cinesi adottarono una posizione più severa nei confronti dei Khmer rossi.
Lo stesso Deng Xiaponing si preoccupò di far tornare Sihanouk sulla stessa frequenza d’onda dei Khmer rossi mentre il governo cinese tentava la mediazione con quello thailandese su come far pervenire le loro armi al PCK.
I vietnamiti stavano accerchiando i Khmer rossi che furono costretti a fuggire a Pailin e nonostante le parole pronunciate da Deng Xiaoping il Comitato centrale la politica non cambiò:
Gli amministratori distrettuali insediati dai vietnamiti dovevo essere spezzati via[…]le spie e gli agenti vietnamiti dovevano essere uccisi e l’esercito doveva mantenere un rigido controllo sulla popolazione civile[20]
Il Vietnam era riuscito a penetrare solo nelle città, ma non era riuscito a occupare le campagne, mentre a livello internazionale il FKUNKSN era stato riconosciuto solo dall’Unione Sovietica e la Kampuchea democratica continuava a essere riconosciuto dalla Cina, Thailandia, USA e tutti gli stati del sud-est asiatico.
A marzo reparti vietnamiti si spinsero fino al confine della Thailandia per chiudere in un angolo i quadri Khmer rossi e costringere i contadini ad abbandonare le cooperative, spingendo da sud verso nord da Koh Kong e in senso opposto da Battambang.
La Thailandia, che scelse da che parte stare consultando USA e Cina, decise di aprire le frontiere momentaneamente anche perché ben presto le duecentomila persone sconfinate fecero ritorno nella zona che nel frattempo era state liberate dai vietnamiti e in maggio anche Pol Pot, Nuon Chea e Khieu Samphân tornarono in Cambogia.
Intanto i vietnamiti stavano svuotando lo Stato del riso, e tutti i prodotti alimentari e stavano ripetendo quello che avevano fatto i Khmer rossi quattro anni prima: sedute d’indottrinamento ai funzionari e i professionisti sopravvissuti a Ângkar, chi si opponeva andavano incontro al carcere duro, così che da aprile a maggio chi riusciva scappava in Thailandia, tanti restavano, alcuni partivano verso l’occidente. I profughi cominciarono ad essere troppi e per evitare di affollare troppo lo stato l’esercito thailandese presero e fucilate quarantacinquemila persone. Questo evento attirò l’attenzione dell’UNICEF e della Croce Internazionale che finanziarono un piano di aiuti per i profughi alla Thailandia.
L’arrivo dell’estate dette inizio a una carestia che, per assurdo, fu peggiore di quella causata dai Khmer rossi, anche perché si aggiunse il fatto che i vietnamiti del Fronte di liberazione non accettò le derrate alimentari da fondi non comuniste, con la paura che ne approfittassero anche i Khmer rossi. A ottobre i profughi in Thailandia erano più di centocinquantamila, a dicembre mezzo milione.[21]
Nel novembre del 1979 l’ONU decise di ammettere la delegazione del Kampuchea Democratico e non il FUNKSN come rappresentante dello stato cambogiano, mentre un mese dopo l’URSS occupava militarmente l’Afganistan. Questo per l’Occidente era un chiaro segnale delle mire espansionistiche del Cremlino, e venne raddoppiato l’appoggio alla Thailandia temendo che fosse il prossimo obiettivo sovietico-vietnamita. Ora il PCK doveva far vedere all’opinione pubblica internazione che erano cambiati, arrivando a dire tramite le parole di Khieu Samphân:
Il nostro scopo principale non è […]costruire il socialismo, ma di cacciare dalla Cambogia tutte le forze vietnamite e difendere la nostra popolazione, la nostra razza [22]
La maggior parte della diplomazia e dei mass media del mondo pensavano ad un ennesimo bluff, ma non fu cosi: fu creato il FGUNDPK - Front de la Grande Union Nationale Démocratique Patriotique du Kampuchéa, mettendo Khieu Samphân al posto di Pol Pot per dare al nuovo organismo un volto nuovo: dettero ascolto a Deng Xiaoping e misero Sihanouk come capo di Stato, il quale non accettò subito dal suo soggiorno a Pyongyang, ma pur di non abbandonare la politica e far naufragare la monarchia in Cambogia il 4 settembre 1981, accettò di essere a capo della Coalizione di governo della Kampuchea Democratica, CGKD, una coalizione con il PCK e il FUNCINPEC - National pour un Cambodge Indépendant, Neutre, Pacifique Et Coopératif, un gruppo non comunista cappeggiato dall’ex ministro Son Sann.
In dicembre il PCK fu scelto, creando un movimento nazionalista cancellato Ângkar. I Khmer rossi diventarono un’organizzazione militare il cui direttivo era composto di Pol Pot, Nuon Chea, Ta Mok, Son Sen e Ke Pauk. Lo scopo principale era conquistare i cuori e le menti degli abitanti dei villaggi allo scopo di attirarli a fianco della Kampuchea Democratica[23]
La cancellazione del Partito Comunista, specialmente della parola comunista, era fondamentale per poter aver l’appoggio dei paesi occidentali, quelli che una volta erano i nemici, quelli che erano il male adesso sono essenziali per la causa cambogiana.
Un po’ alla volta tutto il progetto dei Khmer rossi si sgretolò. Il nemico statunitense e suoi alleati adesso sono gli amici, e per ottenere il loro appoggio Pol Pot e compagni si sono lasciati spogliare della loro identità.
E adesso si che il cambiamento era reale: l’obiettivo del comunismo più radicale venne abbandonato, come venne abolito il divieto della proprietà privata, la parola famiglia e buddhismo torna ad essere nel vocabolario Khmer e venne presa una decisione ancora più shoccante, visti gli standard a cui Pol Pot aveva abituato: i soldati non venivano più uccisi, ma potevano scegliere se unirsi ai guerriglieri oppure tornare a casa loro perché:
Ogni uomo che si uccide ha una famiglia […] Ogni famiglia coverà vendetta[…] in questo modo si aumenta il numero dei nostri nemici e si avranno meno amici[24]
Nonostante tutto però non si prese mai la responsabilità dei milioni di morti fatti durante il regime, ma riuscì solo a dire che:
Il movimento dei Khmer rossi era immaturo, inebriato dalla vittoria e incompetente , non in grado di gestire l’intera nazione[25]
Ma tra i civili liberati dai nuovi Khmer rossi la pratica del buddhismo, del commercio privato, l’apertura delle scuole, in teoria ammessa, in pratica erano ancora vietate, cosi come presso nei campi profughi in Thailandia.
Alcune personalità di spicco come Ieng Sary, Thiounn Mumm vengono fatti fuori dal nuovo movimento e trovarono esilio in Cina e in Francia, mentre finalmente Sihanouk tornava in Cambogia con il plauso della Thailandia e tutti i paesi non comunisti del sud-est asiatico. La Cina continuava a sostenere i Khmer rossi perché non voleva che la guerra contro il Vietnam ma prolungarla perché volevano punire i loro nemici. Soltanto quando l’URSS non avesse avuto più la forza di sostenere Hanoi, allora i cinesi si sarebbero ammorbiditi.
A Sihanouk Deng Xiaopign disse che per la pace si sarebbero dovuti aspettare ancora anni, prima del 1989 non se ne poteva parlare e Brzezinski ammise che erano stati gli USA a incoraggiare la Cina a sostenere i Khmer rossi perché non si potevano permettere di appoggiarlo pubblicamente.
Alle assemblee generali dell’ONU Alexander Haig, il segretario di Stato americano si alzava ogni volta che prendeva la parola il rappresentante dei Khmer rossi, mentre di nascosto,tramite la Cina facevano di tutto perché quella sedia rimanesse occupata. [26]
Si era in piena guerra fredda e si doveva in tutti i modi tenere sotto controllo l’URSS.
8.4 Gli anni Ottanta: le trattative di pace Nel 1982 Pol Pot si reca a Bangkok per una serie di esami clinici e gli venne diagnosticato la malattia di Hodgkin[27] e questo limitò molto la sua presenza diretta nel campo di battaglia. Due anni dopo, a dicembre 1984 i vietnamiti sferratono la più violenta offensiva degli ultimi anni e in poche settimane tutte le forze dei Khmer rossi furono spazzate via e Pol Pot si rifugiò in Thailandia, e si rifece vivo solo nel 1988.
In quell’anno le trattative di pace con i vietnamiti erano affidate a Sihanouk e Hun Sen, nominato dai vietnamiti Primo Ministro al posto di Heng Samrin. Inizialmente non si concluse nulla ma si era rotto il ghiaccio per una soluzione non armata della questione cambogiana e dopo una serie di colloqui e di ritiri simbolici dalla Cambogia, nel settembre 1989 il Vietnam ritirò la maggior parte delle sue truppe.
A dicembre cadde il muro di Berlino e le relazioni tra Cina e URSS si normalizzarono, e come conseguenza diretta migliorarono i rapporti tra Pechino e Hanoi.
Adesso si doveva trovare un accordo tra le varie parti: Sihanouk, il Primo Ministro del fronte filo-vietnamita e leader del PPC, Partito Popolare Cambogiano Hun Sen, dal leader del FUNCINPEC Son Sann e dal Khmer rosso Khieu Samphân. Pol Pot vide naufragare la speranza di poter controllare tremila villaggi e dovette accettare di trovare una pace concordata con le altre tre parti piuttosto che ritrovarseli contro.
8.4.1 Gli Accordi di Parigi A Parigi il 23 ottobre venne firmato l’Accordo sulla composizione politica complessiva del conflitto cambogiano, il quale prevedeva l’instaurazione dell’UNTAC e del SNC.[28]
In virtù degli accordi, il SNC - Supremo Consiglio Nazionale della Cambogia dove esser "l'unico corpo legittimato e fonte di autorità, al quale, durante il periodo transitorio, dovevano garantite l'indipendenza, la sovranità e l'unità della Cambogia" ed ero costituito dalle quattro fazioni cambogiane, delegate dalle Nazioni Unite di "tutti i poteri necessari" per garantire l'attuazione degli accordi. Il mandato conferito all’UNTAC - Autorità di Transizione delle Nazioni Unite in Cambogia doveva garantire il rispetto dei diritti umani, l'organizzazione e lo svolgimento di elezioni generali libere e regolari, le disposizioni militari, amministrazione civile, il mantenimento della legge e dell'ordine, il rimpatrio e il Re insediamento dei rifugiati cambogiani e degli sfollati e la riabilitazione delle infrastrutture dei servizi essenziali durante il periodo transitorio. Diventò operativo il 15 marzo 1992 e il suo mandato si è concluso nel settembre 1993 con la promulgazione della Costituzione per il Regno di Cambogia e la formazione del nuovo governo.[29]
Il 14 novembre Sihanouk 1991 ritornò a Phnom Penh, elogiando Hun Sen e dichiarando gratitudine al Vietnam, senza i quali il popolo sarebbe stato sterminato, si scagliò contro i Khmer rossi dicendo:
Sono molto critico verso i loro leader […]li ritengo responsabili del genocidio del nostro popolo, e sarei felice di vederli giudicati da un tribunale internazionale. Ma delle due l' una: o si accetta l' accordo di Parigi che permettendo il rientro di tutte le fazioni porterà al voto e quindi alla stabilità del paese, o si torna alla situazione di guerra precedente[30]
Dieci giorni dopo Khieu Samphân a Phnom Penh per una riunione del SNC venne picchiato e il suo volto sanguinante mostrato in TV fece il giro del mondo.
Il 13 dicembre a Pailin Pol Pot illustrò la strategia che si doveva tenere: rispettare gli accordi di Parigi, ma aspettare di smobilitare le forze armate in quanto era consapevole che anche Hun Sen avrebbe disatteso questa direttiva, ma aveva dalla sua parte Sihanouk, il quale scottato in precedenza dall’esperienza dei Khmer rossi avrebbe dato carta bianca al suo nuovo alleato, a costo di appoggiare un regime vietnamita.
Pol Pot sapeva che se i Khmer rossi s’isolavano, davano carta bianca agli altri tre membri del SNC per allearsi con le potenze occidentali; bisognava quindi di facciata dimostrare a Sihanouk, Hun Sen e Son Sann e al mondo intero di aver un atteggiamento democratico fino a quando da Phnom Penh si sarebbero comportati da tale, e mostrare al mondo cosa avrebbe comportato isolare il loro movimento.
Vennero indette le prime elezioni dopo il regime, da tenersi nel giugno 1993: a queste voleva parteciparvi anche Pol Pot con nuovo partito, il Partito di Unione Nazionale Cambogiana, ma rivelò essere un bluff, confermato dal fatto che non volle mai deporre le armi, infatti a marzo decise di boicottare le elezioni.
Il suo scopo era quello di far ricominciare una guerra civile, forti di armi dai precedenti rifornimenti cinesi e di entrate di dieci milioni di dollari provenienti dal traffico illegale di gemme e di legname con delle società thailandesi, che violavano l’embargo dell’ONU.[31]
La situazione era questa: a Phnom Penh i quattro trattavano per la pace, ma i rispettivi eserciti, Khmer rossi contro le truppe del FUNCINPEC e di Hun Sen si davano battaglia, ma nessuna delle due parti riusciva a prevalere sull’altra.
Alle elezioni il FUNCINPEC ottenne il oltre il quaratacinque per cento dei voti, ottenendo cinquantotto seggi, il PPC di Hun Sen a sorpresa solo poco più del trentotto per cento dei voti e cinquantuno seggi. I restanti undici andarono al Partito Liberal Democratico buddhista che ne occupò dieci con il quasi quattro per cento delle preferenze e uno al MONATH, il Partito per la liberazione Molinaka, con poco meno dell’uno e mezzo per cento dei voti.[32]
In questa situazione si fu costretti a creare un governo di colazione in cui furono eletti due Premier: Primo Premier era il vero vincitore delle elezioni, Norodom Ranariddh, figlio di Sihanouk. Secondo Premier era Hun Sen per la sua influenza che aveva sia sui vietnamiti sia suoi cinesi. Per liberarsi una volta per tutto della scomoda presenta dei Khmer rossi, una delle prime decisioni del Parlamento, che voto all’unanimità sulla questione fu quella di dichiararli illegittimi
I Khmer rossi dovettero ritornare nella clandestinità per sopravvivere.
8.4.2 Il ritorno nella foresta Pol Pot, vittima della malattia di Hodgkin e di due infarti, dovette vivere con la bombola d’ossigeno, ma non cedette: alla soglia dei settant’anni continuava a voler continuare con il ritorno alla vita contadina. Nella zona nord ovest, nei pressi di Battambang, dove si era trasferito, i villaggi sotto il controllo dei Khmer rossi continuavano a vivere la follia del suo progetto: vietò la proprietà privata, istituì la mensa comune, vietato il commercio, vennero così giustiziati un centinaio di cittadini.
Si avvicina l’inverno, la fame era qualcosa d’insopportabile e i comandanti Khmer rossi cominciarono a disertare.
Nel 1995 i due leader del governo istituirono un Comitato Militare, che prevedeva l’amnistia per i comandanti Khmer rossi che disertavano il capo, così in molti cominciarono a tradire Pol Pot.
Il 15 agosto 1996 vi diffuse la notizia che anche Ieng Sary e quattromila soldati Khmer rossi, in pratica mezzo contingente, voltarono le spalle a Pol Pot: la defezione dell’ex Ministro degli Esteri fu un duro colpo dal quale i Khmer rossi non si ripresero mai.[33]
Accusati di essere traditori e di complottare contro i Khmer rossi per favorire i vietnamiti, il debilitato leader Khmer rosso fa esiliare Nuon Chea e arrestare Son Sen, che sarà assassinato con tutta la sua famiglia il 9 giugno. Quest’atto mise paura a tanti all’interno del movimento, perché capire che ormai tutti erano possibili bersagli da eliminare.[34]
Pol Pot ora, tradito dai vecchi compagni, ad Anlong Veng nell’estremo nord cercò di ricreare i Khmer rossi puntando sui giovani, sui quali aveva molta influenza e che riusciva ad ammaliare durante i suoi seminari e durante uno di questo annunciò un piano: due comandanti, Saroeune e San avrebbero diretto un partito contadino nelle zone rurali, mentre Khieu Samphân diventava segretario del Partito di Solidarietà Nazionale, per introdurre i Khmer rossi in Parlamento.
I rapporti tra PPC e FUNCINPEC non erano mai stati idilliaci a causa del potere di Hun Sen, conscio dell’appoggio dei poteri forti e durante un congresso del partito di Ranariddh questi affermarono che avrebbe lasciato il governo, qualora il suo partito non avesse più peso.
Qualche mese più tardi dirigenti del Partito, in una riunione segreta a Kompong Som decise allearsi con il partito di Sam Rainsy, figlio dell’ex ministro di Sihanouk e di tentare una allenza militare con i Khmer rossi.
Dopo l’incidente nelle montagne vicino ad Anlong Veng, in cui dei dirigenti del FUNCINPEC, in missione diplomatica, furono imprigionati e uccisi da Pol Pot, perché non fu preventivamente avvisato, il 16 maggio, in un colloquio a Bangkok tra Khieu Samphân e Ranariddh, si creò un’alleanza tra Partito di Solidarietò Nazionale e il FUNCINPEC.
Ranariddh, in piena campagna elettorale, vuole che Pol Pot sia fatto esiliare, in modo da attirarsi le simpatie dei Khmer rossi moderati.
In un’intervista Nhek Buncchay, secondo di Ranariddh svelò il piano per catturare il leader Khmer rosso:
Il piano prevedeva di catturare Pol Pot e portarlo alla nostra base di Tatum[…]Gli Stati Uniti dovevano intervenire con un elicottero […] e trasportarlo a bordo[…] ma per raggiungere la zona in cui si trovava Pol Pot dovevamo attraversare il territorio thailandese e appena (il reparto )varcò il confine venne respinto da truppe di Bangkok[…]così non permisero il passaggio ai nostri uomini. Ma ci manco poco, c’eravamo quasi riusciti[35]
Venuto a conoscenza del piano, Pol Pot fa sterminare Son Sen. Khieu Samphân accusato di tradimento al movimento, prese la decisione di rompere con il fratello numero uno e mettere fine alla sua carneficina, e in accordo con Ta Mok, capo dell’esercito, lo fanno arrestare.
Intanto Hun Sen, per togliere di mezzo il “Primo Premier” messe in scena un colpo di stato e il 5 luglio.
La situazione fu descritta bene dall’inviato del Corriere della Sera:
La destituzione del "primo" premier, il Principe Norodom Ranariddh, e' riuscita in pieno: ora Hun Sen, che continua formalmente a ricoprire la carica di "secondo" premier, fa quello che vuole. Costi quel che costi, sangue compreso. Come quello delle 60 vittime falciate negli scontri che tra il 5 e il 6 luglio hanno accompagnato il golpe di Hun Sen. Come quello delle 40 esecuzioni a sangue freddo stimate dalle organizzazioni per i diritti umani.
O come quello dei soldati fedeli al Principe catturati dai rivali e torturati. Hun Sen comanda da solo, ed e' quello che - con ruoli diversi - ha fatto dal 1979 al 1991, tra l'invasione vietnamita della Cambogia del genocida Pol Pot e l'inizio del processo di pace sponsorizzato dall'Onu[36]
I tre comandanti dei Khmer rossi, gli ultimi e i soli a rimanere fedeli a Pol Pot Saroen, San e Khoun furono giustiziati.
A Pol Pot fu concesso il carcere a vita. Vita che lo abbandona la notte del 15 aprile 1998, cinque giorni prima il Presidente statunitense Clinton, aveva spiccato un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, un piano che prevedeva l’aiuto indiretto della Thailandia, che stava uscendo da una crisi politica interna e non voleva essere complice nel piano per non mettersi contro Pechino. L’America aveva anche raggiunto un accordo con il Tribunale Internazionale dell’Aja per incriminarlo e con il governo olandese per la sua detenzione.[37]Secondo questi fatti, non essendoci però nessuna prova, il boia di Prek Sbauv potrebbe essere stato ucciso dai suoi ex fedeli alleati, ad esempio Khieu Samphân o Ta Mok, per evitare di essere a loro volta trascinati davanti alla giustizia internazionale. E proprio Ta Mok ricordò cosi quello che fu il suo numero uno:
Pol Pot è morto come una papaya matura, caduta dall’albero. Nessuno lo ha
ucciso, nessuno lo ha avvelenato. Ora è svanito. Non ha più potere, non ha
più diritti, non è più nient’altro che letame di vacca. Il letame di vacca è più
importante di lui, perché possiamo usarlo come fertilizzante[38]
Nel 1998 Hun Sen vince le elezioni ed è ancora l’attuale Primo Ministro Cambogiano mentre il Principe Sihanouk, a causa dei contrasti con Hun Sen, abdicò nel 2004 a favore del figlio, Sihamoni, che il 14 ottobre venne incoronato Re della Cambogia. Norodom Sihanouk morì il 15 ottobre 2012 a ottantanove anni mentre si recava a Pechino per una serie di controlli, a causa di una crisi cardiaca. Il Cambodia Daily lo ricordò così:
La morte del Re Padre segna la fine di un'era per la Cambogia. Un'epoca che ha visto il paese squassato dalle potenti forze del colonialismo, la guerra fredda, la guerra civile e il genocidio. Un'epoca unica che ha portato la brutalità e devastazione ad un piccolo paese e la sua gente.[39]
8.5 Il processo ai Khmer rossi Nel 1994 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti fornì mezzo milione di dollari all’Università di Yale affinché fosse istituito il CGP - Cambodian Genocide Program, finanziato di centocinquantamila dollari anche dai governi australiani, olandese e dalla fondazione Henry Luce, promotrice dei rapporti interculturali tra Asia E Stati Uniti.
Scopo del programma era raccogliere dati sul genocidio cambogiano per metterli a disposizione delle autorità che avesse voluto processarne gli autori.
Dopo due anni erano già a disposizione del CGP più di ventimila testimonianze e cinquemila foto recanti scene di torture.[40]
Nel giugno 1997, il governo chiese l’intervento alle Nazioni Unite per contribuire a processare gli alti dirigenti dei Khmer rossi.
Nel 1999 l’Assemblea generale dell’ONU tramite la persona di Peter Leuprecht Rappresentante speciale per i diritti umani in Cambogia condannò il genocidio operato dai Khmer rossi e nominò un gruppo di esperti che provasse l’esistenza di prove indispensabili per condannare i crimini, determinarne gli autori e trovare quale giurisdizione fosse quella idonea per processare i Khmer rossi, scegliendo se avvalersi della giurisdizione cambogiana o quella internazionale.
A marzo il rapporto fatto pervenire all’Assemblea dell’ONU che si avvalse dei dati elaborati del CGP, appurò che i crimini commessi dai Khmer rossi rientravano tra quelli giudicabili come crimini di guerra contro l’umanità, ma dimostrò lo stato penoso del sistema giuridico cambogiano, in cui mancavano gli elementi fondamentali della giustizia penale previsti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 essendo questo caratterizzato da un preoccupante livello di corruzione.
La Cambogia nel 2000 rigettò le accuse mosse dalle Nazioni Unite, ma collaborò al fine di arrivare alla creazione di una Corte Cambogiana nella quale i crimini fossero giudicati su scala nazionale e internazionale composta di giudici nazionali e internazionali. Dei cinque membri permanenti, solo la Cina non era d’accordo. Nel 2001, l'Assemblea nazionale cambogiana ha approvato una legge per creare un tribunale per giudicare i crimini gravi commessi durante il regime dei Khmer rossi tra il 1975 e il 1979. Questo tribunale vene denominato “Camere straordinarie dei tribunali della Cambogia per il perseguimento di crimini commessi durante il periodo della Kampuchea democratica” (ECCC). Il governo della Cambogia insistette sul fatto che, per il bene del popolo cambogiano, il processo dovesse essere tenuto in Cambogia con personale cambogiano e giudici cambogiani insieme a personale straniero. La Cambogia volle la partecipazione internazionale a causa della debolezza del sistema cambogiano giuridica e la natura internazionale dei crimini, e per contribuire a soddisfare gli standard internazionali di giustizia.
Si tratta di un tribunale cambogiano in cui sono applicate le norme di diritto internazionale.
Secondo la fonte ufficiale dell’ECCC - Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia, [41] queste sono le conclusioni cui finora il processo è giunto.
8.5.1 Gli imputati I membri dei Khmer rossi portati alla sbarra furono Kaing Guek Eav, Khieu Thirith, Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân.
Gli altri, Pol Pot, Ke Pauk, Khieu Ponnary e Ta Mok morirono rispettivamente nel 1998, nel 2002, nel 2003 e nel 2006.
8.5.2 Il caso Kaing Guek Eav Kaing Guek Eav fu arrestato il 31 luglio 2007.
Dopo l’udienza preliminare svoltasi tra il 17 e 18 febbraio 2009, il processo iniziò il 30 marzo 2009 e si protrasse fino al 27 novembre. Durante i settantasette giorni di prova, furono sentiti nove periti, diciassette testimoni. Più di 31.000 persone hanno seguito il procedimento presso il palazzo di giustizia. Il 26 luglio 2010, la Camera di primo grado condannò Kaing Guek Eav a trentacinque anni di reclusione. Poi la pena fu ridotta a trent’anni per decisione della Camera Preliminare perché furono cancellati i cinque anni di detenzione che Duch scontò tra il 10 maggio 1999 e il 30 luglio 2007 a causa di una sentenza considerata illegale combinata dal Tribunale militare cambogiano. Dopo, la Corte Suprema ha condannato in via definitiva e senza possibilità di ricorso, Kaing Guek Eav all'ergastolo il 3 febbraio 2012.
Kaing Guek Eav è stato trovato colpevole ai sensi degli articoli 5, 6 e 29 (nuovo) [42]
8.5.3. Il Caso Khieu Thirith Khieu Thirith fu arrestata il 12 marzo 2007.
La Camera di Primo Grado giudicò inadatta Khieu Thirith a sostenere un processo e ordinò il suo rilascio in data 17 novembre 2011, ma quest’ordinanza venne rovesciata dalla Corte Suprema che ordinò un nuovo processo dopo sei mesi, periodo durante il quale le venne ordinato un trattamento medico, ma successivamente alla donna è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer e quindi incapace permanentemente di poter sostenere un processo. Fu ordinato il suo rilascio con una sentenza della Corte Suprema il 13 settembre 2012 e divenne esecutiva tre giorni dopo.
La moglie di Ieng Sary e cognata di Pol Pot era imputata dei reati imputabili agli articoli 4,5,6,29 e 39[43]
8.5.4. I Casi Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân sono stati arrestati rispettivamente il 19 settembre, il 12 e il 19 novembre del 2007.
Le udienze preliminari dei tre Khmer rossi si sono svolte tra il 27 e il 30 giugno 2011, mentre i processi congiunti hanno avuto inizio il 21 novembre e sono in questo periodo in corso.
Ai tre sono contestati i reati imputabili agli articoli 4,5,6,29 e 39.[44]
8.5.5 I capi di imputazione Questi sono gli articoli che La Corte Suprema ha considerato violati da parte dei cinque leader Khmer rossi che si sono potuti processare.
Articolo 4: le Camere straordinarie hanno il potere di portare in giudizio tutti gli indagati che hanno commesso i crimini di genocidio ai sensi della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, e che sono state commessi durante il periodo dal 17 aprile 1975 al 6 gennaio 1979. Gli atti di genocidio, che non hanno prescrizione, comprendono tutti gli atti commessi con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come ad esempio, uccisione di membri del gruppo, lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo,sottoponimento deliberato del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale, misure miranti a impedire le nascite all'interno del gruppo o trasferire forzatamente bambini da un gruppo ad un altro gruppo. I seguenti atti sono punibili ai sensi del presente articolo: tentare di commettere atti di genocidio, cospirazione per commettere atti di genocidio, la partecipazione ad atti di genocidio.
Articolo 5: le Camere straordinarie hanno il potere di portare in giudizio tutti gli indagati che hanno commesso crimini contro l'umanità durante il periodo tra il 17 aprile 1975 e il 6 gennaio 1979. Crimini contro l'umanità, che non hanno termini di prescrizione, sono tutti gli atti commessi nell'ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, a livello nazionale, motivi politici, etnico, razziale o religioso, come ad esempio: omicidio, sterminio, riduzione in schiavitù, deportazione, reclusione, tortura, stupro, persecuzioni per motivi politici, razziali e religiosi e altri atti inumani.
Articolo 6: Le Camere straordinarie hanno il potere di portare in giudizio tutti gli indagati che hanno commesso o ordinato la commissione di gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, come ad esempio atti contro persone o beni protetti dalle disposizioni delle suddette convenzioni, e che sono stati commessi durante il periodo tra 17 aprile 1975 e il 6 gennaio 1979: omicidio volontario, tortura o trattamenti inumani, causare volontariamente grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute, distruzione e gravi danni alla proprietà non giustificata da necessità militari e compiute su scala illegalmente ed arbitrariamente, costringere un prigioniero civile o di guerra a prestare servizio nelle forze armate di un paese ostile, denutrizione, privare volontariamente un prigioniero di guerra o civile al diritti ad un equo e regolare processo, deportazioni illegali, trasferimento o detenzione illegale di un civile, prendere i civili come ostaggi.
Articolo 29: Ogni persona sospettata di pianificare, istigare, ordinare, o commettere i reati di cui all'articolo 3, 4, 5, 6, 7 e 8 della presente legge è individualmente responsabile del crimine. La posizione o rango di ogni persona sospetta non esonera tale persona dalla sua responsabilità penale o attenuare la pena. Il fatto che uno degli atti di cui agli articoli 3, 4, 5, 6, 7 e 8 della presente legge siano stati commessi da un subordinato non esime il superiore della personale responsabilità penale se quest'ultimo ha avuto effettivo comando e controllo o autorità e controllo sul subordinato, e il superiore sapeva o aveva motivo di sapere che il subordinato stava per commettere tali atti o lo ha fatto e non ha preso le misure necessarie e ragionevoli per prevenire tali atti o per punire i colpevoli. Il fatto che un sospetto ha agito in esecuzione di un ordine del governo della Kampuchea democratica o di un superiore non esonera il sospetto di personalità della responsabilità penale.
Articolo 39: Coloro che hanno commesso reati di cui agli articoli 3 nuove, 4, 5, 6, 7 e 8 sono condannati a una pena detentiva da cinque anni all'ergastolo. Oltre alla pena detentiva, la Camera straordinaria del giudice di merito può ordinare la confisca di beni personali, denaro e beni immobili acquisiti illegalmente o da un comportamento criminale. Le proprietà confiscate devono essere restituite allo Stato.[45]
Bibliografia
[1] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979: Race, idéologie, et pouvoir, Paris, Gallimard 1998, p. 447.
[2] Ibidem.
[3] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 491.
[4] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p. 494.
[5] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 429.
[6] Ivi, p. 443.
[7] P. Short, Pol Pot, cit., p. 498.
[8] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 445.
[9] S. Morris, Why Vietnam Invaded Cambodia: Political Culture and the Causes of War, Stanford , Stanford University Press 1999, p. 211.
[10] P. Short, Pol Pot, cit., p. 499.
[11] P. Short, Pol Pot, cit., p. 505.
[12] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 498.
[13] P. Short, Pol Pot, cit., p. 511.
[14] P. Short, Pol Pot, cit., p. 515.
[15]B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., p. 519.
[16] P. Short, Pol Pot, cit., p. 518.
[17] B. Kiernan, Le Génocide au Cambodge, 1975-1979, cit., pp. 527-530.
[18] Il nome nuovo che venne dato alla città di Saigon dopo la riunificazione dello Stato vietnamita.
[19] N. Chanda, Brother enemy: the war after the war, San Diego, Harcourt Brace Jovanovich Publishers 1986, p. 370-371.
[20] P. Short, Pol Pot, cit., p. 535.
[21] P. Short, Pol Pot, cit., p. 540.
[22] H. Kamm, Cambodia: Report from a stricken land, New York, Arcade Publishing 1998, p. 178.
[23]P. Short, Pol Pot, cit., p. 549.
[24] C. Peschoux, Les "Nouveaux" Khmers rouges: enquête, 1979-1990 : reconstruction du mouvement et reconquête des villages, Paris, L'Harmattan 1992, pp. 180-185.
[25] Nate Thayer <http://natethayer.typepad.com/blog/2011/09/whither-the-Khmer-rouge.html>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[26] P. Short, Pol Pot, cit., p. 554.
[27] Un tumore che prende origine dalle ghiandole linfatiche, <http://www.airc.it/tumori/linfoma-di-hodgkin.asp>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[28] P. Short, Pol Pot, cit., p. 564.
[29] ONU <http://www.un.org/en/peacekeeping/missions/past/untac.htm>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[30] Dall'articolo Sihanouk denuncia i Khmer rossi M. Ansaldo da La Republica del 17 novembre 1991 <http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/17/sihanouk-denuncia-Khmer-rossi-il-mondo.html>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[31] P. Short, Pol Pot, cit., p. 574.
[32] Sito ufficiale Parlamento della Cambogia <http://www.ipu.org/parline-e/reports/arc/2051_93.htm>, ultima visione: 08 ottobre 2012.
[33] P. Short, Pol Pot, cit., p. 575.
[34] M.S.Weltig, Pol Pot's Cambodia, Breckenridge, Twenty-First Century Books 2008, pp. 137-139.
[35] P. Short, Pol Pot, cit., p. 578.
[36] Dall'articolo Cambogia, Il pugno di Hun Sen di M. Del Corona da Corriere della Sera del 21 luglio 1997 <http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/21/Cambogia_pugno_Hun_Sen_co_0_9707212181.shtml>, ultima visione: 07 ottobre 2012.
[37] E. Caretto, Clinton ordina: catturate Pol Pot, da Corriere della Sera del 10 aprile 1998
<http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/10/Clinton_ordina_catturate_Pol_Pot_co_0_9804104392.shtml>, ultima visione: 23 ottobre 2012.
[38] P. Short, Pol Pot: anatomia di uno sterminio, Milano, Rizzoli 2008, p.582.
[39] Dall'articolo Norodom Sihanouk—The End of an Era di M. Vachon da The Cambodia Daily del 17 ottobre 2012 <http://www.cambodiadaily.com/sihanouk/norodom-sihanouk-the-end-of-an-era-3915>, ultima visione:17 ottobre 2012.
[40] Cambodian Genocide Programma dell’Università di Yale <http://www.yale.edu/cgp/>, ultima visione: 23 ottobre 2012.
[41] ECCC <http://www.eccc.gov.kh/en/about-eccc/introduction>, ultima visione:08 ottobre 2012.
[42] Il caso Kaing Guek Eav ECCC <http://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/>, ultima visione: 08 ottobre 2012.
[43]Il caso Ieng Thirith ECC <http://www.eccc.gov.kh/en/indicted-person/ieng-thirith>, ultima visione: 08 ottobre 2012.
[44] I Casi Nuon Chea, Ieng Sary e Khieu Samphân ECCC <http://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/2> ,ultima visione: 08 ottobre 2012.
[45] ECCC KR_Law_as_amended_27_Oct_2004_Eng da <http://www.eccc.gov.kh/en/documents/legal/law-establishment-extraordinary-chambers-amended>, ultima visione: 08 ottobre 2012.